No Tav: la denuncia di Marta e il tweet vigliacco del senatore

A proposito di rapporti di forza, che è il tema di questo blog. Vorrei essere breve sul tema che vi propongo.

di Angelo Miotto

Questa è la denuncia:

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Marta ci mette la faccia e racconta le molestie e la trappola, a suo modo di vedere, in cui sono caduti i militanti e simpatizzanti No Tav sostanzialmente chiusi dalle forze di polizia.

Questo è un senatore della Repubblica: Srefano Esposito.
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Poche parole, dicevo. Dodici anni dopo Bolzaneto siamo ancora qui. Il senatore, che per chi ha voglia di andare a leggere un po’ in rete, ha una lunga storia nel Sì Tav, passeggia nel cantiere, ci ha scritto un libro e fin qui tutto bene. Quello che stupisce è che dalle pagine del suo blog inciti ad arrestare persone, a picchiarle (il tweet dice ‘prende giustamente qualche manganellata”), indichi ai magistrati dei mandanti, sbeffeggi una ragazza che racconta la sua testimonianza di violenza sessuale.
Sentire quel modus operandi che riconosciamo tipico di chi reprime spesso al riparo della divisa, del casco e del numero identificativo che non esiste. E sono cose che succedono in Italia, in Spagna e in tanti posti del mondo dove quando ti prendono, automaticamente questo significa che non hai diritti, dove si instaura un gioco alla pari fra chi manifesta e chi è chiamato a gestire l’ordine pubblico. Non è così. Chi ha una divisa, se ci crede, dovrebbe rispettare un giuramento. E le parole del politico che protegge quel comportamento.

A proposito di istituzioni, al senatore Esposito va ricordato che messaggi su twitter e su internet, sui social e sui media tradizionali che cerchino di accendere polemica, provocare, sfottere, indicare agli sbirri, non è quello che dovrebbe fare un rappresentante del Senato italiano.
Per di più, ironia della sorte, il Senato nacque per raccogliere gente di età, che avesse una visione più di esperienza, non arriviamo fino alla saggezza, ma i gli antichi non disedegnavano anche quella qualità.

Prendersela con Marta, che non conosco, ma che come me, lei e lo stesso Esposito può partire da dove voglia per manifestare contro quello che vuole e come vuole, in quanto ognuno di noi è resposnabile delle proprie azioni, è un gesto vigliacco (perché manca del coraggio di voler davvero sapere, delegando il tutto alla parola bugia, senza indagare), ma soprattutto violento. Perché la denuncia qui non è solo quella di un pestaggio a freddo, ma anche di violenza. Un palpeggiamento, anche solo uno, è violenza, una molestia sessuale. E sulla violenza sul corpo delle donne non c’è animosità che tenga.

Ci sono i magistrati? Battano un colpo. Il rapporto di forza è fra il potere dei velluti rossi e le bende in un campeggio, fra una donna che denuncia e un uomo che la minaccia, fra organi dello Stato – s maiuscola senatore Esposito, occhio alla sintassi su twitter – e decine e decine di casi nel mondo in cui le divise non pagano mai, anzi non arrivano mai nemmeno a processo.
Per questo potere e giustizia spesso appaiono come un ossimoro.

Per questo ci meriteremmo una politica diversa. Senatori diversi.
Anche un decoro comunicativo da chi ricopre un servizio per i cittadini, tutti i cittadini.
Esposito, nello specifico, è del Pd. Ma tant’è. Sull’ordine pubblico, a 12 anni da Genova, altro che larghe intese.



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