Orologi

Ci siamo. La Rentrée dicono i francesi, ed è fissata al primo giorno di scuola, che per i cugini è il 3 di settembre. In realtà la macchina produttiva del lavoro si è rimessa in moto da molto prima, a volte non si è nemmeno fermata, ma ha solo rallentato.

di Angelo Miotto

orologio-da-ritagliare

Qui sulle coste di Provenza dove mi trovo le cartolerie strabordano di quaderni, quadernoni e astucci, agende diario per il 2013-2014, le famiglie iniziano a diradarsi sulla spiaggia, gli adolescenti sono già scomparsi, l’asciugamano trova la sua dimensione in un batter d’occhio là dove solo una settimana fa doveva lottare centimetro su centimetro.

Ma non è tanto la vita della città o del paesino che inizia a scandire un nuovo ritmo che dall’estate ci riporta sui ritmi della quotidianità lavorativa. È la nostra testa, che inizia a sentire i rintocchi di un orologio che non è per nulla biologico, ma al quale siamo stati in qualche maniera ammaestrati.

Fa bene parlare con i propri riferimenti, con le persone di cui ci si fida completamente e che si sentono in perfetta sintonia. Dunque parlavo con mio padre, un gran lavoratore fino e anche oltre la pensione e chiusi nell’abitacolo della macchina gli chiesi, lui 81 e io 44, cosa ne pensasse di questo orologio imposto, che aveva osservato, come faccio anche io, per così tanti anni da rispettarlo in parte anche ora che una pensione – torturata da passaggio all’euro e da Mario Monti – ce l’ha. Quindi dovrebbe avere anche il tempo, un tempo diverso da gestire nel suo orologio quotidiano. Ma molti suoi comportamenti rispecchiano ancora i tempi scanditi da quell’orologio di alcuni anni fa, in maniera stupefacente.

In effetti la domanda non era del tutto innocente, perché le parole di mio padre sono sempre state improntate a un grande rispetto per il lavoro, all’osservare la propria realtà con occhi attenti e consapevoli, a una dedizione completa e a un impegno che spesso travalicava i confini degli steccati orari della giornata lavorativa. E di riflesso la mia educazione e i miei comportamenti sul lavoro hanno ereditato una gran parte dei suoi atteggiamenti, pur in una mediazione necessaria e legata alla rivoluzione digitale che ha stravolto un mondo anteriore.

[blockquote align=”left”]E così aspettavo con una qualche ansia la risposta di mio padre, non tanto per quello che avrebbe detto, quanto perché mi rendevo conto di mettere un uomo di fronte a un giudizio – se pur nell’abitacolo di una macchina in una sera d’estate – che riguardava tante giornate, tante ore, una parte incredibilmente ampia della propria vita.[/blockquote]

Non fu una risposta secca, per fortuna pensai io. Fu più una maniera gentile di accondiscendere a quel ragionamento che mi fece capire come fosse riuscito ad ammettere di aver fatto il giusto, ma che era discutibile, e che l’orologio era frutto di una invenzione e di una meccanica che giravano a favore di qualcuno, non di tutti. Una vittoria, se fosse stata una sfida o una partita a premi. Ma qui era tutt’altro e in fondo credo che quell’ammissione così gentile nelle parole e nei modi sia degna di essere narrata perché il rapporto di forza di cui stiamo parlando, quello vissuto da mio padre, e quello conseguente, quello vissuto da suo figlio, non solo fanno una bella somma di tempo, ma sono – senza presunzione – una storia emblematica e forse paradigmatica per farci fermare. Riflettere e pensare. Proprio al tempo della rentrée.
Caricate gli orologi, ma prima accertatevi che siano quelli giusti.
Si riparte.

n.b. Con un pensiero speciale per chi le vacanze non ha potuto passarle fuori dalla propria casa, o per chi non le ha fatte proprio, per chi le ha fatte ossessionate dal pensiero di trovarlo quell’orologio innaturale, che risolve per ora quasi tutto nelle nostre vite



1 comment

  1. Pingback: drugrehabcentershotline.com alcohol addiction treatment

Lascia un commento