Confessioni di un oggetto

Valentine. Un blog per raccontare storie di oggetti fatte di progetti e di persone e di visioni e nuove prospettive. Come questo magazine

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/Schermata-2013-06-20-alle-18.52.52.png[/author_image] [author_info]Claudia Barana. Giornalista freelance, curatrice di progetti partecipativi del territorio, presidente dell’associazione de.de.p design democratico e partecipato www.dedep.org[/author_info] [/author]

Lo dedico a Valentine, la Rossa Portatile, la macchina da scrivere Olivetti nata nel 1968 dal progetto di Ettore Sottsass jr. insieme a  Albert Leclerc e Perry King. Un oggetto che unisce il design al lavoro di giornalista. Un oggetto che ha contribuito alla costruzione della contemporaneità.

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“Pensata come una nuova penna biro, un oggetto da pochi soldi pronto per essere venduto anche nei mercati di paese”, così Ettore Sottsass e continua ” La portatile, oggi, diventa un oggetto che uno si porta dietro come si porta dietro la giacca, le scarpe, il cappello, voglio dire queste cose alle quali si bada e non si bada, queste cose che vanno e vengono, queste cose che tendiamo a smitizzare sempre di più, perché non andiamo più a farci fare i vestiti in Bond Street e in fondo neanche dal sarto sotto casa, ma abbiamo la forte tendenza ad andarli a cercare fra i residuati di eserciti più o meno in disarmo e ad ogni modo abbiamo la forte tendenza a comperarli in posti dove si fa presto, dove i gesti diventano sempre più scorrevoli e sganciati, dove ci sentiamo sempre meno condizionati forse per lasciare che poi l’impegno o gli impegni si dirigano verso altre zone o altri problemi”.

La sua caratteristica principale era la portabilità: mentre nelle vecchie macchine da scrivere il contenitore era a parte o non presente, nella Valentine la macchina stessa diventa contenitore: il retro della Valentine è  il coperchio e manico da trasporto; bastava togliere la copertura-guscio in resistente ABS (Acrylonitrile Butadiene Styrene) per accedere immediatamente alla macchina.

La tastiera si stacca  dal resto della macchina in maniera netta, in modo da fare dello strumento di scrittura un “oggetto” atto a farsi notare, ad essere utilizzato anche da un pubblico meno professionalmente motivato alla scrittura meccanica. Un oggetto considerato trasgressivo perché  “rompeva” con la tradizione olivettiana e introduceva uno stile di vita mobile. Per esprimere un bisogno di  rinnovamento generale, politico e sociale. Una macchina che, come scriveva lo stesso Sottsass, “Ha tentato un’apertura verso i nuovi tempi e anche verso la nuova struttura dei programmi dell’industria che affronta ogni giorno responsabilità più vaste e società più coscienti”.



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