Francia, contro la recidiva

Il ministro della giustizia francese Christiane Taubira sta studiando una riforma del sistema carcerario, affinchè chi esce dalle patrie galere non ci ritorni nel giro di qualche mese. Perciò ha ribattezzato il suo progetto ”legge contro la recidiva”.

di Alessandra Fava

La novità principale consiste nella personalizzazione della pena e nel fatto che al condannato sta in libertà, gli viene assegnato un lavoro socialmente utile e viene monitorato. La bozza di legge che consta in una ventina di articoli, verrà presentata in Consiglio dei ministri il 2 ottobre, ma si teme che la discussione slitti a primavera, dopo le elezioni amministrative.

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Quello che sulla carta potrebbe essere un vanto per la Francia, sta diventando occasione di schermaglie a colpi di fioretto all’interno dello stesso governo Hollande. La ministra Taoubira di recente ha sottolineato che non è facile far digerire una riforma penale a una ”società francese indottrinata e abituata al pensiero unico secondo il quale la prigione è la sola soluzione”, e ha aggiunto ”ci sono molte situazioni in cui la prigione non è la pena adatta e ci sono situazioni in cui la prigione è necessaria, anche se si tratta di pene corte”.  In effetti Taoubira ha il suo da fare a far capire il suo intento a una Francia abituata alle sparate di Sarkozy che definiva ‘racaille’ feccia, gli insorti delle banlieu. Così dai primi di settembre la ministra è impegnata in conferenze con cittadini, associazione e lavoratori del settore giustizia in tante città francesi e Le Monde ha ribattezzato il ciclo di incontri, ‘Tour de France’.

[blockquote align=”none”]In sostanza il progetto prevede che per reati con pene tra i 6 mesi e i 5 anni, il giudice decida subito la condanna, ma abbia qualche mese per decidere la pena valutando anche con i ”consigli penitenziari di inserimento”, equipe di psicologi e altro, che dovranno monitorare la persona in libertà. Se il condannato accede a un lavoro socialmente utile e se si comporta bene nel primo anno di ‘obbligo penale’ può avere anche delle riduzioni della pena. Se si comporta male o commette altri reati torna in prigione. Il giudice è tenuto a fare le stesse valutazioni per chi oggi è in carcere con pene anche inferiori ai 5 anni purchè il condannato abbia già scontato in reclusione due terzi della pena. [/blockquote]

La riforma però è oggetto di un tira e molla, anche perchè trova tra gli oppositori proprio il ministro degli interni Manuel Valls, esponente del partito socialista francese. Valls non si sa per protagonismo, volontà di far guadagnare al partito un po’ di voti a destra oppure per poca affinità con la Taubira, ha passato l’estate a sparare contro. Del resto, ha catalizzato i media nella calura estiva mettendo ad esempio in discussione i ricongiungimenti familiari e quindi l’arrivo di nuovi immigrati. Opionisti e politici pensano dunque che Valls strizzi l’occhio alla destra lepenista. Così il ministro ha recuperato al congresso del suo partito a fine agosto: ”siamo un governo di sinistra, siamo un partito di sinistra”.
Ma torniamo al progetto Taubira: in sostanza dopo due terzi della pena (per pene massime di cinque anni di carcere) il giudice può mettere in libertà il condannato impegnandolo in stage, lavoro di interesse sociale e sottoponendolo a un’equipe di psicologi e tutor che seguiranno il suo percorso. Al termine di ”libertà condizionata’ si preferisce quello di ”obbligo penale” per allontanare ogni sospetto di lassismo.

Al di là delle beghe politiche, non è facile capire come potrà essere applicata la riforma. Ad esempio, per formare equipe che seguiranno il condannato nella sua fase di reinserimento ci vogliono centinaia di nuove assunzioni e il governo avrebbe intenzione di creare solo 300 posti di lavoro tra qui e il 2015 per problemi di badget nazionale.
Il Sindacato della magistratura francese la settimana scorsa ha dichiarato che ”si è aspettato anche troppo per la riforma e governo e parlamentari devono mettersi al lavoro perchè sia esaminata quanto prima”.

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