Rapporti di forza

Parte oggi ‘Kratos, in un continuo rapporto di forza’. Ecco di cosa scriverà.

di Angelo Miotto

kratos

Ha vinto l’astensione. Mai vero come oggi. Eppure ha vinto il centrosinistra, che nel computo di chi ha votato, ha raggiunto i numeri maggiori. Ma qual è il rapporto di forza reale fra chi ha votato e chi no? Anzi, per essere davvero analitici: come si risolve il contrasto fra chi non ha votato e chi ha raggiunto quella parte del voto espresso che gli permette di dirsi maggioranza? Siamo di fronte a un panorama virtuale, a una realtà drogata, alla rappresentazione di un falso di autore. Le democrazie ‘occidentali’ sono tanto più in linea quando la maggioranza vince dentro un bacino di voti espressi che supera ben di poco la soglia della metà.

[blockquote align=”right”]È il grande tema della rappresentanza e dell’evoluzione verso concetti diversi di democrazia. Numerose avanguardie sociali, che spesso sono le più colpite dalla crisi e dalla malagestione passata e recente, dicono che è il momento di rendere attuale questo dibattito. E come reazione a questa direzione si scatenano i difensori dello status quo[/blockquote]La perdita di affezione per l’esercizio democratico della delega è riconosciuto da tutti come il segno della disaffezione del cittadino verso il sistema di rappresentanza. Di fatto è più corretto dire verso – o contro – i partiti politici, anche se il tema del Movimento 5 stelle, fiammata e successivo sgonfiamento nelle amministrative, apre il campo ad altre considerazioni.
Cantar vittoria, allora, non è corretto. Le immagini dell’Alemanno piangente, o di Treviso liberata non sono un vessillo di una cappa nera e buia scalciata via? Forse i militanti del Pd non devono essere soddisfatti? Domande ovviamente retoriche. L’entusiasmo non è in discussione.
Ma il problema resta, e ha dimensioni importanti.
È il grande tema della rappresentanza e dell’evoluzione verso concetti diversi di democrazia. Oppure della rappresentanza e di aggregazioni e rappresentanti diversi da quella che oggi leggiamo come una fotocopia di potere ripiegato su se stesso. Numerose avanguardie sociali, che spesso sono le più colpite dalla crisi e dalla malagestione passata e recente, dicono che è il momento di rendere attuale questo dibattito. Più in Europa che in Italia, dove c’è quasi sempre bisogno di un conducator, meglio se usa stilemi che vengono dalla dittatura catodica.
E come reazione a queste nuove direzioni e dibattiti si scatenano i difensori dello status quo, perché ogni movimento in avanti è considerato un danno al sistema attuale. Quindi, per la classe dirigente, è pericoloso.

Questo blog non vuole essere un pastone politico, o un’analisi delle mosse di Palazzo.

Parte, invece, da una considerazione: viviamo in un continuo rapporto di forza, noi verso gli altri, noi con noi stessi. Non è una cattiva notizia, ma uno splendido momento di forze vettoriali che tirano da una e dall’altra parte. Il conflitto, quello che in Turchia come a Wall Street viene chiamato terrorismo, è energia allo stato puro.
Il prezioso vocabolario etimologico è sempre generoso nel far comprendere: kratos, dal greco, significa forza, potere, ma anche governo. È indicativo. Il suono stesso della parola che si spezza in maniera violenta e rompe le lettere in bocca ci dà un senso di energia liberata e non del tutto innocuo o gentile.

Più umilmente questo blog si ripromette di indagare sui continui conflitti, rapporti di forza che ci riguardano quotidianamente e che hanno a che vedere con le semplici cose del fare, o con le decisioni che abbiamo delegato ad altri in un sistema di democrazia rappresentativa che mostra la corda o, più esattamente, viene interpretata in maniera scorretta da chi è delegato. Ricordandoci che spesso le tensioni di potere sono più forti fra chi è diseredato, laddove l’impoverimento crea, come direbbe Marco Revelli, la retorica del disumano, l’egoismo e la violenza in una scala sociale gerarchica che parte da zero.



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