[author] [author_image timthumb=’on’]https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/208826_10151525732097904_583330344_n.jpg[/author_image] [author_info]Leonardo Brogioni, fotografo, fondatore di Polifemo. Per QCodeMag autore della rubrica HarryPopper[/author_info] [/author]
Penso di saper riconoscere quasi immediatamente una grande impresa, inclusa una bella opera, magari artistica, e quindi anche una buona fotografia. Non per presunzione, ma perché quando le sono davanti spontaneamente sorge in me la domanda riferita all’autore: “Ma come cazzo ha fatto?”. Proprio in questi termini, letteralmente, senza mediazioni linguistiche, formali o culturali. Ecco, quando mi pongo questo interrogativo, espresso mentalmente in modo grezzo e vagamente volgare, significa che sono davanti a qualcosa di memorabile, a qualcosa che mi ha talmente colpito da non riuscire a superare un’istintiva ricerca di comprensione degli aspetti pratici che hanno portato alla sua concretizzazione. In realtà si tratta di una forma di difesa: mi fermo a pensare all’aspetto oggettivo per non affrontare le sensazioni soggettive che scaturiscono dalla sua fruizione. Sono queste ultime che però generano la reazione di meravigliato e ammirato stupore. L’opera mi sta parlando, mi sta dicendo qualcosa, ha toccato corde che generano melodie profonde, negative o positive, spiacevoli o piacevoli che siano.
[blockquote align=”right”]Nella street photography usi e costumi di un luogo in un preciso momento storico vengono mostrati in tutta la loro spontaneità, grazie alla scelta di soggetti e momenti di ordinaria vita pubblica quotidiana[/blockquote]Ultimamente questa domanda me la sono posta dopo aver visto alcuni lavori di cosiddetti street photographers. La street photography è un genere di fotografia realizzata scattando mentre si vaga per strada, seguendo una “deriva” tipicamente psicogeografica. Solo apparentemente è slegata da tematiche giornalistiche o documentarie, in realtà lo spaccato di società che ci restituisce è quanto di più utile possa esserci nell’analisi del mondo contemporaneo. Usi e costumi di un luogo in un preciso momento storico vengono mostrati in tutta la loro spontaneità, grazie alla scelta di soggetti e momenti di ordinaria vita pubblica quotidiana. Per me è affascinante.
Quindi mi sono preso la briga di approfondire e voglio proporvi alcuni lavori di street photography abbinati ad interviste con gli autori.
Penso sia utile ogni tanto indicare “buone pratiche” della fotografia, per mostrare l’accuratezza nell’uso del linguaggio fotografico o l’attenzione al dettaglio necessaria per ottenere un lavoro di alto livello che ha le fondamenta in un’esigenza comunicativa dell’autore.
Inoltre vorrei anche far notare che fotografare le persone non è un peccato mortale, per colpa del quale si va all’inferno o si diventa ciechi. Lo dico perché in Italia pare che ci sia una fotocamerafobia diffusa. E non si capisce perché, dato che l’impianto legislativo nel nostro paese è ottimo e tutela sia il fotografo che il soggetto ripreso.
Io ho delle idee in merito, ma le tengo buone per un altro articolo.
Bando alle ciance, di seguito i link per vedere e leggere la street photography
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e poi altri … spero
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