Il mistero dei medici cubani in Brasile

Rio de Janeiro – Sono in molti a chiedersi le ragioni per cui il governo della presidente Dilma Rousseff – secondo il quotidiano la Folha de São Paulo – ha improvvisamente e misteriosamente congelato le negoziazioni con Cuba per l’invio di sei mila medici in Brasile.

testo e foto di Giuseppe Bizzarri

L’esigenza della presidente di contrattare professionisti stranieri, cubani, sarebbe nata come risposta all’ondata di manifestazioni in cui milioni di brasiliani sono scesi nelle strade del gigante risvegliato per chiedere migliori condizioni sociali, incluso per il Sus, il Sistema Unico di Salute pubblica.
Il “Ministero da Saude” nega di avere sospeso le contrattazioni dei cubani, ma la priorità per le autorità brasiliane sarà quella di contrattare professionisti spagnoli e portoghesi. Rousseff ha presentato “Mais medicos para o Brasil”, il piano che lei stessa aveva annunciato il 24 giugno nel tentativo di dare una risposta immediata  alla protesta esplosa nei giorni scorsi in Brasile. Il patto sulla salute pubblica prevede oltre alla contrattazione di medici stranieri, come provvedimento d’emergenza, la costruzione di ospedali e unità basiche di salute pubblica. Il governo ha poi annunciato che entro il 2017 aprirà 11.400 nuovi posti per la formazione di medici e 12.400 per i residenti. Nonostante i professionisti cubani abbiano tutti i requisiti del ministero per potere arginare la carenza di medici in Brasile, Brasilia preferirebbe importare medici come persone fisiche e non come gruppo organizzato sotto il controllo di Cuba.

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Si mormora a Brasilia che il regime comunista cubano sia alleato al Partido dos Trabalhadores (Pt) brasiliano e i conservatori brasiliani, incluso quelli dei partiti alleati al Pt, come il Pmdb, non gradirebbero molto la relazione del governo con il regime di Castro. Un altro fattore non gradito ai partiti conservatori, sembrerebbe sia il fatto che le missioni cubane – nonostante siano acclamate per il lavoro umanitario nel mondo – non fuggono  alle critiche degli attivisti dei diritti umani e delle organizzazioni dei lavoratori rinumerati. La metodologia cubana sarebbe criticata anche da ex partecipanti ai programmi medici cubani, i quali accusano il governo dell’isola di sottoporre i professionisti a un duro regolamento disciplinare e imporre regole di pagamento per evitare diserzioni e fughe all’estero durante i programmi. Le regole disciplinari vigenti nel 2010 per i medici cubani in Venezuela – secondo il quotidiano la Folha de São Paulo – includevano quelle di chiedere l’autorizzazione per pernottare fuori degli alloggiamenti, proibizione di guidare e l’obbligo d’informare i propri superiori di eventuali relazioni amorose con cittadini locali. Parlare anche con la stampa era vietato.  Le regole adottate dai cubani – secondo il procuratore generale del Ministero del Lavoro brasiliano, José de Lima Ramos Pereira – non sono compatibili con  le leggi in materia del lavoro vigenti e nella costituzione brasiliana.
Eppure sembrava proprio che il progetto dell’ex guerrigliera Rousseff con Raul Castro fosse in procinto di partire già nel 2012, quando la presidente visitò l’Havana e prese gli accordi preliminari con il governo cubano non solo per importare medici, ma iniziare in maniera congiunta la produzione di medicinali. In cambio Cuba avrebbe ricevuto un credito agevolato di 176 milioni di dollari dal Bnds, la banca di sviluppo brasiliana per modernizzare le infrastrutture di cinque aeroporti dell’isola. Sarebbe stata la brasiliana Odebrecht che avrebbe dovuto costruire le aerostazioni che avrebbero favorito il turismo nell’isola, mentre sei mila medici cubani sarebbero dovuti andare nel gigante sudamericano, dove quelli brasiliani non hanno minimamente intenzione di lavorare, ossia nei luoghi remoti dello sterminato Brasile, come in Amazzonia, ma anche nelle vicine favelas.
L’improvviso dietrofront di Brasilia avviene il giorno dopo in cui il giornale O Globo ha pubblicato alcuni documenti confidenziali della National Security Agency divulgati dall’ex tecnico della Cia, Edward Joseph Snowden, il quale ha fatto sapere ai brasiliani che la Cia avrebbe avuto una base a Brasilia e avrebbe spiato milioni di mail e telefonate d’imprese e cittadini brasiliani.
Secondo il governo brasiliano, le università brasiliane non formerebbero un numero sufficiente di medici per coprire l’esigenze del gigante brasiliano malato, dove i giovani studenti di medicina studiano pressoché nelle costose università private, apprendendo a perseguire il lucro e la logica dell’industria sanitaria privata. I medici cubani no. A guidarli nel loro lavoro, sarebbe più il giuramento fatto a Ippocrate che li guida nella professione comunitaria di un servizio ancora capillare ed efficiente nell’isola cubana.
Il provvedimento nell’ambito della salute pubblica del governo brasiliano ha però creato un forte malcontento nel Conselho Federal de Medicina (CFM) e nel sindacato di categoria, il quale ha iniziato una serie di scioperi, oltre a questionare a livello giuridico il programma “Mais Medicos para o Brasil”. Il Cfm afferma che le università brasiliane formano professionisti a sufficienza, ma il governo non solo non rinumera i medici che lavorano nel sistema sanitario pubblico, ma non investe nella struttura sanitaria, sempre più abbandonata a se stessa.



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