17 giugno, sessanta anni fa

La mattina del 16 giugno i circa trecento edili del blocco 40 incrociarono le braccia. Inutili le minacce dei capocantieri per farli tornare subito sulle impalcature. Il lavoro dà forma alla vita e non può essere utilizzato come strumento di schiavitù

di Nicola Sessa, da Berlino

Sono trascorse sessanta primavere dal quel 17 giugno del 1953. Il corpo di Joseph Stalin era ancora caldo e il Partito unitario socialista (Sed) era da pochi anni alla guida della Ddr. Il modello della società socialista come obiettivo, l’incertezza sui finanziamenti dopo la morte del padrino di Gori e la continua emorragia della forza lavoro che andava a Ovest, convinsero Walter Ulbricht a spingere sul pedale del futuro. Il Politburo del Sed innalzò la quota lavorativa industriale del 10 per cento: più ore lavorative, stesso salario. Berlino era ancora solo divisa sulla carta, il Muro sarebbe arrivato solo otto anni più tardi e il progetto della grande ricostruzione era ancora in atto. Il profilo prospettico della Stalin-Alle (poi Karl-Marx-Alle) era in via di definizione.

È nello stradone-cantiere, che congiunge simbolicamente Berlino a Mosca, che scoppiano i moti del giugno ’53. Dal Block 40, nei pressi della U-Bahn Weberwiese, parte la rivolta dei lavoratori edili. Chiedono di essere trattati come essere umani, liberi. Il lavoro da forma alla vita e non può essere utilizzato come strumento di schiavitù.

Foto: Stephanie Pilick dpa/lbn +++(c) dpa - Bildfunk+++

Foto: Stephanie Pilick dpa/lbn (c) dpa – Bildfunk

[blockquote align=”left”]È nello stradone-cantiere, che congiunge simbolicamente Berlino a Mosca, che scoppiano i moti del giugno ’53. Dal Block 40, nei pressi della U-Bahn Weberwiese, parte la rivolta dei lavoratori edili.[/blockquote]La mattina del 16 giugno i circa trecento edili del blocco 40 incrociarono le braccia. Inutili le minacce dei capocantieri per farli tornare subito al lavoro. Il tam tam parte velocissimo: Berlino Ovest fa da cassa di risonanza e tramite la radio diffonde la notizia in tutta la Germania. In entrambe. Il giorno dopo, 17 giugno, è sciopero generale: in tutta la Ddr si organizzano manifestazioni contro l’innalzamento della quota lavoro. Un milione di lavoratori canta contro l’apparato del Sed che è incapace a gestire la situazione. Ci pensano i sovietici: 20mila soldati e 600 carrarmati affiancano i 15mila uomini della Volkspolizei. Il tratto di Unter der Linden che va dalla porta di Brandeburgo alla Marx-Engels Platz diventa un campo di battaglia così come lo era stato sette anni prima mentre i russi avanzavano, metro dopo metro, verso il Reichstag. I soldati aprono il fuoco: nella sola Berlino quattordici persone muoiono sotto i colpi di coloro che li avevano liberati dall’incubo nazista. In tutta la Germania dell’Est le vittime (il numero è ancora incerto) sono tra cinquanta e 125.

La rivolta è repressa nel sangue. Il 18 giugno, si torna alla normalità. Una settimana dopo, il Senato di Berlino Ovest decide di dedicare la strada che attraversa il Tiergarten alle vittime: Strasse der 17 Juni, si chiama ancora oggi. Quella data rimane scolpita nella memoria dei tedeschi e il 17 giugno è proclamato giorno del ricordo e festa nazionale nella Germania federale. Solo nel 1990 verrà sostituita con il 3 ottobre, giorno della Riunificazione nazionale.



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