Berretti rossi di Bretagna

Domenica 27 torno in Italia avendo ancora negli occhi le immagini che tutte le televisioni francesi hanno mandato in onda degli scontri che a Pont – de –Buis nel Finisterre, provincia bretone, per l’intera giornata hanno visto da una parte operai, piccoli artigiani, contadini, camionisti, pescatori, circa duemila, e dall’altra circa duecento tra CRS, diciamo la celere francese, e gendarmi mobili (un po’ come i nostri carabinieri) che poi hanno ricevuto rinforzi.

di Bruno Giorgini

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28 ottobre 2013- I partecipanti alla manifestazione,indetta dal “colletivo bretone per il lavoro”, un organismo popolare autonomo,  portavano delle berrette rosse,  a ricordo della rivolta dei berretti rossi bretoni contro la fiscalità del XVII secolo, e volevano distruggere con una azione esemplare una sorta di portico che di traverso la strada misura la ecotax che devi pagare. Uno dei dimostranti ha avuto una mano troncata, un altro è stato colpito da una pallottola di gomma al collo, anche un paio di agenti sono stati feriti, mentre la strada nazionale è rimasta bloccata per tutta la giornata di sabato, e domenica pomeriggio ancora non era stata riaperta.

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Questa giornata di vera e propria rivolta contro l’aumento delle tasse  non è un fulmine a ciel sereno. Da mesi la Bretagna è percorsa da manifestazioni, blocchi, proteste. Inoltre la sera di venerdì 14 trattori con rimorchio avevano scaricato davanti al centro per le tasse di Morlaix alcune tonnellate di letame e cavoli, e c’era stato anche un incendio controllato dai pompieri, e il fuoco è stata l’arma dei dimostranti per tutta la giornata che tra l’altro bruciavano balle di fieno spingendole poi verso i CRS, mentre sabato sera c’era stata la manifestazione allo stadio, e sempre sabato un’operazione tartaruga con i trattori che bloccavano la circolazione. Infine in questa brevissima cronaca, un recentissimo sondaggio dice che l’85% dei bretoni non ha più alcuna fiducia nel governo, e la Bretagna alle ultime presidenziali ha votato in gran maggioranza a sinistra, mentre sabato i mezzi dei manifestanti avevano delle false targhe con il numero del Presidente Hollande, come dire sei tu Hollande il responsabile della nostra presenza qui. E per il 2 Novembre è indetta una nuova manifestazione a Quimper, che promette di essere calda. Ma torneremo su questo sabato che conclude una settimana terribile per Hollande, il governo e il PS; qui vorrei dire che  mi ha colpito, leggendo domenica 27 il Corsera, Repubblica e il Manifesto, non trovare notizia di questa rivolta.

Una rivolta che avviene non nella mediterranea Grecia strangolata dalla troika (FMI, BCE, UE), o in Spagna e Portogallo, anche loro paesi sciamannati con stranezze come gli indignados, ma nella razionale cartesiana Francia, secondo la vulgata architrave con la Germania della costruzione europea, potenza economica, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con tutta la grandeur del caso,e un presidente socialista. Neppure siamo di fronte alla ormai solita rivolta delle banlieue coi beurs, giovani figli di immigrati naturalizzati francesi, sulle barricate, beurs, e altra marmaglia giovanile, che si sa sono emarginati cronici e semidelinquenti, anzi delinquenti del tutto. Qua sono i solidi contadini bretoni della Francia profonda a ribellarsi, e forse la loro insorgenza non è che la punta di un iceberg. Magari è un segnale per l’intera Europa, magari val la pena pensarci su.

 



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