Stupro a pagamento, le tante Adeline e Lilian raccontate da Maris Davis

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16 Febbraio 2022

Adelina aveva denunciato e fatto arrestare i suoi aguzzini ed era stata abbandonata dallo Stato

La morte di Adelina l’anno scorso e il libro di Maris Davis “Storie vere – Sfruttamento e schiavitù sessuale, tratta di esseri umani. Storie realmente accadute, violenze efferate, e sullo sfondo la mafia nigeriana in Italia”.

«Siamo profondamente addolorate per la scomparsa della nostra sorella Adelina, il vuoto che ha lasciato è grande ma non possiamo non raccogliere il suo grido e portarlo dappertutto:  “Diventate la mia voce, date voce a quello che è successo a me perché tutte le Adeline possano avere quello che non ho avuto io, che queste cose non possano accadere più”». Così inizia il ricordo di Adelina pubblicato da Resistenza Femminista  lo scorso 18 novembre, morta nei giorni precedenti. Sfruttata dai sistemi criminali mafiosi dello stupro a pagamento, Adelina aveva denunciato e fatto arrestare i suoi aguzzini ed era stata abbandonata dallo Stato di cui voleva essere cittadina e alla quale aveva donato il suo coraggio, isolata, attaccata e disprezzata anche da alcune che avrebbero dovuto essere al suo fianco per il coraggio e la forza della sua denuncia contro la tratta e lo sfruttamento perverso, maschile, patriarcale di una delle più turpi ed immonde realtà criminali della società odierna e di tutti i tempi.

«Il giorno prima della sua scomparsa ci aveva rassicurate, voleva continuare a lottare nonostante fosse stata abbandonata dalle istituzioni e lo ha fatto fino alla fine per chiedere giustizia non solo per se stessa, ma per tutte le donne vittime del sistema prostituente per le quali si era spesa da sempre fin da quando si era ribellata ai suoi sfruttatori mandando in carcere 40 persone e facendo liberare 10 ragazze schiave (di cui la più piccola appena quattordicenne) come lei dei trafficanti, sottoposte ad ogni genere di torture non solo dei criminali che le tenevano in schiavitù ma anche degli stupratori a pagamento sulle strade italianeha ricordato Resistenza Femminista  – Adelina era un’attivista abolizionista. Non si è mai risparmiata per la lotta a favore delle donne prostituite e perfino quando si era ammalata di cancro aveva voluto comunque rilasciare la sua testimonianza in Senato per chiedere ai nostri politici di approvare una legge abolizionista: “C’è chi parla di legalizzare i bordelli e le cosiddette zone rosse. Se oggi fossi ancora schiava, avrei paura che qualcuno potesse buttare una bomba contro i miei familiari. Io starei dentro al bordello, così i miei sfruttatori prenderebbero i soldi, mentre lo Stato incasserebbe le tasse. Io, come qualsiasi donna (parlo da ex schiava del racket della prostituzione), mi aspetto da chi rappresenta lo Stato – mi riferisco alle istituzioni, al Governo e a chi ha i poteri – di offrirmi opportunità dignitose. […] Se sono qui oggi è per dirvi che personalmente ho subito tutti i tipi di torture e quelle che ho subito io le stanno subendo tutte le ragazze. Fate qualcosa per queste ragazze, non permettete che venga legalizzata la schiavitù della prostituzione e vengano aperti i bordelli. Se domani il mio medico mi dovesse dire che sto per morire e mi chiedesse di esprimere un ultimo desiderio, direi che il mio desiderio è fermare la domanda sul tema della tratta di esseri umani. Non lo dico tanto per dire, ma lo penso veramente. Bisogna fermare la domanda con multe ai clienti, perché sono consapevoli”». L’impegno di Adelina è proseguito instancabile almeno fino al 2019 «anno in cui ha scoperto di essere affetta da un cancro diagnosticato in ritardo a causa della sua impossibilità a curarsi: Adelina era una donna povera che non aveva ricevuto alcun sostegno dallo Stato che però aveva servito per molti anni diventando come le dicevano “un esempio da seguire” per le ragazze schiave del racket».

Il mese precedente è stato il decimo anniversario della morte, assassinata di fatto dal racket dello stupro a pagamento, di Lilian Solomon.

«Una ragazza nigeriana che avrà per sempre 23 anni, morta dopo essere stata sfruttata fino all’ultimo giorno malata e sofferente di atroci dolori  in Abruzzo – hanno ricordato Associazione Antimafie Rita Atria, PeaceLink Abruzzo e WordNews.it – sfruttata prima sulle strade della Lombardia e poi sulla famigerata bonifica del Tronto, costretta con violenza ad abortire ingerendo alcolici e medicinali. Per mesi e mesi continuò ad essere preda degli schifosi appetiti dei suoi quotidiani aguzzini (quelli che vengono definiti “clienti”) nonostante soffrisse dolori lancinanti, insopportabili quotidianamente. E proprio perché troppo vittima di questi dolori, proprio perché le stavano letteralmente impedendo di vivere, troppo spaventata dal loro persistere e aumentare, decise di sfidare la paura e i suoi sfruttatori. Denunciò e si affidò a On the Road. Quando gli operatori di On the road la incontrano per la prima volta Lilian soffriva da tempo di fortissimi dolori. Erano i sintomi dell’avanzata di un linfoma. Ricoverata nel reparto di Oncologia dell’Ospedale di Pescara è morta il 1° ottobre 2011. Per un tempo infinito Lilian ogni notte continuò ad essere violentata, sfruttata, a dover nascondere una sofferenza inumana».

Dieci anni dopo la morte di Lilian, nonostante il sacrificio di Adelina e di altre coraggiose, migliaia sono le vittime (invisibili agli occhi di una società perbenista ed ipocrita) le vittime della tratta, dello sfruttamento mafioso e depravato della schiavitù sessuale. Maris Davis, giunta in Italia quando non aveva ancora compiuto 21 anni, dalla Nigeria. Non aveva ancora 21 anni e a Torino, appena arrivata, fu ripetutamente violentata per tre giorni dai suoi aguzzini.

Mi dissero che dovevo imparare il mestiere” il suo terribile racconto. Maris oggi si batte per dar voce alle vittime delle mafie nigeriane, ragazze sfruttate e che tutta la vita porteranno le cicatrici (fisiche e psicologiche) dei crimini che hanno subito. Nel suo libroStorie vere – Sfruttamento e schiavitù sessuale, tratta di esseri umani. Storie realmente accadute, violenze efferate, e sullo sfondo la mafia nigeriana in Italia” ha pubblicato molte testimonianze.  Storie terribili e drammatiche, disumane e criminali, di ragazze sfruttate, violentate, abusate da mafiosi e stupratori a pagamento.

Testimonianze che vanno lette, fatte conoscere, che dilaniano l’animo e squarciano il cuore e proprio per questo ancora più importanti da diffondere.

Testimonianze durissime di una moderna schiavitù che continua ad essere fiorente a pochi passi dalle nostre tiepide case, nelle nostre città e periferie. Una schiavitù che va denunciata, combattuta, davanti cui non è possibile chiudere gli occhi e rimanere indifferenti. Chi si volta dall’altra, chi chiude gli occhi è criminale e vigliacco, è stupratore esattamente come aguzzini e sfruttatori. Storie di ragazze, «a volte quasi bambine», nigeriane. «La quasi totalità di loro sono originarie della città di Benin City. Sono sfruttate sessualmente e hanno subito e subiscono ogni tipo di violenza fisica e psicologica – si legge nella presentazione del libro – provengono da situazioni di degrado, famiglie povere o poverissime, hanno una scarsa istruzione, alcune non sanno né leggere, né scrivere. Noi le abbiamo sempre chiamate “Le Ragazze di Benin City”. Sono storie che sempre iniziano in Nigeria, e quasi tutte si concludono in Italia, nel bel paese, dove il loro “sfruttamento” ha il suo apice, non solo a causa della mafia nigeriana e delle organizzazioni criminali, ma anche grazie a centinaia di migliaia, milioni di “clienti” maschi che alimentano il mercato della prostituzione in Italia. Le testimonianze di alcune giovani vittime dello sfruttamento sessuale sbarcate in Italia dopo aver seguito la rotta dei migranti».

Sono storie di ragazze giunte in Italia e sfruttate dalla mafia nigeriane, violentate, abusate, anche uccise. Storie che Maris Davis ha raccolto nel libro e che denuncia da anni, raccontandole, facendosi voce di tantissime altre ragazze a cui i media e la società non danno voce, sui social e sul web.

Dal blog e dal sito. Molte sono raccolte, documentando questo spaccato disumano e criminale della società italiana, su questa pagina.

«La tratta delle prostitute bambine nigeriane che sono arrivate in Italia sui barconi dei migranti è il paradigma del dramma della prostituzione minorile che non accenna a risolversi nel breve periodo. Un fenomeno che si aggrava e rivela con drammaticità la situazione in cui versano tantissime piccole donne private della loro libertà e della giovinezza – ha pubblicato sul blog il primo agosto dell’anno scorso Maris Davis – si a fatica a capire se non si è dentro un problema più generale, quello della tratta di esseri umani che coinvolge nel mondo almeno 3 milioni di persone ogni anno, non per una difficoltà a comprendere ma piuttosto per la crudeltà del comprendere: un crimine contro l’umanità consumato anche a “casa nostra”, che è davanti ai nostri occhi ogni giorno, tutti i giorni, lungo la Domiziana (per esempio), in cui tantissime bambine sono costrette a prostituirsi da non meglio identificati criminali che le hanno portate lì, a nuotare nel fango della violenza. Molte di loro sono minorenni, per la maggior parte nigeriane, sbarcate in Italia nell’ordine delle centinaia, forse migliaia, e finite nella rete di trafficanti senza scrupoli che ne governano il corpo, ma non ne annullano il sogno infantile di un riscatto. Da quel tritacarne di cuori di un’infanzia violata, emergono, con la brutale forza delle peggiori verità, storie di rapimenti, pedofilia e abusi sessuali di gruppo non facili da digerire, purtroppo reali».

Un fenomeno orribile di cui è complice «il vuoto legislativo e l’indifferenza della politica», nonostante documenti della Direzione Investigativa Antimafie e le inchieste che si sono susseguite negli anni.

«I racconti di alcune ragazzine tra i 14 e i 15 anni hanno spalancato le porte del loro dolore e di una realtà parallela alla democratica veste di una Paese che accoglie, ma in cui si annida il verme della prostituzione minorile», l’articolo sul blog si conclude ricordando alcune di queste ragazzine e la loro storia. Una lettura raccomandata ed obbligata per capire, comprendere e non voltarsi vigliacchi e complici dall’altro lato.

A fine novembre, dopo “Storie vere – Sfruttamento e schiavitù sessuale, tratta di esseri umani. Storie realmente accadute, violenze efferate, e sullo sfondo la mafia nigeriana in Italia”, le pubblicazioni di Maris Davis sono proseguite con “Note per una Sinfonia: Melodia di Pensieri per una Vita Migliore”, una raccolta di note, pensieri e riflessioni.