Goccia a goccia

Il rapporto di forza della settimana che ci siamo lasciati alle spalle in terra basca e spagnola è particolarmente importante. Un Blitz, un ballon d’essai per cercare di riportare vecchie dinamiche in primo piano, ma soprattutto un goffo tentativo di provocazione di un manganello di stato che non fa altro che far guadagnare punti a chi davvero vuole i nuovi tempi.

di Angelo Miotto

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7 ottobre 2013 –La manifestazione di Bilbao di sabato 5 ottobre è stata un grande successo. Una manifestazione blu e azzurra, i colori di Herrira, la piattaforma a difesa dei diritti umani e di sostegno ai familiari dei prigionieri baschi. Una folla immensa, il grido ‘Etxerat’, per i prigionieri, perché tornino a casa tutti quelli che ne han diritto e quelli che devono ancora scontare la pena siano avvicinati in carceri basche e non più vittime della dispersione.
Lunedì scorso la gran retata con il codazzo di guardia civil in tenuta da guerra, diciotto arresti, le vecchie parole che tornavano sulla bocca dei politici spagnoli: Herrira come tentacolo di Eta, gli arrestati accusati, quindi, di appartenenza o collaborazione a banda armata.

Giovedì, dopo le 72 ore di arresti chenon prevedevano i inque giorni di incomunicacion, quindi con meno rischi di comportamenti vessatori contro i 18, la decisione del giudice dell’Audiencia Nacional di mantenere le accuse, sospendere le attività di herrira, ma scarcerare 14 dei 18 e fissare una cauzione per gli altri quattro.

[blockquote align=”left” cite=”Ramon Sola, Naiz”]Los únicos tentáculos en este episodio son los del Estado, esos que utiliza para aferrarse como una lapa a un pasado que la ciudadanía vasca deja atrás cada día.[/blockquote] Nel frattempo, come scrive in maniera esemplare Ramon Sola dalle colonne di Naiz/Gara, è successa una cosa, un fatto, che alla Moncloa – sede del governo spagnolo – o nelle stanze in cui si discutono, o si dovrebbero discutere, le strategie del caso farebbero bene ad appuntarsi.
È successo che una parte maggioritaria della società civile dei paesi baschi e molta solidarietà internazionale, si è schierata immediatamente, con il proprio corpo, per dire basta alla politica del ‘todo es Eta’ che ha tenuto banco per più di dieci anni, è successo che molti che non sono di Herrira hanno difeso Herrira per quello che rappresenta in questo momento dire basta e gridare forte il proprio no all’ennesima barbarie di un teorema politico-giuridico che si vorrebbe rispolverare, così come esponenti del Partido popular e lo Stesso El Pais nelle sue analisi tornano a parlare di eventuali nuove illegalizzazioni di partiti.

Sola, nella sua analisi, scrive una cosa dirimente: che chi ha deciso per la retata di polizia, cercando i vecchi tempi, ecco sono quelli che sono rimasti legati ai tentacoli di dinamiche passate, perché la società basca ogni giorno si sta lasciando indietro questi rapporti di forza.

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Il dibattito sul ‘relato’, su cosa resterà nel racconto di oltre cinquant’anni di storia insanguinata, sui due fronti si badi, è un tema sensibile, eppure molti passi in avanti si sono fatti e si stanno facendo. In questo momento, come diceva la portavoce della sinistra indipendentista Laura Mintegi a Q Code Mag la società è più avanti dei politici.
E, aggiungo, i politici baschi sono comunque più avanti dei politici spagnoli o francesi, che stanno applicando una strategia abbastanza chiara: non fare nulla attendendo che Eta si dissolva consegnando arsenali e chissà che altro. L’errore è marchiano, perché questa strategia, che mantiene la repressione e la sofferenza della dispersione in una politica carceraria ormai assurda, è riuscita a creare una frattura sempre più profonda, se possibile.
Ora è sempre più evidente che l’unica soluzione possibile è quella che si giocherà nei Paesi baschi, perché Madrid e Parigi non rispondono, ma non hanno nemmeno più la sensibilità di capire cosa stia accadendo, perché continuano a porre il proklema dal punto di vista militare, utilizzando il sociale come ricatto.
[blockquote align=”none”]Il rapporto di forza, e la retata contro Herrira è stata una scarica di energia in questo senso, non fa che aumentare la forza e l’energia di chi vuole uscire da un contesto, di chi vuol emanciparsi completamente anche dal fatto che è con il nemico che si deve trovare un accordo. La reazione popolare, di rabbia, sostegno e simpatia per Herrira, con i suoi metodi nuovi, con il lavoro eccellente nella denuncia della tortura e a favore dei diritti umani, con una presenza politica equilibrata e intonata ai nuovi tempi, esprime in maniera chiara e netta quale sia la distanza fra chi costruisce la pace e chi non vuole neanche aprire un tavolo per parlare della guerra che fu, di armi e prigionieri.[/blockquote]
C’è, forse, tutto l’egoismo dello stato-nazione, che si sente oggi più che mai nudo in un consesso confederativo e globalizzato, che si esprime insieme alla Sagna profonda più marcia, i vecchi orti con la divisa, mondi paralleli in cui – come disse la guardia civil a un direttore di un giornale basco arrestato mentre lo stavano torturando – non c’è che da ‘dimenticarsi della Costituzione’. Quei mondi sono lenti a morire, in un Paese che tollera gli aquilotti sulle bandiere di Franco ed è incapace di processare i torturatori franchisti su rischiesta di giudici argentini. Anzi, l’unica cosa che sa rispondere sta nei domiciliari concessi al generale Galindo, torturatore, mandante del sequestro e delle torture e dell’omicidio di Lasa y Zabala, due giovani baschi prelevati, torturati, fatti sparire, uccisi e sepolti nella calce viva e che solo uno strano destino riportò all’attenzione di tutti. I giorni dei funerali i parenti vennero presi a manganellate, come cani.

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Guardando indietro sembra partigiano dire che l’unico vera protagonista di questa svolta che ha portato alla fine della lotta armata basca è stata l’izquierda abertzale, la sinistra basca. Eppure è così. A partire da quella sera in cui arrestarono Arnaldo Otegi, Miren Zabaleta, Rafa Deiz e altri dirigenti della sinistra basca: era ottobre del 2009, il 13.Stavano mettendo le basi per arrivare alla decisione di Eta di mettere fine alle proprie azioni armate. E il giudice Baltasar Garzon andò a prenderseli, mettendo a serio rischio il cammino politico che portò a una vera e propria rivoluzione copernicana nei mesi successivi. Il giudice sapeva quale fosse la posta sul piatto perché i giornali vicino all’esecutivo scrivevano, allora, che da otto mesi i dirigenti della sinistra basca era sotto controllo, i loro movimenti erano spiati, seguiti, registrati.

Il 20 ottobre del 2011 Eta annuncia la fine delle proprie attività armate e molti speculano sul fatto che fra pochi giorni potremmo assistere a un nuovo comunicato da parte dell’organizzazione basca. Basta attendere il 20 per capire se davvero ci sarà posta e che cosa ci sarà scritto dentro.

Per il resto c’è solo lo slogan della manifestazione di Bilbao: tantaz tanta. Goccia a goccia. Un mare.



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