I falchi e le colombe, il cane Dudù, lo spompo, la bandana, le braghe calate o meno, il trittico ‘barcolla, vacilla, regge’ o meglio non cade, la benzina a due euro, il congresso del Pd, le correnti e il candidato, le feste della ripresa.
Il rapporto di forza di oggi pesa tutto sulle nostre spalle, perché per i suddetti protagonisti la manfrina è il proprio mestiere, talvolta redditizio, comunque mediatico e comunque raccontato con l’esasperante vizio dell’enfasi di chi ci propina le pagine politiche sui media.
di Angelo Miotto
Ma il rapporto di forza, questa volta, è come se si chiudesse all’interno di una bolla. I protagonisti sono quelli e i volti sono noti, al di là delle anagrafiche personali. La sensazione è che anche chi ci aveva provato a infondere entusiasmo, a cercare di ritrovare una vita da sezione e che si trova in quell’età in cui all’estero eleggono presidenti di governo, viva un’altra storia.
Il dibattito sui social media riesce ancora ad appassionare molti, ma un’attenta esegesi dei post e delle conversazioni che si srotolano nei post sono terribilmente simili a quelle che abbiamo letto e scritto negli scorsi mesi.
Il problema non sono più nemmeno i programmi. Quando un governo impossibile si forma sulla promessa di una nuova legge elettorale ed è pronto a cadere con la prospettiva di andare a votare ancora con la stessa legge porcata non ci sarebbe molto da aggiungere.
Ancora una volta c’è un serio e grave problema di coerenza fra quel che si dice e quel che si fa. Un dato che associato all’impoverimento sociale e culturale che stiamo vivendo inizia ad assumere i contorni di una indifferenza o disillusione ancora più forti dei dati di astensione che abbiamo registrato nelle ultime consultazioni di carattere elettorale.
[blockquote align=”none”]Quando anche l’odio da bar per ‘il politico’ o le frasi fatte ( ma ahimè con tanti appigli in cronaca) sul magna magna inizia a diventare un disco rotto che annoia anche il vecchietto più cinico sulle panchine del parco o il barista più avvezzo all’ammannire frasi fatte e pillole di saggezza popolare, il rapporto di forza scompare.[/blockquote]
Perché due forze che tirano in direzioni opposte sono un momento che può avere interesse e conseguenze, ma se in un duello non solo la pistola è scarica, ma ti giri e dai le spalle improvvisando un tresette con i tuoi padrini, allora siamo proprio alla frutta.
Forse il problema non è più né il rugoso condannato, né le contorsioni e non-sense a cui gli elettori o simpatizzanti del Pd sono stati sottoposti. È il senso di inutilità che viene trasmesso ai deleganti dagli stessi delegati e l’impermeabilità totale verso le nuove idee o i freschi entusiasmi.
Se non ci fosse la guerra in Siria, il Medioriente incendiato, la disoccupazione che fa macelli non solo economici, ma anche psicologici fra i più giovani, l’assoluta noncuranza verso investimenti in sviluppo e ricerca per un nuovo protagonismo, l’abisso della cafonaggine (con rispetto parlando per l’etimo del sostantivo) che sta erodendo alle vecchie buone maniere sempre più persone, potremmo pensare che la consunzione verrà e che si tratta di sedere ad aspettare sulla famosa sponda del fiume.
Il problema qui è che il cadavere che passa sarà il nostro, di chi crede a un ruolo centrale della cultura, dello sviluppo e di nuove forme di rappresentazione. Coerenti, allargate ai temi di tutti e non all’ombelico – per non scadere nel volgare – di pochi che ci tengono la vita in ostaggio.
Quando si parla di forza, in contesti sempre più frequenti, sostituire a quel sostantivo la parola violenza aiuta.
E i rapporti di forza, in questo caso, sono rapporti di violenza. In cui le vittime siamo noi.