O Maraca è nosso

Le proteste a Rio non si fermano, anzi, stanno per celebrare la loro ripresa, anche perché le occasioni non mancano.

di Claudia Bellante
http://brazilianchronicles.wordpress.com/

maraca-nosso

 

Ieri nel tardo pomeriggio, a Cinelandia, in un edificio del centro, si sono riuniti attivisti, gruppi di lavoro, comitati e associazioni per aggiornarsi sulle diverse lotte che ciascuno sta portando avanti e per organizzare poi eventi condivisi. Da subito, da oggi. Primo appuntamento previsto alle ore 17.30 nel quartiere di Leblon, davanti alla casa del sempre più contestato Cabral, governatore di Rio de Janeiro.

[blockquote align=”left”] “Il Maracanà è il simbolo della città elitista che si sta cercando di realizzare” dicono gli attivisti “e anche la classe media che si sentiva parte del processo di rinnovamento e sviluppo del paese oggi si sente esclusa da uno dei luoghi che più rappresentano la nostra cultura e che sono da sempre appartenuti al popolo.[/blockquote]
Le persone chiedono le sue dimissioni e la fine della sua politica corrotta e violenta. Poi sabato pomeriggio, 20 luglio, a Vila Autodromo, in una delle comunità più attive contro gli sgomberi. Vila Autodromo sorge nella zona Ovest di Rio, nell’area che maggiormente verrà interessata dai prossimi Giochi Olimpici. La Prefettura, con la scusa di voler salvaguardare la sicurezza degli atleti e di costruire una nuova strada, la Transcarioca, per collegare la ricca zona di Barra de Tijuca all’aeroporto internazionale, vorrebbe rimuovere 500 famiglie. Ma secondo gli abitanti la vera ragione sarebbe la volontà di dare in concessione l’area a un consorzio privato di imprese immobiliari. E poi domenica, giorno in cui lo stadio del Maracanà verrà riaperto dopo i lavori tanto discussi e criticati. In campo le squadre Fluminense e Vasco, fuori dai cancelli centinaia di persone che chiederanno l’immediato annullamento del processo di privatizzazione dello stadio, dato in mano alle società del miliardario e controverso Erik Batista per i prossimi 35 anni grazie a gare di appalto poco trasparenti.

“Il Maracanà è il simbolo della città elitista che si sta cercando di realizzare” dicono gli attivisti “e anche la classe media che si sentiva parte del processo di rinnovamento e sviluppo del paese oggi si sente esclusa da uno dei luoghi che più rappresentano la nostra cultura e che sono da sempre appartenuti al popolo.” Biglietti troppo cari, nuovi regolamenti che proibiscono l’uso di bandiere e tamburi, divieti che coinvolgono anche i tradizionali venditori ambulanti, chiamati camelôs, che non potranno vendere nulla fuori dallo stadio e nemmeno nelle sue vicinanze, a meno che non siano autorizzati dalla Fifa… “queste sono misure che hanno colpito la sensibilità di tutti, anche di chi sino ad oggi non si era interessato alle rivendicazioni, per questo è adesso il momento giusto per tornare in piazza”. E così sarà: domenica 21 luglio, alle ore 15, fuori dal Maracanà. Lunedì poi arriva il Papa e saranno un’altra storia, un altro luogo e un’altra protesta.

:

:



Lascia un commento