Anestesia, la transizione secondo Fumettibrutti

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9 Marzo 2021

Recensione del volume pubblicato da Feltrinelli Comics

A soli tre anni dal suo primo libro, Josephine Yole Signorelli – in arte Fumettibrutti – è già un’autrice affermata. Il nuovo Anestesia è la conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che siamo di fronte a una voce unica, dirompente, nel panorama del fumetto italiano e non solo.

Dopo Romanzo esplicito (2018) e P. La mia adolescenza trans (2019), il graphic novel pubblicato a fine 2020 da Feltrinelli Comics porta avanti un racconto di sé intenso e sincero, senza filtri.

Nel puzzle autobiografico che Fumettibrutti va via via componendo, Anestesia rappresenta un tassello fondamentale, perché viviseziona il periodo di transizione vissuto in prima persona dall’autrice.

Il punto di partenza è un presente che Yole vuole lasciarsi alle spalle, non senza difficoltà. Oltre agli ostacoli burocratici cui va incontro una persona intenzionata a cambiare sesso, infatti, le sue giornate sono segnate da ansie, dubbi e paure.

Una relazione che si trascina agonizzando verso una fine inesorabile, l’Università conclusa alla bell’e meglio, la famiglia che cerca di sostenere la ragazza nella sua decisione ma finisce inevitabilmente per appesantirla.

Sono gli elementi che portano Yole a sognare una nuova vita a Bologna, per poter finalmente ricominciare dopo l’operazione. Ma la transizione stessa, a lungo desiderata, risulta un passaggio tutt’altro che facile.

L’incertezza, la solitudine e il dolore, sublimate nella scena onirica che segna il passaggio centrale del libro, non se ne vanno con l’operazione, ma restano lì chiedendo di essere affrontati, elaborati.

È così che, un po’ alla volta, quell’anestesia che dà il titolo al volume si rivela essere riferita non solo al momento di passaggio cruciale dell’operazione, ma a uno stato mentale che sembra condizionare l’autrice prima e dopo l’intervento.

La volontà di chiudere il prima possibile un capitolo della propria vita per poterne cominciare un altro si dimostra essere qualcosa che non si può fare in tutta fretta, e soprattutto con una cesura netta nei confronti del passato.

Nella sua nuova vita bolognese, infatti, Yole si rende ben presto conto di non poter vivere a pieno le relazioni con gli altri senza condividere la sua storia, con buona pace dell’idea iniziale di “passare semplicemente inosservata”.

Anestesia è un diario sincero e crudo oltre ogni pudore, fisico e psicologico, testimone di un vissuto personale unico, eppure universale nella capacità di comunicare la sensazione di sentirsi sbagliati, di non essere accettati. A volte nemmeno da sé stessi.

Le scelte stilistiche ben si adattano al materiale narrativo: dal colore – una quadricromia che è una dichiarazione d’intenti: bianco, nero, azzurro e rosa – fino alla rigida struttura visiva, con quattro vignette per tavola.

Il ritmo di lettura molto veloce – le 144 pagine del volume scivolano via in un attimo – fa il resto, completando il quadro di quel linguaggio contemporaneo che caratterizza ormai da qualche anno il fermento del fumetto italiano.

Un fumetto capace di andare in profondità, ma senza la pretesa di tornare in superficie carico di certezze. Alla fine, infatti, resta nell’aria una domanda.

Cos’è davvero l’anestesia?

Un complesso procedimento chimico-fisico per consentire le operazioni più delicate? O piuttosto l’incapacità di essere sinceri con sé stessi, di vedere con chiarezza eventi e persone che si hanno attorno? O ancora, la scelta più o meno consapevole di vivere secondo le aspettative degli altri?

Fumettibrutti non offre una risposta. E mentre guardiamo Yole rincasare in treno, all’alba, dopo una brutta nottata, ci rendiamo conto che nelle sue tavole c’è qualcosa di più mutevole, imprevedibile e inafferrabile di una risposta. C’è la vita.