Corridoio Nord – 1 parte

A settembre 350 profughi sono stati rimandati in Italia, intercettati mentre cercavano di raggiungere la Svezia. Parte da Milano il nostro reportage che ripercorre il viaggio dei siriani verso il nord Europa

di Lorenzo Bagnoli, da Terre di Mezzo

Milano è un’isola persa nel mezzo di un mare d’Europa: una Lampedusa sul continente. Da qui dipanano le rotte verso il nord, sinonimo di salvezza: Germania o Svezia, soprattutto. “In Italia non va bene. Non c’è lavoro, non c’è casa”, dice Usan, uno dei pochissimi siriani che parla inglese tra i 270 ospiti di via Aldini, il centro di accoglienza temporaneo approntato dal Comune di Milano con la onlus Progetto Arca. Fino a quest’estate, attraversare l’Europa, era abbastanza semplice. Da settembre le polizie di Austria, Germania e Francia hanno man mano intensificato i controlli e sono iniziati i primi “respingimenti via terra”. Chi viene fermato è costretto a rientrare in Italia. Fino ad agosto venivano respinti dall’Austria in media 150 profughi al mese, a settembre sono stati più del doppio: 350. Dato che treni e autobus sono sempre più sorvegliati, si è ingrossato il mercato dei passeur illegali, “scafisti di terra” che offrono viaggi in auto verso le principali città del nord Europa con prezzi che variano tra gli 800 e i 2mila euro a persona.

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Non c’è da meravigliarsi che i profughi facciano di tutto per raggiungere la Svezia. A Stoccolma, in quattro mesi, un rifugiato con una famiglia a carico ottiene circa 20 mila euro, una casa e un corso di avviamento al lavoro. Tra il 2012 e il 2013 i richiedenti asilo nel Paese scandinavo sono stati 14.700. “La differenza tra Italia e altri Paesi del nord sta nel sistema di accoglienza”, commenta dalla Svezia Lara Olivetti, consulente legale di importanti ong e membro dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi).

La legittima aspirazione di lasciare l’Italia s’infrange, però, sul muro della Convenzione di Dublino. A gennaio andrà in soffitta per l’entrata in vigore del nuovo regolamento, ma il nervo centrale resta ancora scoperto. Il testo prevede infatti che il primo Paese che accoglie un profugo abbia l’onere di valutare la sua richiesta di asilo. Ed è per questo che i siriani quando sbarcano in Italia si rifiutano di rilasciare le impronte, per essere liberi di poter poi proseguire verso Nord. “Le autorità italiane non dovrebbero permetterlo, altrimenti violano la Convenzione di Dublino”, precisa Olivetti. Nel 2011 con l'”emergenza Nord Africa”, il nostro Paese aveva concesso ai profughi (in fuga dalla Libia) un permesso di soggiorno della durata di un anno, valido per espatriare. “Questa volta le autorità europee non permetteranno più all’Italia di adottare un provvedimento del genere, perché non è previsto dalla Convenzione di Dublino”, aggiunge Olivetti. Questa è la legge scritta. Spesso lettera morta rispetto a quanto accade in realtà: “La polizia italiana spesso fotosegnala solo il capofamiglia di un gruppo perché spera che i siriani riescano ad andare altrove”, conclude Olivetti.

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Mille euro ciascuno, prendere o lasciare. Si parte a mezzanotte e mezza dalla zona di piazzale Loreto e si arriva il giorno dopo. È il viaggio che un trafficante egiziano ha offerto ad Ahmad, suo fratello e le sue due figlie di 7 e 21 anni. Quattromila euro per 1.100 chilometri, con destinazione Amburgo. Queste sono le tariffe dei passeur di terra, un microcosmo criminale che affolla tutte le notti della Stazione Centrale di Milano, dall’inizio di settembre. I passeur si dividono in due gruppi: chi porta i profughi fuori dall’Italia e chi si accontenta delle briciole, con spostamenti all’interno della città a prezzi comunque folli. Per 15 minuti di strada chiedono 30 euro.

Il trafficante ha abbordato la famiglia di Ahmad in stazione. Il profugo voleva partire con il treno, ma poi il passaparola gli ha messo paura: dicono che ormai dalla frontiera non si passa, che i controlli sono sempre più frequenti. Ahmad e la sua famiglia sono stati ospiti per dieci giorni a casa di una delle volontarie italiane che alla Stazione Centrale cercano di aiutare i profughi. Il passeur di Ahmad è andato un paio di volte anche a casa della volontaria, per tranquillizzare tutti sulla sua buona fede. “’Siamo fratelli viaggiamo insieme’, diceva sempre – ricorda la signora -. Siccome usavano il mio telefono per comunicare, ora sono assillata di chiamate da tutti i trafficanti di Milano che mi chiedono se ho ospiti”. Il giorno della partenza la signora s’è trovata in casa due rumeni: erano i conducenti della vettura. Della stessa nazionalità è anche l’automobile con cui è partito il gruppo. La signora si è segnata tutto, con il timore di non rivedere più quelli che per dieci giorni sono stati i suoi ospiti.

Di questo viaggio verso Amburgo, la signora non sa nulla. Sa solo che si è concluso e che finalmente Ahmad è dove voleva essere. Già il 15 ottobre aveva provato a lasciare Milano dalla Stazione centrale, con un Tgv diretto a Parigi. A bordo c’erano 15 siriani. A Modane, appena oltre la frontiera con la Francia, sale la gendarmeria. In treno c’è una gran confusione: in 11 scappano a piedi, dalla stazione. La famiglia di Ahmad rimane a bordo. Li fermano perché il loro documento, il passaporto che hanno in mano, non è valido per l’espatrio: lo conferma un doppio verbale redatto a Modane e a Bardonecchia.

Le forze dell’ordine francesi effettuano il fotosegnalamento e li rispediscono in Italia. I biglietti erano stati procurati loro da un “passeur” tunisino, che s’era approfittato di loro chiedendo, anche in quel caso, mille euro a persona. Non avevano potuto farsi aiutare dall’amica italiana: erano appena scesi a Milano e già volevano ripartire. Il primo che prometteva un modo per oltrepassare il confine era sinonimo di salvezza. Così si sono fidati.

Il 10 ottobre la famiglia era sbarcata a Catania: erano in 263 i migranti a bordo di una carretta del mare. Per fortuna sono arrivati tutti sani e salvi. In Egitto i trafficanti avevano però fatto razzia degli ultimi risparmi di tutta la famiglia di Ahmad: hanno fatto sparire 40 mila euro. Qualche parente ancora in Siria è riuscito a rispedire altri soldi in Italia, una volta giunti a Milano.

La signora che ha ospitato Ahmad è ancora sconvolta. Racconta la storia della “sua famiglia” ossessivamente. Ed ogni sera trascorre qualche ora in Stazione Centrale per aiutare gli ultimi arrivati. “Qui nessuno dice niente, sembra tutto normale”, si sfoga. Insieme a lei ci sono sempre altri volontari legati alle associazioni dei musulmani milanesi: “Nel resto d’Europa non c’è niente di simile – spiega Davide Piccardo del Caim, coordinamento associazioni islamiche di Milano – per le associazioni sarebbe come sostituirsi allo Stato in un compito che è dovuto ai richiedenti asilo. Ma si sa, in Italia è sempre tutto più complicato”.



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