Albania, nuovo inizio

Finisce l’impero di Sali Berisha, Edi Rama è il nuovo presidente del Paese delle Aquile

di Christian Elia

Un sorriso beffardo e un pianto stupito. Sali ed Edi, i nemici di sempre, stanno per entrare nella memoria collettiva come tante altre coppie prima di loro. Questa volta, ha vinto Edi, al secolo Edi Rama, ex sindaco di Tirana. Sali Berisha, il camaleonte capace di riciclarsi alla fine del regime di Enver Hoxha, il padrino di mille affari, ha perso. Promettendo di farsi da parte, di scendere da quel palcoscenico – interno e internazionale – che ha calcato per anni.

Il voto delle presidenziali in Albania, però, non racconta solo questo. Il 23 giugno scorso ha reso evidente che è tempo di consegnare al passato lo stereotipo del Paese dove si fanno i conti a colpi di kalashnikov.  C’è stato qualche scontro, e una vittima, ma nulla se paragonato al passato del Paese delle Aquile. L’ultimo disastro nel 2011, quando proprio Edi Rama portò in piazza Skandenberg, nel cuore di Tirana, il suo Partito Socialista e oltre 20mila persone per protestare contro la corruzione, non avendo neanche riconosciuto il voto del 2009.

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La rabbia esplose perché la trasmissione Fiks Fare (la ‘Striscia la notizia‘ albanese) trasmise un video con il vice-Primo ministro e ministro dell’Economia Ilir Meta e l’ex ministro Dritan Prifti. Durante la conversazione i due contrattavano le direttive per la concessione degli appalti a chi ha versato le tangenti. Lo stesso ministro dell’Economia ammetteva dice di aver ricevuto circa 700 mila euro in tangenti. Dopo le rivelazioni Meta era stato costretto a dimettersi.

Nessuno, però, poteva far finta che Berisha non sapesse. Edi Rama, navigato attore, è riuscito a focalizzare lo sdegno popolare, che ha votato in massa, regalando a lui e al suo partito una maggioranza senza precedenti in Albania.

Tutti i partiti, dopo uno scrutinio rapidissimo e limpido, anche a detta degli osservatori internazionali, hanno riconosciuto il voto. Un canone inverso rispetto al 2009, perché tutti hanno capito che su quella strada l’Albania si tagliava fuori dai negoziati di adesione all’Unione europea.

Ma chi sono Berisha e Rama. Il primo è un classic satrapo da ex repubblica socialista. Solo nel 1990 salta giù dal carrozzone del partito unico, che governava il Paese dalla Seconda Guerra mondiale, per scoprirsi immediatamente puro.

Ha vinto le elezioni nel 1992, 1996, 2005 e 2009. È stato presidente della repubblica dal 1992 al 1997, quando diede le dimissioni dal suo secondo mandato ricevuto dal parlamento, nel momento in cui nel Paese era stato proclamato lo stato d’emergenza. Nel 1996, il collasso delle piramidi finanziarie collegate favorite dal suo governo portò a proteste popolari di massa che fecero precipitare il paese nel caos durante i primi mesi del 1997, causando circa 2.000 morti

Coloro che raccontarono quei giorni, compreso chi scrive, non avrebbe scommesso un Lek (moneta albanese) sul suo ritorno in politica. Invece si sbagliava, perché la fitta rete che Berisha ha Saputo construire – tra politica e affari – in Albania e all’estero (grande amico di Berlusconi e Bush jr.), lo riportano in auge.

Il fronte socialista, con Fatos Nano, non era mai riuscito a batterlo per davvero. Perché Nano, grande amico di Prodi, è rimasto quel grigio burocrate della scuola di Hoxha. L’uomo che accendeva i cuori degli albanesi è stato, da anni, solo Edi Rama. Artista, ha ridipinto Tirana con i suoi studenti all’Accademia di Belle Arti, in un’intervista  rilasciata a chi scrive, ha dichiarato: “Gli italiani? Albanesi vestiti da Armani”. All’estero è un’icona, premiata anche da Time. Bello, elegante, sembra l’esatto opposto dello stereotipo  che in tante, trope occasioni, continua ad accompagnare gli albanesi. E quando cammini per le strade di Tirana, tra I giovani artisti e gli itellettuali, figli di quella diaspora che ha girato il mondo lavorando e regalandosi un certo benessere, vedi più volti simili a Edi che a Sali.

Il tempo era dalla sua parte, nonostante tutte le ombre della sua gestione da sindaco di Tirana, che è durata dal 2000 al 2011. Il suo decisionismo, per alcuni ispirato da lobby nuove e arrembanti, stanche dello strapotere di Berisha, ha regalato a Edi Rama un alone affascinante e un appeal internazionale. Adesso dovrà dimostrare di essere l’uomo giusto per risolvere i problemi dell’Albania, tenendo a bada gli appetiti delle aziende europee, portando il Paese delle Aquile nel futuro che viene promesso da quando gli albanesi si lanciavano sulle carrette del mare verso i sogni offerti dalle tv italiane. Oggi in Albania c’è una generazione di persone in gamba, che vogliono uscire da questa eterna transizione. Se Rama è l’uomo giusto si vedrà, ma di sicuro il 23 giugno scorso è finita un’epoca.



3 comments

  1. lorenzo

    condivisibile il titolo e la speranza che porta con sé, ma il cambiamento sarà probabimente più lento e complesso. basti pensare che la maggioraza schiacciante ottenuta dalla coalizione di Rama (84 su 140) dipende dal suo alleato principale, quel Ilir Meta, citato dall’articolo. ex socialista, leader del suo partito (LSI) è stato nella scorsa legislatura alleato di Berisha e ministro dell’economia, prima di essere obbligato a dimettersi a causa della ricordata accusa di corruzione (da cui è stato poi prosciolto). in ogni caso, le prime interviste di rama lasciano ben sperare (es. maggior indipendenza della magistratura)

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