Biografilm, look forward

Si è aperta il 7 giugno a Bologna (e proseguirà fino al 17 giugno), con l’anteprima italiana del documentario Searching for Sugar Man, di Malik Bendjelloul, vincitore del premio Oscar, la nona edizione del Biografilm Festival, l’evento dedicato alle biografie che raccontano al pubblico storie che meritano di essere narrate ma soprattutto di divenire parte integrante di una memoria collettiva. Sono molteplici gli sguardi sulla contemporaneità ed è vasta la gamma di temi che spaziano dalle primavere arabe alla Corea del Nord, passando per la Russia dove la musica punk diventa il mezzo per esprimere il proprio dissenso.

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/Schermata-2013-06-11-alle-20.30.28.png[/author_image] [author_info]Alessandra Vittoria Massagrande, da Bologna. Milanese trapiantata a Bologna, è laureata in lettere e collabora dal 2008 con la Società di Studi Fiumani e la Società Dalmata di Storia Patria occupandosi di tematiche relative all’Italia e ai Balcani. Ha pubblicato alcuni articoli su Fiume Rivista di Studi Adriatici.[/author_info] [/author]

E’ sufficiente un primo sguardo al programma per rendersi conto quanto sia ricco di eventi: i documentari in concorso e fuori concorso, gli eventi collaterali al Festival, quali il Biografilm Village, allestito nel parco del Cavaticcio a pochi passi dalla Cineteca, cuore dell’evento, le tavole rotonde e gli incontri con i registi e i produttori organizzati all’interno dello spazio laFeltrinelli. Gli ospiti con i quali il pubblico di quest’edizione avrà la possibilità di confrontarsi sono Ed Lachman, Vincent Paterson, Sixto Diaz Rodriguez, Ralph Steadman, Ornella Vanoni, Joshua Oppenheimer, Eugene Jarecki, Loriano Macchiavelli, Pino Maniaci e Ulrich Seidl.

La manifestazione si snoda attorno a due poli principali, la Cineteca Lumière e il Cinema Odeon, collegati attraverso navette che prestano servizio dalle 18 alle 23. Grazie all’estrema disponibilità degli artisti presenti, si respirano il clima familiare e la bella atmosfera di un piccolo festival che sta però diventando, di anno in anno, sempre più grande sia a livello qualitativo sia quanto ad affluenza di pubblico in sala. Insomma, una ricetta ben riuscita per avvicinare il documentario al grande pubblico. E i dati lo confermano: nella giornata di domenica, il film Propaganda ha registrato il tutto esaurito.

Biografilm-Festival

Anche quest’anno sono presenti diverse sezioni, il Concorso Internazionale, dieci pellicole che concorrono ai Lancia Award e Best Life Award, assegnati dalla giuria internazionale che, quest’anno, ha l’onore di essere presieduta da Ed Lachman, direttore della fotografia e membro dell’American Society of Cinematographers, e all’Audience Award, il premio conferito dal pubblico. Contemporary lives, temi e personaggi provenienti dai principali festival, internazionali, Biografilm Italia, la sezione riservata al cinema italiano, otto film in concorso per l’assegnazione dell’ Audience Award e dell’Unipol Award assegnati dal pubblico e da un’ apposita giuria, Special of the Day, una monografia al giorno, Retrospettiva Ed Lachman, un omaggio al regista, la cui opera può essere considerata un punto cardine del cinema indipendente americano e che sarà ospite del Festival per l’intera durata della manifestazione, Activism, dedicata all’impegno politico, Gianfranco Rosi, un omaggio al grande cineasta, BAW – Bio Awards, premi attribuiti da una speciale giuria al miglior film e alla migliore interpretazione scelti tra i migliori biopic dell’anno.

Quelli che meritano di essere visti e perché.

Propaganda (Corea del Nord, 2012, 96’), sezione Contemporary Lives, racconta la società occidentale, asservita al potere grazie a pochi semplici espedienti utilizzati con sapienza da un ridottissimo numero di persone che si aggira  intorno all’1% della popolazione mondiale. Il tutto è condito da un originalissimo quanto efficace artificio narrativo.

The Man Behind the Throne (Regia di Kersti Grunditz, Svezia 2013, 58’), sezione Concorso Internazionale, ha come protagonista Vincent Paterson, coreografo di star quali Madonna, Michael Jackson e Björk, per il quale la danza e la musica rappresentano libertà e creatività. Paterson, fu l’artefice di Viva Elvis del Cirque du Soleil e lavorò con Lars von Trier a Dancer in the Dark. In questo documentario, si trova per la prima volta ad essere il protagonista dopo avere raccontato per anni l’arte degli altri. Presente al Festival in qualità di ospite, è lo stesso Paterson, da sempre “persona che sta dietro alle persone” a definire “unica” questa sua esperienza filmica.

Pussy Riot – A Punk Prayer (Regia di Mike Lerner, Maxim Pozdorovkin, Russia, UK, 2013, 90’) sezione Concorso Internazionale, ripercorre il percorso di quattro donne con il volto nascosto da un passamontagna che, attraverso la loro musica e le loro performance, si oppongono a tutto ciò che il potere di Putin, in combutta con la chiesa ortodossa, rappresenta. Interviste e video raccontano allo spettatore le fasi di preparazione e le diverse performance fino a culminare nell’ultima, quella destinata a suscitare scandalo, che viene e organizzata su un palco d’eccezione: la principale chiesa ortodossa di Mosca, in seguito alla quale si verificarono l’arresto, il carcere e le polemiche.

 The Gatekeepers (Regia di Dror Morech, Israele, Francia, Germania, Belgio, 2012, 101’), sezione Contemporary Lives, racconta per la prima volta i retroscena dello Shin Bet, attraverso la testimonianza e la voce di sei comandanti che sono stati a capo del servizio segreto israeliano che si occupava della sicurezza nei territori. Il racconto lucido, reale e spesso distaccato, alternato e supportato da fotografie e filmati d’epoca, permette di ripercorrere, da un osservatorio privilegiato, seppure di parte, sanguinosi anni di storia.

Alias Ruby Blade (Regia Alex Meillier, USA, 2012, 78’), sezione Concorso Internazionale, racconta una storia d’amore e di lotta nata a Timor Est, tra l’attivista australiana Kirsty Sword e Xanana Gusmão, il leader del movimento indipendentista, in quei complicati anni ’90 che hanno portato il paese a conquistare l’indipendenza affrancandosi in maniera definitiva dall’occupazione indonesiana. Ne esce un racconto molto ben documentato sul piano storico, grazie all’utilizzo di fotografie e filmati d’epoca e, insieme, ricco di emotività e sentimento per il fatto di essere narrato dalla voce di alcuni tra i principali protagonisti tra cui la stessa Kirsty Sword.



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