Cavallo vincente non si cambia

Tempi lunghi? Qualche giorno, non due mesi, per capire chi farà parte della coalizione guidata da Angela Merkel, al suo terzo mandato consecutivo incassato con un successo indiscutibile.

di Nicola Sessa, da Berlino

Entro venerdì, al massimo, si risolverà il nodo Spd. I contatti con il partito socialdemocratico sono stati avviati e la riserva sarà sciolta dopo un’assemblea che si terrà, appunto, venerdì al quartier generale dello Spd.

Cavallo vincente non si cambia. “Mutti” (mamma) Merkel piace per la sua sobrietà, rassicura per la sua gestione a freddo di una crisi europea senza precedenti che ha schivato una Germania sempre in crescita. Mai sopra le righe, il suo comportamento ricorda quello di un’impeccabile impiegata – seppur prima inter pares – devota al compimento del dovere. Dal 2009, Angie ha portato al suo partito, la Cdu, un incremento dell’8 per cento. A Berlino si parla di successo personale più che di partito. Tutta Europa acclama la Cancelliera di ferro che, a diritto, affianca e sorpassa nell’album della storia anche la Lady di ferro, Margaret Thatcher.

Angela-Merkel

Merkel guiderà per altri quattro anni il paese architrave dell’Unione europea: dal suo timone dipenderà il corso del Vecchio Continente. Ribadito il suo europeismo, Angela Merkel ha anche chiarito un concetto fondamentale – soprattutto al socialdemocratico Peer Steinbrück: nessun “piano Marshall” per i paesi in difficoltà, Grecia in testa, nessun assistenzialismo. Si va avanti con l’austerità, il rigore, la responsabilità.

Si esulta per l’esclusione di Alternative für Deutschland, il partito anti-euro nato solo pochi mesi che ha raccolto comunque un 4,7% e rosee prospettive per gli anni a venire. Resta da capire questo, appunto: quanto e chi sia davvero europeista all’interno della politica tedesca. L’euro va difeso e protetto fino a quando è uno strumento utile alla supremazia della Germania. È legittimo sospettare che l’interesse nazionale rimane prioritario ed è naturale chiedersi se la ricetta del rigore sia la giusta cura per l’Europa o piuttosto un palliativo che l’accompagni al disfacimento. È percettibile, comunque, la voglia dell’elettorato tedesco di spingere verso un’austerità ancora più intransigente.

Chi si aspetta, anche in virtù di un probabile accordo con i socialdemocratici, un ammorbidimento della linea Merkel rischia di rimanere dunque molto deluso. Angela Merkel ha vinto perché ha saputo difendere gli interessi del paese con il volto europeista ed è difficile immaginare che possa tradire il mandato degli elettori (molti dei nuovi vengono da sinistra) che le hanno riconosciuto un ruolo importante nel successo della famosa locomotiva tedesca e che le spianano la strada per accedere al Pantheon politico al fianco di Konrad Adenauer e Helmut Kohl.



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