L’eterno rinviare

Rimandare il dolore a domani, non fa crescere. Ci lascia in uno stato di perenne immaturità. Noi italiani siamo diventati degli specialisti: quelle generazioni degli anni Cinquanta e Sessanta, quelli che buttavano il cuore oltre l’ostacolo, quelli che hanno rimesso in piedi un paese sepolto dalle macerie della guerra, sono demodé.

di Nicola Sessa

Oggi, siamo bravissimi a buttare il pallone avanti, a fare melina. Condannati al limbo dell’ignavia, privi del coraggio di prendere una qualsiasi decisione: “L’Imu non si può eliminare, sarebbe un danno per il bilancio”, e allora si decide per rimandare la rata a qualche mese più in là. “L’aumento dell’Iva di un punto percentuale è inevitabile”, ma spostiamo l’incremento all’autunno. La schiera dei Ponzio Pilato, delegati per prendere delle decisioni, delegano a loro volta gli intestini degli italiani che trovano il vertice perfetto in Silvio Berlusconi e sodali pronti a e abilissimi a navigare nel putridume soffiando sulle vele della propaganda e della campagna elettorale.

derivati

Dov’è la novità, verrebbe da dire? Ci siamo abituati. Il quadro in realtà è spaventoso e fa venire in mente quei film dell’horror fantapolitico dove una mente controlla tutti: vedi Fassina parlare con la voce di Brunetta; Alfano-Letta-Epifani colpiti da ecolalia. Mauro che costruisce la pace con gli F35 e gli ordigni nucleari. Sono le larghe intese, bellezza! Sebbene sia piuttosto un manicomio. Se non ci fosse il calciomercato, la confederationscup, i processi e le condanne di Mr. B probabilmente ci accorgeremmo dello stato pietoso in cui ci muoviamo.

L’illusione di un’Italia uscita dalla tormenta del debito si è sgretolata nell’arco di una stagione, tre mesi. È tornato a ricordarcelo un rapporto “segreto” sapientemente fatto scivolare sotto la porta di Mediobanca: in sei mesi Roma sarà costretta a consegnarsi nelle mani della Troika. Il programma degli aiuti, strada obbligata.
Il Financial Times ha finalmente aperto il “libro di Pandora”, quel famoso libro custodito al Tesoro dove il tic-tac della bomba derivati è stato soffocato per 15 anni. Orbene, i derivati sono velenosi, e questo lo sapevamo. Ma non si sapeva quanto: secondo i calcoli di un gruppo di esperti del Ft, l’Italia perde qualcosa come otto miliardi di euro. E le banche non sono immuni, ovviamente. È la storia greca che si ripete: secondo il quotidiano della City la sottoscrizione di quei contratti “paravento” – all’origine molto vantaggiosi – ha permesso all’Italia di entrare nel club dell’euro a 11. Con una prestazione da ciclista dopato, Roma ha scalato il Tourmalet del deficit, in soli tre anni portandolo dal 7,7 percento del 1995 al 2,7 del 1998.

E noi, professionisti nel rimandare il dolore, sminuiamo, esorcizziamo le Cassandre, per quanto autorevolissime, ridicolizzandole. Ci sono i conti da pagare, le casse sinistramente vuote ma ci perdiamo discutendo del vacuo. I prestigiatori del governo riescono benissimo nell’illusionismo. In piazza, però, si va per dichiararsi “tutti puttane”, o perché il Lecce calcio non viene promossa in serie B. È, senza dubbio, una questione di riferimenti culturali (poveri, poverissimi) che alimenta e tiene in vita il corpo vuoto della politica.



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