Moving Walls 20

In supporto della fotografia documentaria, un progetto che nato dopo il crollo dell’Urss racconta adesso le emergenze di tutto il mondo

di Germana Lavagna
@germanalavagna

 

Quando 15 anni fa Open Society Foundations promosse il primo Moving Walls, l’obiettivo era quello di evidenziare i fini e gli sforzi della fondazione e, contemporanemente, quello di supportare un certo tipo di fotografia documentaria. Inizialmente le aree sulle quali rivolse lo sguardo erano l’Est Europa e la Russia, dopo il collasso dell’Unione Sovietica. Quest’anno Moving Walls, dopo 14 mostre e 170 fotografi premiati, espone i lavori di Yuri Kozyrev, Ian Teh, Donald Weber e Katharina Hesse, sviluppando il complesso mosaico delle emergenze sociali nel mondo.

 

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On Revolution Road è il lavoro che il fotografo di NOOR Yuri Kozyrev ha eseguito per Time durante gli scontri della primavera araba in Egitto, Libia, Bahrain e Yemen. Questo lavoro evidenzia la natura collettiva ed inscindibile della politica su scala mondiale e contemporaneamente indaga gli aspetti peculiari di una lotta unica, per caratteristiche e conseguenze, in ciascuno di questi paesi.

Il progetto che Katharina Hesse sta sviluppando da nove anni, Borderland: North Korean Refugees districa, seppur attraverso il velo di ritratti inafferrabili, la condizione dei rigufiati nord coreani. Dichiarati dal governo cinese “economic migrants”, non possono rientrare nello status di rifugiato riconosciuto dalle Nazioni Unite.

Fernando Moleres dischiude le porte della prigione di Pademba Road nella città di Freetown in Sierra Leone. Juveniles Waiting for Justice ritrae la vita di 1300 prigionieri, stipati ai limiti della sopravvivenza, in un luogo dove le più basilari necessità umane vengono ogni giorno ignorate e avvilite in un vortice di brutalità e violenza.

Il fotografo inglese Ian Teh torna ad esplorare i paesaggi in veloce transizione del boom cinese. Traces: Landscapes in Transition on the Yellow River Basin indaga l’impatto che il fiume Giallo ha sui 150 milioni di persone che si affacciano sul suo bacino. I suoi scatti catturano il passaggio, spesso drammatico, da quella che pochi anni fa era una larga zona rurale a sfibrata compagine di una tentacolare ed inarrestabile urbanizzazione.

Il lavoro Interrogations del fotografo VII Donald Weber, svela gli intricati lati oscuri del sistema giudiziario russo. I ritratti sono stati scattati nelle stanze dove avvengono gli interrogatori nelle stazioni di polizia, “posti dove giustizia, misericordia e disperazione sono create, comprate, barattate e vendute” – afferma Weber – “In ogni immagine cercavo la semplicità di un ritratto e al tempo stesso la complessità del rapporto tra verità e potere”.



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