Mozambico, vent’anni dopo

[author] [author_image timthumb=’on’]http://www.buongiornoafrica.it/wp-content/uploads/2012/06/raffa01.jpg[/author_image] [author_info]di Raffaele Masto. Faccio il giornalista e lavoro nella redazione esteri di Radio Popolare. Nei miei oltre venti anni di carriera ho fatto essenzialmente l’inviato. In Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa, continente nel quale viaggio in continuazione e sul quale ho scritto diversi libri dei quali riferisco in altri spazi del blog www.buongiornoafrica.it. Insomma, l’Africa e gli africani, in questi venti anni, mi hanno dato da vivere: mi sono pagato un mutuo, le vacanze e tutto ciò che serve per una vita di tutto rispetto in un paese come l’Italia.[/author_info] [/author]

In Mozambico sembra di essere tornati al tempo della guerra civile. Ci sono stati scontri tra l’esercito, espressione del partito al potere, il Frelimo, e guerriglieri della Renamo.

Frelimo e Renamo, Fronte di Liberazione del Mozambico, e Renamo, Resistenza Nazionale Mozambicana, erano le due formazioni protagoniste della guerra civile che ha insanguinato il paese dopo l’indipendenza, ottenuta dal Portogallo nel 1975, fino al 1992. In quest’anno, infatti, la guerra civile terminava formalmente con gli accordi di pace di Roma, mediati dall’Italia e dalla Comunità di Sant’Egidio. Adesso a venti anni di distanza la Renamo ha detto di voler disconoscere quegli accordi e, di conseguenza, di voler rigettare il paese, almeno formalmente, nella guerra civile.

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La situazione è precipitata dopo che l’esercito ha attaccato domenica la base della Renamo di Santungira nei pressi di Gorongosa, nella provincia centrale di Sofala, dove dall’agosto dello scorso anno si è insediato il leader dell’opposizione Afonso Dhlakama insieme ad alcune centinaia di ex-miliziani.

L’attacco, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa del Mozambico, sarebbe stata una risposta all’agguato contro una pattuglia dell’esercito la settimana scorsa.

Insomma la stabilità politica che ha consentito al Mozambico di diventare uno dei paesi più promettenti dal punto di vista economico sembra essere seriamente a rischio.

Probabilmente tutto questo è dovuto al fatto che il Mozambico, che un tempo era considerato un paese senza risorse minerarie e energetiche di rilievo, è invece diventato una sorta di promettente forziere: nella regione di Tete è stato scoperto il più grande giacimenti di carbone, nell’estremo nord vaste riserve di petrolio e gas naturale, all’interno giacimenti di oro e pietre preziose. Evidentemente si tratta di risorse contese per il cui sfruttamento non si riesce a trovare un valido equilibrio tra le potenze che le vogliono controllare e le fazioni interne e le lobby economiche del potere in seno al Frelimo.

Per ora la guerra civile è una minaccia. Probabilmente al tavolo del poker sul quale si sta giocando la partita della spartizione delle risorse è una sorta di rilancio, o un bluff al quale qualcuno adesso deve rispondere.

Il caso del Mozambico però è emblematico. Un caso con il quale si comprende in modo evidente quali sono le origini delle guerre africane.

E’ come se venti anni non fossero nemmeno passati: tutto uguale agli anni ottanta, il Frelimo, la Renamo, anche il leader di quest’ultima formazione, quel Dhlakama che nel 1992 aveva accettato la pace in cambio di un ruolo (che gli era stato concesso) nel futuro politico del paese.

Per disinnescare un conflitto che non c’è ancora ma che potrebbe gettare, di nuovo, questo paese nelle paludi della instabilità politica del conflitto si dovrebbe innanzi tutto capire (e fermare) il flusso di denaro e di promesse di potere che evidentemente qualcuno fa scorrere nel paese.



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