Imran Qureshi

Sede: Macro, Roma ( 35 opere e 2 site-specific). Info: Museo Macro
Fino al 17 novembre

di Irene Merli

9 ottobre 2013 – Colpiscono profondamente le opere di Imran Qureshi. Lo si vede dallo sguardo delle persone che vi restano affascinate in questa mostra di Roma, sua prima personale in Italia, o di quelle che scoprono un suo piccolo ciclo di miniature nel fecondo caos creativo dell’ultima Biennale di Venezia, il Palazzo Enciclopedico.

La cifra personale di Qureshi e’ infatti caratterizzata da una fusione di tradizione orientale, contemporaneità occidentale e attualità politica del lontano e tormentato Paese da cui viene: il Pakistan. Nelle opere di Qureshi convivono l’antica arte della miniatura moghul,  (che si è sviluppata nel subcontinente indiano tra il XVI e il XVII secolo d.C.), gli ornamenti floreali, il colore d’oro degli sfondi e le forme ovali con il dripping e altre tecniche dell’astrattismo occidentale. E il Pakistan è presente in ogni sua creazione, non solo per la raffinata tradizione visiva a noi quasi sconosciuta, ma anche per gli elementi personali e della realtà di quel Paese che e’ impossibile non cogliere.

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Un esempio, di quelli che prima e più ci colpiscono? I dripping in acrilico rosso: sembrano schizzi di sangue che investono le figurine finemente disegnate, invadono le  opere ovali in campo d’oro o costituiscono il colore delle grandi decorazioni floreali. Le opere di Qureshi sono quindi forti e preziose al tempo stesso, e per questo davvero originali  nel panorama internazionale.
L’ artista, vincitore quest’anno del premio Artist of the Year della Deutsche Bank, ha 41 anni, vive e lavora a Lahore dove ha studiato l’antica pratica della miniatura, che si esegue a gambe incrociate anche per dieci ore. Appresa a dovere questa tecnica, ne ha forzato i confini inserendovi figure della sua vita quotidiana in abiti attuali o con oggetti contemporanei. Ed e’ lui stesso a spiegarci come è nato il suo particolare, drammatizzante uso del dripping di derivazione del grande Pollock. Nel 2010 era avvenuto un grave attacco terroristico in un mercato pieno di gente, il R.A.Bazaar di Lahore.

Qureshi aveva perciò’ dipinto un grande quadro intitolato You Who Are My Love and My Life’s Enemy Too in cui per la prima volta aveva imbrattato la superficie dell’opera di sangue. “Vedere annientare delle vite umane con tanta gratuità mi ha provocato una forte emozione”, ha spiegato in un’intervista.”Nel mio studio c’era una particolare tonalità di rosso scarlatto che pareva sangue; l’ho notato dopo aver visto in tv le immagini dell’attentato. Quel colore prediceva le immagini del dipinto”.

Altri autori a cui Qureshi narra di essersi inspirato nella sua poetica di alternanza tra dolore e speranza sono Frida Khalo, per la sua brutale sincerità sullo strazio e  la teatralità della narrazione, e David Hockney, per l’uso libero e versatile di diversi mezzi espressivi. Niente di meno. un cocktail intensissimo che una volta mischiato alla sua sensibilità e ben shakerato ha prodotto una voce tra le più intense e peculiari viste quest’anno, che attira pubblico sia in Oriente che in Occidente proprio per il mix tra raffinate capacità tecniche e immediatezza di emozioni drammatiche che subito si fanno politiche. Ma senza mai sfiorare ideologia o tentazioni di compiacere.

N.b. La collezione di arte contemporanea della Deutsche Bank sezione Italia (oltre 400 opere) è ospitata a Milano, in via Turati 25, nella sede della Banca. Fino al 14 novembre si può’ ammirare anche la creazione site-specific di Imran Qureshi sul roofgarden del Metropolitan museum di New York



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