Basta. La parola che riassume forse meglio uno stato d’animo che si colloca fra l’indignazione esausta, quasi consunta, la rabbia che non esplode, lo schifo, l’amarezza, anzi gli amici spagnoli la definirebbero amargura, che ha un suono unico e triste.
di Angelo Miotto
Basta. Arriva, è arrivata, l’estate e con essa i pensieri più proibiti dell’onanismo politico, che già è su un piano parallelo alla realtà; si fanno tentativi sfacciati che giocano sul fatto che dovremmo essere distratti. In effetti, crisi e vacanze metropolitane se non più nei luoghi della villeggiatura, la mente è satura, la voglia di staccare è una necessità che preme alle porte del nostro cervello, il caldo ci stanca, l’aria condizionata irrita, le finestre aperte rimandano un’umanità litigiosa che i vetri della primavera del freddo a oltranza aveva celato alle nostre orecchie.
Truffiamoci, allora nell’estate.
1. Il Pdl, o gli sgherri del padrone, avanzano l’emendamento che chiude la partita. Via la prigione per il finanziamento illecito ai partiti, introduciamo una sanzione pecuniaria. Leggiamo da un quotidiano on line:
[blockquote align=”none”]Dice l’emendamento: “All’articolo 7, terzo comma, le parole da “reclusione a triplo” sono sostituite dalle seguenti “sanzione amministrativa pecuniaria pari al triplo””. Firmato: Bianconi, Calabria, Centemero, Ravetto, Francesco Saverio Romano. Maurizio Bianconi è il vice segretario amministrativo del Pdl, gestisce con Rocco Crimi, un fedelissimo di Berlusconi, la cassa dei soldi del partito. Anna Grazia Calabria, responsabile giovanile del Pdl. Elena Centemero, responsabile scuola. La deputata Laura Ravetto. L’ex ministro dell’Agricoltura Romano.[/blockquote]
L’associazione nazionale magistrati Anm fa un balzo sulla sedia, la vendetta su Mani Pulite si consuma, i processi per corruzione che fine fanno? E che fine fa un concetto giuridico che tante volte abbiamo visto ben più severo in altre democrazie, quelle citate come campioni dell’Occidente?
Gelmini, che è stata addirittura ministro di questa amata Repubblica, dice che non faranno un passo indietro. Ma quello che interessa sono i passi che faranno i soci di maggioranza della larga intesa. Si intenderanno? Non si intenderanno, ma fa niente, andiamo avanti lo stesso?
2. Il governo Letta ha fretta approvare il disegno di legge per l’abbattimento dei tempi di legge previsti dall’articolo 138, la norma che pone precisi paletti temporali e di metodo alle leggi di revisione costituzionale. La deroga, una volta approvata, spianerebbe la strada al lavoro del “Comitato dei 40 saggi”, compresa la riscrittura di un bel pezzo di Carta nello spazio di soli 18 mesi. Così scriveva un sommario de Il Fatto quotidiano il 30 giugno.
Qui si gioca sull’estate e sul fatto che al 70 per cento dei cittadini dire art. 138 della Costituzione suona un po’ come chiedere in perfetto tedesco che numero di scarpe portino. Doppio inganno, quindi. Perché non di riforme dei saggi, né di abbassamento degli anticorpi costituzionali – specie con Berlusconi e il berlusconismo ancora a spasso – ma semplicemente di una nuova legge elettorale avevamo e abbiamo bisogno. Quello, se la memoria non tradisce, era uno dei punti qualificanti di questa orribile bestia di maggioranza al potere. Ma chi arriva, si sa, pensa sempre di dover e poter cambiare tutto. Da Mario Monti, le cui riforme stanno subendo pesanti contraccolpi in sede di esame di sostenibilità dal punto di vista dei conti, a Enrico Letta. Due anni fa, era estate, fu lo stesso Berlusconi a firmare la lettera scritta dal grumo di potere finanziario europeo che consegnava la dottrina del pareggio di bilancio a una corsia obbligata dentro i nostri principi fondamentali.
3. Questa non è una truffa, ma direi un raggiro. Qui pubblichiamo il pdf del ministero della difesa, in cui si svolge una analisi a tuttotondo su situazione mondiale, economica e finanziaria, sociale e di ordine pubblico, di intervento militare e di collaborazione, investimenti per il comparto, tagli in nome della qualità sulla truppa, ma indicazioni nette sul dove investire. Per esempio, ovviamente, sugli F35, per esempio sul fatto che saremo chiamati sempre di più sul fronte operativo delle missioni internazionali, ancora una volta in barba al nostro amato articolo 11 della Costituzione.
Fra le righe si capisce anche che l’esercito sarà chiamato anche a svolgere compiti a supporto della gestione interna dell’ordine. Si parla di nazioni, al plurale, ma il sospetto che riguardi anche il suo italico è forte e se guardiamo a come entrano in polizia gli aspiranti agenti, e cioè con corsia preferenziale per le truppe in mimetica, ci spieghiamo anche che fine abbia fatto il grande dibattito sulla gestione dell’ordine pubblico.
Non che non si ci truffi nell’estate anche in altri Paesi, per carità. Rajoy, il premier spagnolo, andrà finalmente a spiegare al parlamento i fondi neri del suo partito il primo di agosto (!). E nei giorni scorsi, sempre in Spagna, hanno levato al volo l’unico ostacolo costituzionale per arrivare a prelievi forzosi sui conti correnti. (A proposito, io me la segnerei questa notizia…).
Sogno una manifestazione in costume, armati di palette e secchielli, o anche pistole ad acqua, ma siamo già quasi al penale. Sogno lancio di panini allo speck dal Tirolo, o forme di fontina fatte rotolare sulle mura del Palazzo, un esercito di uomini palmati e con boccaglio che emerge dalle sponde del Tevere e dopo un esame batteriologico si avvicinano con fionde colme di conchiglie e stelle marine ai grandi edifici di questi grandi pensatori, queste grandi teste, insomma.
Una manovra a tenaglia con truppe aviotrasportate dai principali Lowcost, mi raccomando bagaglio a mano, il resto viene lanciato sul bersaglio. E grandi code sulle autostrade che convergono verso i centri del potere, le caserme svuotate dalle divise e restituiti gli spazi alla cittadinanza, alle associazioni, all’edilizia popolare di chi ha bisogno di affitti calmierati, di chi ha perso il lavoro, di chi è esodato e nessuno pensa più a lui, di chi è depresso e prossimo al suicidio perché lo Stato evade i propri debiti mentre dice a tutti di osservare la legge, mentre si muore sui posti di lavoro, le scuole vanno a pezzi e avanti così che tanto ne sapete molti più di me, di esempi da citare. Sembrano luoghi comuni. Ma non lo sono.
È il 26 luglio, il giorno dell’attacco alla caserma Moncada, l’inizio della Rivoluzione a Cuba. Ecco non è che ci devono crescere di colpo le barbe, né auspico il ronzio dei proiettili dopo lo scoppio nei fucili, ci mancherebbe.
Però è l’idea che mi lascia affascinato di un fatto che si è scavato il suo posto nella Storia del Novecento.
Quell’idea di coerenza, che determina un effetto preciso rispetto a un fine, che risponde al rispetto di esigenze meditate e consapevolezza di voler cambiare.
(Se preferite, pensate al Mahatma, oppure se volete fare un mix fra pacifismo e ricorso ai mezzi meno pacifici diciamo allora il Mandela poco ricordato oggi, quello più ‘interventista’).
Solo la vittoria del capitalismo più feroce, quello che ci sta dilaniando con le sue unghie affilate nel canto del cigno, e la dabbenaggine di un ceto politico mediamente corrotto culturalmente, potevano far passare la parola Rivoluzione come un sostantivo antiquato, come qualcosa di pericoloso, da rifuggire, da non pronunciare.
In giro per l’Europa il seme dell’indignazione prospera.
Speriamo che il vento lo porti finalmente anche nei nostri cortili, nei nostri corpi. Quelli veri, non digitali.
P.s.
“Pienso que esta civilización mundial se pasó de rosca. Es tal el culto que ha hecho al dios dinero que estamos presenciando una filosofía y una exclusión de los dos polos de la vida que son las promesas de los pueblos: los ancianos y los jóvenes”.
Francesco
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