Spirit Children

“Se il bambino non muore significa che non è posseduto. Se il bambino muore significa che è posseduto”. Reminiscenze di inizio novecento, paura del diverso e società arcaica africana

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/foto-tessera.jpg[/author_image] [author_info]di Alessandro Ingaria. Vivente. Laureato in giurisprudenza, con un passato di consulente gestionale per imprese profit e non, nel 2008 inizia una rivoluzione esistenziale: da cittadino del mondo, lavora in Afghanistan, in Latino America e in Est Europa, sperimentando soluzioni biopolitiche innovative sulla tematica dei diritti umani. Intensa l’attività creativa, da autore di articoli per riviste e periodici online (tra cui Peacereporter) a ideatore di progetti audiovisivi sull’analisi complessa delle comunità umane odierne. E’ uno dei fondatori del movimento Geronimo Carbonò. www.geronimocarbono.org[/author_info] [/author]

9 ottobre 2013 – “Un bambino posseduto è determinato, sin dal suo concepimento, ad uccidere tutte le persone intorno a lui. Specialmente il padre e la madre. Questo è il motivo per cui il padre e la madre si ammalano quando il bambino nasce.” La comunità si convince che il bambino sia posseduto e che presto ucciderà altri membri della famiglia. “Quando sono rimasta incinta, mi sono ammalata –  racconta Anada Apanga, della comunità Yua, nel Ghana del nord – e quando il bambino è nato non sono guarita. A quel punto loro hanno iniziato a dire che era un bambino posseduto. Un giorno hanno portato un uomo di medicina che ha ucciso mio figlio”.

Anas Aremeyaw Anas è un giornalista d’inchiesta, che ha deciso di occuparsi del fenomeno degli Spirit children. Essendo riuscito a rintracciare una persona che si occupava di trattare i bambini posseduto, di solito bambini affetti da disabilità, è riuscito a prendere contatto con chi si occupava di uccidere e poi bruciare gli Spirit Children. Fingendo di avere un figlio affetto da problemi, gli viene consigliato di rivolgersi ad un oracolo. Affronta quindi una cerimonia che “diagnostica” che  suo figlio è posseduto. “Noi dobbiamo andare nella casa ed uccidere lo spirito” decreta l’oracolo. Costo dell’operazione: un pollo maschio, due galline e circa 40 dollari.

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Dopo aver preso accordi con alcuni uomini del villaggio, la procedura inizia. L’uomo di medicina cerca le radici, per realizzare il preparato che verrà somministrato al bambino posseduto. “Ho trattato tre ragazzini in questa zona. Una era una ragazzina di dodici anni con il seno piccolo. Le abbiamo detto che era un antimalarico. Lei ha bevuto il preparato [risate] e il preparato ha fatto il suo effetto. Subito dopo il padre mi ha pagato per il servizio. Lo spirito maligno vuole che il denaro sparisca velocemente” racconta davanti alla telecamera nascosta l’uomo di medicina.

Anas, che condurrà queste persone presso il suo fittizio figlio, ha preparato la casa con l’installazione di un impianto televisivo a circuito chiuso. Attende l’arrivo del concoction man, colui che somministra il preparato. All’arrivo di questi e dell’uomo di medicina, mostra il bambino disteso nel lettino. Gli uomini si apprestano a somministrare la pozione al bambino posseduto. I preparativi continuano, viene acceso un fuoco e fatte bollire le radici. Al momento di somministrare il “farmaco”, il bambino vero viene sostituito tempestivamente con un manichino di gomma e avviene l’intervento della polizia, allertata dal giornalista. Il blitz continua  e permette di arrestare varie persone coinvolte.

Minuto venticinque. Termino la visione del video per scrivere questo breve articolo. Chiudo gli occhi. Mi fermo. La bocca è asciutta e fatico a pensare a qualcosa. Sono turbato. Per un attimo mi ritornano in mente i molti episodi in cui la diversità in Italia viene considerata come un pericolo. Ricordo che, a pochi chilometri da casa mia, non molto tempo fa, hanno ricoverato in ospedale una ragazza in condizioni critiche per i ripetuti tentativi di curare un’anoressia con l’esorcismo. Il Ghana non è così lontano.

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Gli effetti del documentario, trasmesso da al-Jazeera, e delle numerose denunce di ONG e giornalisti, sono stati importanti. Le autorità locali hanno intrapreso azioni volte all’eliminazione della pratica dell’uccisione dei bambini, nati con disabilità fisiche o problemi di alimentazione, che vengono considerati posseduti, quindi portatori di disgrazie.  E’ interessante il metodo attuato: ai concoction man viene data la possibilità di essere impiegati in strutture che lavorano con bambini affetti da disabilità, per evitare l’incarcerazione.

Un esempio di possibile riabilitazione delle persone, ad ulteriore dimostrazione che il Ghana, tra i pochi paesi africani che hanno sottoscritto numerose convenzioni per la difesa dei diritti dell’infanzia, si sta impegnando per risolvere i propri problemi.



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