Siria: la gioia dei torturati ora liberi. La nostra fretta di giudicare il futuro

Qontesto propone un editoriale di chi ricorda, ha visto, riconosce quella felicità che in molti in queste ore criticano. Quando l’ansia del giudizio offusca l’essere testimoni del presente.

Christian Elia, alla notizia della caduta di Damasco e fuga di Assad scriveva in un suo commento sui social: “Oggi non si può mancare di rispetto a tutte quelle donne, quegli uomini e quei bambini che sono scesi in piazza contro questa famiglia di assassini e molti di loro non sono qui a vedere come e’ andata a finire”. Era il 2011 e la violenza della repressione del regime, le torture, la disumanità era di casa nel paese. Oggi, i volti dei liberati dalle carceri dice molto, mentre l’ansia di voler giudicare il futuro che ancora non è avvenuto dice di una recidiva imperialista e anche colonialista: quella di decidere noi quali siano le democrazie e chi siano dittatori e carnefici, quando troppo spesso li vediamo in cravatta a capo di quelle che chiamiamo democrazie.
L’analisi di Christian Elia.