L’amore a tempo di galera

Testimonianze e racconti di uomini e donne dal carcere, ma anche di chi, fuori, li sta ad aspettare



Che l’esperienza del carcere piombi violentemente nella vita di una famiglia e distrugga ogni equilibrio è forse inevitabile. Che poi le famiglie non abbiano nessuna possibilità di ricostruire, pezzo su pezzo, i rapporti spezzati con i loro cari in carcere sarebbe invece, forse, ampiamente evitabile, se come in tanti altri paesi anche in Italia ci fosse il rispetto per gli incolpevoli parenti delle persone detenute e la volontà di dar loro degli spazi per coltivare gli affetti anche in galera e nonostante la galera.

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Ci sono allora, a soffrire dall’altra parte delle sbarre, le compagne dei detenuti costrette a volte ad anni di pellegrinaggi da carcere a carcere, le madri, i padri, i fratelli, le sorelle con il loro carico di affetto, ma anche di rimproveri, e magari il poliziotto che improvvisamente si ritrova un parente detenuto e scopre di doversi rimettere in gioco, abbandonando tutte le sue vecchie certezze.


E ci sono, in carcere, madri “nonostante”, nonostante il carcere, nonostante la paura di dire ai figli la verità sul fatto che si trovano in carcere, nonostante l’ansia di perdere la propria autorevolezza di madri.

E poi ci sono i padri, spesso privati di ogni responsabilità perché ritenuti cattivi padri, senz’altro “inadeguati”, e poi perché il carcere i rapporti affettivi fra padri e figli li annienta, anche quando i parenti fuori fanno di tutto per mantenere saldi i legami famigliari, accettando di portare i bambini nelle squallide sale colloqui e di assistere poi al disagio delle separazioni forzate.

Il libro di RistrettiOrizzonti, periodico del carcere di Padova, elaborato dai detenuti, è prenotabile scrivendo a redazione@ristretti.it



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