“Il passaggio dell’uomo attraverso il cieco universo: null’altro che un lampo, ma un lampo che è tutto!”. Bastano poche parole per intuire la profondità di pensiero e la capacità di scrittura di Simone de Beauvoir, filosofa e autrice che ha indirizzato in modo indelebile il Novecento con il suo pensiero femminista.
La citazione, tratta da Memorie di una ragazza perbene, dà il titolo al graphic novel di Valeria Carrieri e Cecilia Valagussa Null’altro che un lampo. Vita di Simone de Beauvoir, pubblicato da Hoppípolla nel novembre 2024 e presentato a Rimini nei giorni scorsi.
Nato da una commissione dell’editore – come hanno spiegato le autrici nel corso dell’incontro – il volume a fumetti ha richiesto quattro anni e mezzo di lavoro: dopo un anno di ricerche e letture con la conseguente redazione della sceneggiatura, Carrieri e Valagussa hanno intrapreso un viaggio a Parigi sulle orme della pensatrice francese, per poi realizzare lo storyboard e i disegni.
Considerando il limite delle 120 pagine di cui si compone il libro, che avrebbe reso impossibile raccontare integralmente la vita di Simone de Beauvoir, le autrici hanno scelto di concentrarsi in particolare sulla sua vita personale, esplorando gli anni dell’infanzia e della formazione: nonostante alcuni flashforward, infatti, il racconto si chiude al momento dell’incontro con Jean-Paul Sartre.
Proprio il confronto con il filosofo esistenzialista e futuro compagno di vita stimola de Beauvoir a riflettere sull’eccezionalità del suo percorso per una donna dell’epoca, essendo tra l’altro una delle poche ammesse all’École normale supérieure di Parigi.

Questa riflessione, intrapresa nel momento in cui l’autrice si stava dedicando alla sua autobiografia che successivamente diventerà Memorie di una ragazza perbene, dà invece vita a Il secondo sesso, prorompente saggio sulle differenze tra i generi – non solo nell’ambito della formazione – che diventerà imprescindibile riferimento per il movimento femminista successivo.
Null’altro che un lampo ripercorre la vita di una pensatrice così importante per il femminismo con un linguaggio volutamente sperimentale e non agiografico: la suddivisione in dodici capitoli consente alle autrici di spezzare la linearità della narrazione, concentrandosi su temi o esperienze di volta in volta diverse per far capire come anche il pensiero filosofico possa nascere dalla minuta esperienza quotidiana.
Questo approccio sperimentale si riflette tanto nella sceneggiatura quanto nel disegno, con la scelta di differenti tecniche grafiche per rappresentare le diverse parti del volume: dal bianco e nero delle matite per lo sviluppo vero e proprio del racconto fino agli scintillanti pennarelli colorati – potente richiamo all’infanzia – che danno vita alle scene più importanti, trasformate in affreschi onirici e brillanti.
Simone de Beauvoir porta avanti per tutta la vita, oltre che nella sua opera, quello spazio di immaginazione e libertà che spesso crescendo viene messo da parte: riuscendo a rimanere sé stessa negli anni dell’infanzia e della formazione, infatti, costruisce le basi per una vita vissuta a testa alta in ambienti prevalentemente maschili, a cominciare dall’università.
Se nei giochi infantili con la sorella si esprimono già inconsapevolmente le sue prime istanze femministe, negli anni successivi Simone inizia a sentirsi costretta dalla situazione familiare e dalla spinta a conformarsi, ma l’amicizia con Élisabeth “Zaza” Lacoin la sostiene in modo decisivo nei momenti più difficili: in questo senso, il graphic novel è anche un profondo inno a quell’amicizia tra donne che diventa sorellanza.



L’indisponibilità ad accettare di sentirsi dire da qualcun altro quello che si può e non si può fare sulla base del genere è il motore del pensiero che de Beauvoir lascerà in eredità al femminismo, insieme all’idea che essere una donna non significhi nulla in modo aprioristico: emblematiche in questo senso le sue celebri parole “donna non si nasce, lo si diventa”, da Il secondo sesso.
Questo concetto – hanno spiegato ancora le autrici durante l’incontro di Rimini – rappresenta il suo principale contributo al femminismo, nonché la sua personale declinazione dell’esistenzialismo: una “rivelazione” al mondo che le costerà l’ostracismo di molti, compresi diversi intellettuali e filosofi dello stesso movimento esistenzialista.
Nonostante la sua importanza per il pensiero del Novecento, dicono le autrici del graphic novel, de Beauvoir sembra essere stata accantonata – quando non dimenticata – o ridotta a poche massime estrapolate senza contesto dalle sue opere: da qui la volontà di raccontarla alle generazioni più giovani e in generale a chi la conosce solo di fama, riavvicinando le persone alla lettura dei suoi testi.
Il fumetto è un medium per sua natura sintetico. Null’altro che un lampo fa leva su questa caratteristica per offrire uno spaccato ricco di riferimenti visivi e bibliografici – oltre che di grande profondità evocativa dal punto di vista biografico, politico e filosofico – sulla vita di una pensatrice che più di altre ha plasmato i destini del movimento femminista mondiale: Simone de Beauvoir.
