Che cosa resta ai giovani dell’identità regionale della Slesia?

di

14 Luglio 2021

Il censimento in Polonia permetterà alle minoranze di esprimere la loro appartenenza culturale?

 

 

 

 

Il censimento nazionale attualmente in corso in Polonia permetterà alle minoranze del Paese di esprimere la loro appartenenza culturale e identitaria. Anche in Slesia, regione a sud-ovest, c’è un’identità regionale molto forte. Come vivono oggi i giovani silesiani questa eredità?

 

articolo di Thomas Laffitte, traduzione a cura di Nicoletta Cecchetti, pubblicato da CafèBabel

In una famiglia, si dice spesso che la seconda generazione si interessi molto alle sue origini. Questo vale anche per la nostra generazione di silesiani“. Mateusz, originario della regione e oggi abitante di Rybnik, città non molto lontana dalla frontiera ceca, non ha alcun dubbio: i giovani silesiani si interessano alle loro origini. Anche se le giovani generazioni non conoscono lo slesiano come i loro fratelli o sorelle più grandi, la questione dell’identità regionale persiste. La Slesia non è solo la regione più ricca del paese, dopo quella di Varsavia, ma è anche la più popolosa, con un tasso di urbanizzazione molto elevato (circa il 78% di abitanti).

Mateusz e la sua compagna sono tornati a vivere in Slesia, dopo aver viaggiato tra Cracovia, Monaco e New York. “Lavoriamo completamente a distanza, part-time per una discoteca di Varsavia, mentre il resto del tempo lo impegniamo come imprenditori e attivisti“. Questo attivismo ha portato alla nascita di un sito web dedicato alla Slesia. “Siamo dei patrioti locali che utilizzano il loro tempo libero e le loro risorse per diffondere materiale informativo sulla Slesia per promuoverla, preservare la sua lingua e la sua ‘coscienza regionale’“. La giovane coppia posta regolarmente contenuti sulle principali attrazioni turistiche della regione, proponendo anche delle “guide turistiche, articoli in lingua slesiana, podcast e video“.

Secondo loro, il 2021 potrebbe segnare una tappa importante nel processo di riconoscimento dell’identità slesiana. A partire dal primo aprile, infatti, è in corso un censimento nazionale in Polonia, che si protrarrà fino a fine settembre. Nel documento obbligatorio da compilare online, oltre ai classici quesiti amministrativi, i cittadini e le cittadine dell’ex Paese del blocco sovietico dovranno rispondere anche a delle domande riguardanti la religione e la loro nazionalità. Di fronte a questo, gli abitanti e le abitanti della Slesia potranno decidere di dichiarare (o meno) la loro identità slesiana e, eventualmente, indicare se utilizzano quotidianamente lo slesiano.

Da un paese all’altro, una storia di frontiere

Secondo l’eurodeputato polacco Łukasz Kohut, da tempo impegnato nel riconoscimento dell’autonomia della regione, il censimento sarà un avvenimento cruciale. “La mia missione è quella di combattere per i diritti dei cittadini, affinché possano esprimere la loro appartenenza etnica e linguistica“, ci spiega. L’evocazione di un combattimento non stupisce – soprattutto se si pensa al passato della regione. Storicamente, la Slesia è sempre stata al crocevia – alcuni direbbero “incastrata” – tra Polonia, Germania e Repubblica Ceca (storicamente Boemia). Secondo Kohut, questa storia travagliata è alla base dell’identità slesiana, dal momento che “gli slesiani sono stati divisi da frontiere imposte dagli stati-nazione vicini, anch’essi nemici“.

Dal 1920 al 1945, la Slesia ha avuto un parlamento regionale (in polacco sejm), il quale ha concesso nel tempo una certa autonomia alle minoranze. L’esperienza però è durata poco perché, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il regime comunista non ha lasciato più spazio alle identità regionali. Nonostante all’inizio degli anni ’90 ci sia stata una transizione verso un sistema democratico, Kohut spiega che “la politica adottata dallo Stato polacco ha completamente negato i regionalismi“. Aggiunge poi che “l’attuale governo, con la sua ossessione del nazionalismo, è di gran lunga il peggiore dal 1989“. L’eurodeputato crede però che un cambiamento sia possibile. “Credo che con il tempo e con un cambiamento politico, la situazione potrebbe cambiare. Vedo molti giovani politici democratici, sia di sinistra che di centro, che sostengono la nostra causa“.

Il destino ormai noto di una lingua regionale

Asia, presto ventenne, è partita verso la Gran Bretagna per studiare, dopo aver fatto parte per oltre 10 anni della compagnia teatrale Naumiony. Secondo lei, “l’identità slesiana è inseparabile dal dialetto. La maniera di parlare, l’intonazione, la forza del dialetto non possono essere separati dalla storia e dalle tradizioni della Slesia“. Nel censimento del 2002, poco più di 50.000 persone dell’Alta Slesia hanno dichiarato di parlare la lingua. Detto ciò, questi numeri non coprono tutta la regione. Secondo Mikołaj, 25 anni, anche lui studente nel Regno Unito, il legame con la lingua non è più così evidente. “Anche se è una parte essenziale della cultura, personalmente non credo che l’identità slesiana sia legata alla lingua. So che alcuni giovani slesiani molto impegnati studiano la lingua per conto loro, perché di fatto non ci sono possibilità di farlo a scuola“.