Baobab, un percorso multidisciplinare per contrastare la disinformazione climatica

Un percorso multidisciplinare di contrasto alla disinformazione climatica. È Babobab, il nuovo progetto di Q Code in collaborazione con Spore, scuola di campagna, finanziato grazie al bando “No Planet B”, che mira a sviluppare, in 9 mesi, un’attività pilota di formazione ibrida (residenziale e a distanza) rivolta a giornalisti professionisti che lavorano in testate generaliste locali, regionali o nazionali.

La formazione verrà condotta da giornalisti under 35 già attivi in testate che si occupano di clima e questioni ambientali con il contributo di giovani scienziati e ricercatori che accompagneranno costantemente la didattica. Le attività si svolgeranno nelle province di Milano, Lodi e Pavia, e rappresenteranno un format debitamente monitorato, scalabile e replicabile in altre regioni italiane e finalizzato a potenziare conoscenze e competenze sulla crisi climatica attuale e sulle questioni a essa connesse. Verranno inoltre coordinate con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia per poter incardinare il percorso all’interno del piano di aggiornamento professionale validato dallo stesso ordine.

L’analisi di contesto che ha condotto alla definizione di questa proposta fa riferimento, tra gli altri, ai dati del monitoraggio periodico svolto dal l’Osservatorio di Pavia, in collaborazione con Greenpeace Italia, sull’informazione a proposito dei cambiamenti climatici nel nostro paese, cominciato nel 2022 e proseguito nel 2023 nell’ambito della campagna “Stranger Green”. Questo lavoro di analisi e monitoraggio della stampa generalista ha confermato la scarsa visibilità che la crisi climatica ha sulla stampa e in televisione, svelando un elemento preoccupante.

Oltre il 20% delle notizie diffuse dai più importanti quotidiani e telegiornali nazionali fa da megafono ad argomentazioni contro la transizione energetica e le azioni per mitigare il riscaldamento globale. 

Emerge inoltre la forte la dipendenza dei principali giornali italiani dai finanziamenti delle aziende inquinanti: tra settembre e dicembre 2022, infatti, l’industria dei combustibili fossili, dell’automotive, dei voli aerei e delle crociere ha comprato 532 spazi pubblicitari sui cinque quotidiani monitorati. La media è di oltre sei a settimana, il doppio rispetto al trimestre precedente. Da soli, il Sole24ore e la Stampa ospitano più della metà delle inserzioni totali (rispettivamente 143 e 124). Dati che dipingono un quadro di grande criticità, in cui l’evidente influenza del mondo economico sulla stampa è documentata anche dall’analisi dei soggetti che hanno più voce nel racconto della crisi climatica: al primo posto si trovano infatti aziende ed esponenti dell’imprenditoria (25%), che staccano politici e istituzioni nazionali (15%) e associazioni ambientaliste (11%), mentre tecnici e scienziati sono appena il 7%. 

Un altro dato interessante che emerge dal rapporto riguarda l’elevato numero di notizie – più di una su cinque – che hanno diffuso argomenti a favore dello status quo e contro le azioni per il clima, come sostenere che la transizione ha costi eccessivi o invocare una gradualità negli interventi che favorisce l’inazione, criticare gli attivisti climatici o le auto elettriche.

È evidente, quindi, quanto la qualità dell’informazione mainstream sia un elemento determinante per riuscire a ridurre la porzione di popolazione “disengaged” e “disinformed”, perché esposta a un tipo di informazione inadeguata rispetto alle questioni climatiche. L’urgenza di avere un’informazione corretta e “science-based” è dimostrata, inoltre, dal recentissimo appello lanciato in occasione della COP29 attualmente in corso e dopo l’elezione del negazionista Trump alla presidenza statunitense, da un gruppo di quasi 100 scienziati ed esperti di clima per chiedere ai governi di agire contro la disinformazione climatica nei social media. In totale 93 esperti – fra cui lo scienziato Michael E. Mann, autore del bestseller The New Climate War – insieme ad alcune organizzazioni hanno firmato una lettera della coalizione Climate Action Against Disinformation (CAAD), in cui viene chiesto uno sforzo unitario per fermare quella “disinformazione sul clima, spesso perpetrata da interessi privati, che mina l’azione climatica e mette a rischio il nostro futuro“.

In questo scenario il progetto si pone come obiettivo generale quello di aumentare la qualità e la quantità di informazioni giornalistiche basate su evidenze scientifiche e su una corretta comunicazione climatica nella stampa mainstream. Per raggiungere questo obiettivo di lungo periodo, il progetto si è dato come obiettivo specifico quello di rafforzare le conoscenze e competenze in materia di clima ed emergenze ambientali, di 15 giornalisti lombardi attivi nelle testate mainstream, fornendo evidenze scientifiche e formazione multidisciplinare attraverso una equipe di giovani giornalisti ed esperti.  

A breve tutti gli aggiornamenti, sempre su www.qcodemag.it.

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Baobab è un progetto di Q Code Mag in collaborazione con Spore, sostenuto da NOPLANETB, iniziativa di contrasto ai cambiamenti climatici co-finanziato dall’Unione Europea, nell’ambito del programma DEAR, e da Fondazione Cariplo e implementata da PuntoSud. 

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