Peperoni: La bellezza (di Venezia) è importante

[note color=”000000″]
Sono passati almeno 10 anni dall’uscita di ognuno dei film che rivisiteremo in questo spazio, eppure, nel bene o nel male, nulla pare essere cambiato. Pare che le tematiche siano più attuali del previsto. Dunque, si ripropongono, proprio come i peperoni. Speriamo solo di digerirli il prima possibile[/note]

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/Schermata-2013-07-12-alle-14.20.02.png[/author_image] [author_info]Alice Bellini. Scrittrice, si laurea in cinematografia tra Londra e New York. Non è una critica di nulla, ma le piace dire la sua, sapendo che, comunque, la risposta a tutto è inevitabilmente 42.[/author_info] [/author]

“Allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla. È importante la bellezza, da quello scende giù tutto il resto.”

[sz-youtube url=”http://www.youtube.com/watch?v=WOg-x6DOuYo” /]

Non so se queste parole Peppino Impastato le abbia mai pronunciate veramente. A me piace pensare di sì e spero che qualcuno un giorno me ne dia la conferma. Al momento, di sicuro le pronuncia ne I Cento Passi, italianissima e bellissima pellicola del 2000 firmata Marco Tullio Giordana, che racconta la storia di Peppino Impastato, interpretato da un giovanissimo Luigi Lo Cascio, e di come venne ucciso.

I Cento Passi è una pellicola che è un po’ entrata nell’immaginario collettivo di una generazione, la mia, che quando uscì il film aveva tra i 10 e i 20 anni, segnandola e ispirandola, in qualche modo, e diventando una specie di caposaldo. D’altronde, è un film davvero emozionante, che racconta, con regia superba e interpreti impeccabili, la forza del coraggio, la profondità dell’amore e quanto esso sia diverso dal più mero concetto di famiglia e legame sanguigno. Racconta di sogni e speranze. Racconta di un uomo che non è solo un uomo, ma anche un esempio. Racconta dell’importanza della bellezza.

Che le abbia pronunciate davvero o meno, sono sicura che Peppino quelle parole le direbbe anche oggi davanti, ad esempio, a uno scempio come quello delle grandi navi da crociera che entrano e escono indisturbate e mastodontiche dai canali in centro a Venezia, “Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare, la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti”.

Non approfondirò oltre il discorso delle Grandi Navi, credo che Bruno Giorgini abbia provveduto in maniera veramente esaustiva nei suoi bellissimi interventi sempre qui su Q Code.

Mi limiterò a ricordare l’importanza della bellezza. Proverò a rivalutarla, perché fin troppo a lungo è stata svalutata e martoriata, etichettata come inutile e transitoria, superficiale, stupida. Troppo a lungo è stata confusa con il più semplice aspetto esteriore delle cose, con l’apparenza, mutevole e destinata a svanire, di cui questa nostra epoca è piena zeppa. Ma quella non è bellezza. La bellezza non si ottiene con il trucco, o con il bisturi, con la polvere nascosta sotto il tappeto, o con fiocchi e ornamenti. Non si ottiene aggiungendo, o peggio, coprendo. La bellezza si può raggiungere solo con l’apertura, con lo scoprire, il donare al mondo, lo spogliare, il mostrare, il mettere a disposizione. La bellezza è un’essenza di generosità. Dona piacere.

Capiamo bene, quindi, che la bellezza è un valore profondo e permanente, quasi un ideale. Se tutti abbandonassimo le nostre idee e convinzioni e cominciassimo a vivere la vita in funzione della bellezza, forse raggiungeremmo picchi di benessere mai raggiunti prima. Perché la bellezza è un motore potente, ha una forza molto più grande di quello che si pensa. Se una cosa è bella, tutto il resto, di conseguenza, vorrà esserlo altrettanto, uguagliandola nella maniera più naturale possibile. E tra tante cose belle, le cose brutte si individueranno a colpo d’occhio, senza neanche il bisogno di stare a parlarne, senza alcun dubbio sulla loro bruttezza, come le grandi navi a Venezia.

Perché la bellezza è un esercizio di sensibilità. È un metodo infallibile per riconoscere ciò che fa male, che avvelena e imbruttisce. Fa riconoscere ciò che è negativo. La bellezza educa a cercare la bellezza, a pretenderla e difenderla. Educa ad allontanare le cose brutte, maligne, gli agenti che disturbano, i difetti. Capacità così grandi ce l’hanno poche cose al mondo. Non svalutiamole. Da esse scende giù tutto il resto.

Continuiamo a ricordare cos’è, la bellezza. Continuiamo a impararlo e insegnarlo. Smettiamo di confonderla. Se non è la legalità che vogliamo difendere, che sia almeno la bellezza. Non lasciamolo solo, ancora una volta, a Peppino. Loro non aspettano altro che il nostro disimpegno. Loro non aspettano altro che la nostra bruttura.



Lascia un commento