Brasile, un dia de luta

Brasile, durante quello che è stato proclamato “Dia National de Luta”, i sindacati hanno manifestato in tutte le più importanti capitali. Si sono contati oltre 80 cortei e più di 50 autostrade bloccate.

da Rio de Janeiro Claudia Bellante, foto di Mirko Cecchi
www.brazilianchronicles.wordpress.com/

I lavoratori sono scesi in piazza per chiedere tra le altre cose una diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario, una maggior considerazione dei pensionati e una ridistribuzione della ricchezza derivata dal petrolio che non deve finire alle banche ma ai cittadini, per migliorare la sanità pubblica e la scuola. In strada i sindacati c’erano tutti, tanto quelli vicini al governo, quanto quelli legati all’opposizione.
A Rio la mobilitazione è iniziata nel primo pomeriggio e ha coinvolto 20 mila persone.

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Il corteo è partito dalla Chiesa della Candelaria e ha attraversato il centro. Gli scontri però non sono mancati e hanno coinvolto non solo la protesta principale ma anche quella che ha avuto luogo alle 18 circa davanti al Palazzo Guanabara, sede del Governo dello Stato di Rio de Janeiro, guidato da Sergio Cabral, accusato di corruzione e da tempo al centro di diversi scandali. I partecipanti alla manifestazione, 400 persone partite poco prima da Largo do Machado, appartenevano principalmente alle cosiddette “reti sociali”: studenti, comuni cittadini e un gruppo di “quebra-quebra”, come vengono chiamati qui i ‘black block’.
Questi ultimi arrivati davanti al Palazzo hanno fatto esplodere dei fuochi d’artificio e dopo poco la PM (Polizia Militare) ha risposto disperdendo la folla con i lacrimogeni. La reazione delle forze dell’ordine ha però superato la misura. I poliziotti hanno inseguito i manifestanti nelle vie circostanti, sparando gas urticanti e proiettili di gomma ad altezza uomo dalle auto e dalle moto, spingendo le persone verso la spiaggia di Botafogo oltre la trafficata Avenida delle Nazioni Unite. Gli scontri sono terminati solo in tarda serata con oltre 24 arresti. Triste finale che non getta certo buona luce sulle azioni della polizia militare, guidate dallo stesso Cabral.

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