Les Apaches

Apache (Les Apaches)
Di Thierry de Peretti. Con Francois-Jo Cullioli, Aziz El Haddachi, Hamza Mezzani, Maryne Carrion.
Uscita: 14 agosto 2013

di Irene Merli

Les Apaches. Così tempo fa un prefetto di Parigi chiamava gli hors-la-lois, i fuorilegge delle periferie. E così l’attore corso Thierry de Peretti ha titolato il suo primo film, ambientato a Porto Vecchio, un paradiso dell’Isola di smeraldo cresciuto troppo e troppo in fretta.

Chi lo conosce bene racconta che se ci si capita d’inverno lo si trova semideserto, con pochi anziani vestiti di nero seduti nelle piazze del centro storico. D’estate, invece, le tante spiagge, i locali notturni, il porto sicuro per le barche e il proliferare di case immerse nel verde attirano in quello stesso territorio circa 150 mila persone.

 

FETE VILLA 3

 

È proprio in una lussuosa villa con piscina di una famiglia francese che inizia l’avventura dei quattro Apaches del film: Francois-Jo, Jo, Aziz e Hamsa, due ragazzi corsi e due di origini marocchine, tutti sotto i 20 anni che abitano al limitare di Porto Vecchio, in una di quelle zone dove gli odiati “mange- baguette” e i villeggianti che arrivano da mezza Europa non si avventureranno mai.

Il padre di Aziz per arrotondare si occupa della manutenzione di una grande villa di ” continentali” quando è inabitata. E mal gliene incoglie. Perché Aziz e i suoi amici, che guardano con ostilità e invidia le centinaia di ragazzi con molti più’ soldi in tasca che si riversano sulla loro terra ogni estate, decidono di passare una notte “da ricchi” nel villone con una loro disinvolta amica. tra tuffi in piscina, bevute colossali e bravate varie.

Ma quando la proprietaria arriva per le vacanze si accorge dell’irruzione, del furto di alcuni DVD, un impianto hi-fi e di due pregiati fucili da caccia, che Francois- Jo aveva rubato pensando di ricavarci parecchi soldi: in Corsica c’è sempre chi ha bisogno di armi… Purtroppo, però, Madame ha le conoscenze giuste e si lamenta del trattamento subito con un piccolo boss locale.

E per i ragazzi inizia la spirale che li porterà  da un furtarello a guai molto più neri. La malavita corsa minaccia ritorsioni sulla comunità di emigrati arabi, i sospetti si infittiscono anche fra di loro e la soluzione per uscirne, per evitare il rischio di denunce ai “caid” locali (non certo alla polizia) appare una e una sola: la messa a morte di uno dei quattro, che gli altri tre eseguiranno con fredda determinazione per poi seppellire il corpo nei boschi e tornarsene tranquillamente ognuno nella propria casa.

 

01

Ispirato a un fatto vero letto dal regista sui giornali corsi, Les Apaches, un esordio molto applaudito all’ultimo festival di Cannes, ha il merito di mostrare una Corsica che è tutto fuorché da cartolina, nonostante la straordinaria bellezza dei luoghi. La forte speculazione immobiliare dell’estremo Sud dell’isola ha generato ricchezza per pochi e una generazione di ragazzi senza radici e senza desideri, se non quello di avere facilmente denaro in tasca, e un aumento di casi di violenza. I protagonisti del film, attori non professionisti scelti sul luogo, esprimono benissimo questo apparente vuoto di valori e l’odio tra isolani e continentali, fatto di razzismo reciproco e di conflitto di classe, nascosto malamente e pronto a esplodere alla prima occasione. Aziz abita addirittura nel quartiere periferico dove sono state girate alcune scene e sapeva bene cosa significhi viverci.

Gioventù bruciata in un territorio di frontiera, dove la polizia non esiste e ognuno si fa giustizia da sé, sicuro di restare impunito? Di certo questi particolari Apaches trovano  più’ facile uccidere che assumersi la responsabilità di un furto. O almeno così c’è li mostra l’autore.

“Io non so quale sarà il futuro della Corsica. Tutto cambia così velocemente e io volevo registrare i mutamenti”, ha spiegato de Peretti a Cannes. “Porto Vecchio, ad esempio, sembra un luogo da sogno, con un susseguirsi di spiagge. Ma è circondato da paludi e acquitrini. Sotto la sabbia, insomma, c’è sempre una marea putrida che affiora”. Ottima metafora…



Lascia un commento