Francia, cronaca di una settimana cruciale

Ci sono settimane così, in cui  le nervature della crisi di una società politica e civile vengono tutte insieme allo scoperto, stridendo dolorosamente: accade in terra di Francia tra il 20 e il 27 ottobre.

Da Parigi, Bruno Giorgini

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Quando la lotta paga. E’ proprio il caso di dirlo. Dopo la rivolta popolare di sabato 26 in terra di Bretagna contro l’instaurazione dell’ecotax, il Primo Ministro Jean-Marc Ayrault martedì 29 annuncia che la tassa è sospesa su tutto il territorio nazionale, mentre cominceranno dei colloqui con le parti sociali. Inoltre il governo ha anche ritirato gli aumenti delle tasse sui piccoli risparmi, essenzialmente assicurazioni previdenziali, sanitarie e sulla vita, aumenti annunciati sempre sabato 26, e che avevano suscitato un coro di critiche, andando palesemente a incidere sui redditi, sempre più magri, del ceto medio e delle classi lavoratrici. Tra l’altro mentre il governo preparava questi aumenti, veniva pubblicata la notizia che oltre 350.000 cittadini/e francesi, guarda caso ricchi se non ricchissimi, avevano eletto a proprio domicilio fiscale paesi esteri, a imitazione dell’attore Depardieu, che è finito addirittura in Russia pur di non pagare le tasse sul patrimonio.

 

[blockquote align=”right”]Gli incubi di Hollande.portano nomi feminili, in primis Leonarda e Marine[/blockquote]. Leonarda ha 15 anni e il 9 ottobre, mentre partecipa a una gita scolastica, viene fermata e prelevata dai poliziotti, quindi con l’intera sua famiglia, padre, madre, fratelli e sorelle, rispedita forzosamente nella terra d’origine, il Kossovo. E’ un fatto senza precedenti con un Presidente e un governo socialisti, e rarissimo anche con Presidenti di destra. Quando Sarkozy ci provò, fu una mezza insurrezione delle coscienze, e dovette interrompere questa pratica. Intanto nacque il Réseau Education sans Frontières, che all’indomani del fermo e espulsione di Leonarda ne chiede il rientro immediato, assieme a tutti gli insegnanti della scuola dove la ragazza studiava. Anche le acque socialiste si fanno agitate, il ministro dell’educazione (da noi la pubblica istruzione, distinzione linguistica non senza significato) Vincente Peillon chiede che le scuole siano proclamate intoccabili, che “on sanctuarise l’école”. Nel mentre Manuel Valls, ministro degli interni, il socialista più a destra dell’universo, e in Francia più a destra della stessa destra democratica, mette in piedi una inchiesta amministrativa per verificare se non ci siano stati abusi o violazioni delle leggi da parte della polizia: ovviamente nessuna irregolarità viene rilevata, se non la violenza esercitata contro una ragazzina messa in stato di fermo davanti a tutte le sue compagne e compagni di scuola. Allora scendono in piazza i liceali, prima centinaia, poi migliaia a Parigi, infine decine di migliaia in tutta la Francia.

Per i socialisti anche i più ottusi suona il campanello d’allarme, tanti giovani infuriati vuol dire anche tante famiglie infuriate, e Hollande nei sondaggi già veleggia intorno al 34 – 35%, un record verso il basso. Così decide di metterci una pezza, tentando di salvare la capra, ovvero Valls che rifiuta categoricamente di tornare indietro rispetto all’aspulsione della famiglia, e i cavoli cioè Leonarda il cui caso è ormai di portata internazionale, e l’immagine degli sbirri di Valls che invadono un bus pieno di scolari proprio non giova. Il Presidente parla alla nazione  in forma solenne, come si usa qua, con le bandiere nazionale e europea sullo sfondo, l’inquadratura fissa e l’uomo impettito: l’espulsione non era irregolare, ma “se lei ne fa domanda, tenuto conto delle circostanze, e vuole proseguire i suoi studi in Francia, una accoglienza le sarà riservata, a lei e a lei sola”. Uno strabiliante non sense, la cui evidente stoltezza viene messa in pieno rilievo quando, di fronte a radio e televisioni di mezzo mondo, Leonarda pochi minuti dopo, praticamente on line, gli risponde che rifiuta l’offerta: “Io non andrò sola in Francia, non abbandonerò la mia famiglia, non sono la sola a dover andare a scuola, ci sono anche i miei fratelli e le mie sorelle.” Così, come nella famosa favola, un bimbo, stavolta una bambina, grida “il re è nudo” e mezzo mondo se ne accorge; se non nudo Hollande resta certamente in mutande, e la sua autorità finisce demolita dalle semplici parole di una giovinetta. A sinistra recita Liberation a proposito dell’intervento presidenziale:vide (vuoto), e poi Immigration: la gauche se désintégre (immigrazione: la sinistra si disintegra), a destra Le Figarò titola: fiasco, con l’impietosa foto di Hollande con l’aria che vorrebbe solenne, e dopo la replica di Leonarda appare soltanto retorica se non goffa.

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[blockquote align=”right”]In questo mare si solleva la vague bleu marine, l’onda blu (il colore della Rapubblica) marina, come Marine Le Pen ha ribattezzato il Fronte Nazionale, trasformandolo da scarafaggio nero in bell’immagine colorata senza confini, nonostante sui confini fondi gran parte della sua politica e del suo seguito.[/blockquote] Le Pen impazza in tutte le reti televisive e va in onda su tutte le radio, irridendo i socialisti che quasi sempre non sanno che pesci pigliare, balbettano, svirgolano, cambiano discorso, e schiaffeggiando la destra democratica, anch’essa attonita, se non sgomenta. In realtà questo Presidente debole, impacciato, praticamente inutile mette in crisi l’intero establishment della V Repubblica, che tanto a destra quanto a sinistra, fa del Presidente la figura centrale, il pilastro non solo del governo ma dell’intera dialettica democratica tra popolo e istituzioni, modellando e occupando l’ immaginario del e sul potere. Marine Le Pen nel contempo sta dentro il gioco, perchè vuole diventare Presidente, e ne sta fuori, non appartenendo all’establishment. Così usufruisce di un grado di libertà in più, e quindi spiazza continuamente, guizzando agile e ferendo, a volte con colpi di fioretto, a volte con sciabolate, tutti i suoi interlocutori, palesemente timorosi, così come lo sono quando qualcuno pronuncia il nome di Leonarda o ne racconta per l’ennesima volta la storia. A questo punto comincia la rincorsa a destra.

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La rincorsa a destra. Quando l’establishment di destra e di sinistra (tutta, non solo i socialisti, ma anche il PCF e i gauchistes, la sinistra francese ha purtroppo una tradizione politica impregnata di colonialismo) non ha la minima idea su come far fronte a un alto tasso di immigrazione in una società già ampiamente multietnica come è di fatto quella francese, e mentre Marine Le Pen ogni giorno infligge colpi di maglio agitando l’identità francese perduta, la via d’uscita securitaria e repressiva si presenta come la più semplice. [blockquote align=”right”]C’è da restare allibiti dalla stupidità dei dirigenti dell’establishment, che paiono sempre più in preda al panico mano a mano che, tra una elezione locale e/o parziale e l’altra, si avvicina la scadenza del suffragio europeo, quando il FN potrebbe diventare il primo o secondo partito di Francia.[/blockquote] Invece di sciogliere i nodi, si tagliano, o si tenta di. Per la sinistra ci pensa, manco a dirlo, Valls, che non vedeva l’ora probabilmente : in tempi brevi, annuncia il ministro “forte” del governo, bisognerà rivedere il diritto d’asilo. Ovvero si propone di rendere più veloci e efficaci i controlli e l’azione di investigazione nonchè espulsione, che significa tra l’altro più poteri alla polizia,e quindi anche minori garanzie ai richiedenti, insomma, se l’operazione del ministro degli interni dovesse andare in porto, si profila un marcato restringimento dei criteri e delle procedure per accedere al diritto d’asilo. La destra democratica, l’UMP creata da Sarkozy come eredità della destra gaullista, va oltre.

Alcuni dirigenti di primo piano propongono la riduzione drastica del diritto del suolo, secondo cui i figli di genitori stranieri nati in terra di Francia diventano cittadini della Repubblica, un diritto che data dal 1889 e di cui lo stesso Sarkozy aveva detto “il diritto del suolo è la Francia”, insomma un diritto costituente la nazione.  Già che ci sono, vorrebbero limitare l’accesso alla sanità pubblica, che permette agli stranieri in posizione irregolare di avere comunque diritto a un copertura di base per le malattie, inoltre dare la priorità per gli aiuti sociali ai cittadini francesi, mentre oggi sono su un piede di parità con gli immigrati residenti, e infine ridurre il numero di permessi di soggiorno annuali. In sostanza alcune sono proposte del FN, che però finora non ha attaccato il diritto del suolo. Così si assiste al paradosso che Marine Le Pen fa una proposta di riduzione del numero di immigrati annuali dagli odierni 200.000 (duecentomila) a 10.000 (diecimila) che appare concreta seppure del tutto irrealistica, senza però attaccare direttamente diritti costituenti come lo ius soli, sapendo che andrebbe a sbattere contro un muro. E le viene facile accusare i dirigenti della destra democratica di demagogia a puri fini elettorali, ma senza che abbiano il coraggio di assumere  iniziative con un impatto concreto sulla situazione reale. C’è da restare allibiti dalla stupidità dei dirigenti dell’establishment, che paiono sempre più in preda al panico mano a mano che, tra una elezione locale e/o parziale e l’altra, si avvicina la scadenza del suffragio europeo, quando il FN potrebbe diventare il primo o secondo partito di Francia. In mezzo c’è il test delle elezioni comunali a Marsiglia, la seconda città di Francia e la più povera, una delle due sole grandi città, con Nizza, governata dalla destra, Marsiglia che ha la più alta concentrazione di cittadini d’origine maghrebina e religione mussulmana, e dulcis in fundo, con un forte FN.

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Le elezioni locali, a Marsiglia i militanti e elettori socialisti fischiano Hollande.  A Marsiglia si tengono le primarie socialiste tra i due ultimi contendenti e si afferma Patrick Mennucci l’uomo designato dall’apparato contro Samia Ghali, la candidata beur  che aveva sconfitto a sorpresa Marie A. Carlotti, la ministra che, nei disegni di Hollande e del governo, doveva vincere diventando la candidata da contrapporre all’anziano sindaco UMP uscente Gaudin.
[blockquote align=”right” cite=”Gaudin, sindaco uscente UMP”]“ Marsiglia non è ancora pronta per un sindaco donna, figuriamoci donna e di origine algerina”[/blockquote] Samia è la sindaca dei quartieri nord, dove vivono beurs, immigrati, poveri e esclusi di ogni tipo, lei stessa è nata in una citè, quegli agglomerati di torri e immobili in cemento che sembrano fortilizi, o ghetti, e dentro cui la polizia francese entra in formazione di battaglia come per irrompere e rastrellare un territorio ostile, anche quando si tratta di una perquisizione che altrove sarebbe di routine. Quando è arrivata in finale al partito non è restato altro che appoggiare Mennucci, mettendo sulla bilancia tutto il peso locale e nazionale, nonchè sfruttando l’affermazione di Gaudin che “ Marsiglia non è ancora pronta per un sindaco donna, figuriamoci donna e di origine algerina”, e quindi la paura di molti socialisti di perdere le elezioni se Samia fosse stata la candidata.

Però Mennucci, sapendo che senza i voti  del popolo dei quartieri nord la partita verrebbe certamente persa, invita Ghali a collaborare, integrando molte parti del programma di Samia nel suo, e dichiarando che “ il nipote di immigrati italiani e la figlia di immigrati algerini cambieranno insieme il volto della città”. Samia arriva alla federazione del PS coi suoi seguaci e in un breve discorso critica anche il governo, nonchè cita il Presidente, al cui nome partono dai militanti riuniti per festeggiare dense salve di fischi, anche qui in diretta TV e radio,  nel cuore di una delle più grandi federazioni socialiste di Francia!  La data è significativa: domenica sera 20 ottobre, poche ore dopo l’infelice uscita televisiva di Hollande sulla questione del rientro di Leonarda. Diciamo così, Samia Ghali è un altro degli incubi d Hollande, sorto stavolta dall’interno del Partito Socialista, che in modo simbolico ne scardina la monocultura d’apparato. Non che con le donne franco francesi vada meglio. A Parigi è candidata per il PS Anna Hidalgo, che alla sua prima uscita pubblica (24ottobre), prende seccamente le distanze dal governo, e nell’ambito di un accordo col PCF sceglie come portavoce Ian Brossat, figura comunista di spicco, mentre Le Monde titola: Anne Hidalgo s’affranchit du gouvernement, si libera dal/del governo, in prima pagina “si emencipa dal governo”. Sempre sul fronte locale, intanto un paio di sindaci socialisti molto noti nell’Ile de France, la regione parigina, lasciano il partito accusandolo di derive droitiere, di deriva destrorsa.

PS

Il PS sull’orlo di una crisi di nervi. Giornali e media raccontano con abbondanza di particolari le contraddizioni interne al PS e alla maggioranza, al che Bruno Le Roux capogruppo all’Assemblea Nazionale (il Parlamento) non trova di meglio che vietare per gli assistenti  l’accesso alle riunioni del gruppo, accusandoli sotto traccia di essere le gole profonde da cui i giornalisti traggono infomazioni a piene mani.
[blockquote align=”right”]Liberation va oltre i pettegolezzi parlamentari, penetrando l’Eliseo, il palazzo presidenziale, a raccontare gli umori dei consiglieri di Hollande dopo la sua disastrosa esibizione televisiva. [/blockquote] E’ ovviamente una sciocchezza, persin un po’ razzista, perchè scagiona apriori i deputati, assunti onorevoli in quanto tali nonchè “superiori” eticamente ai poveri assistenti, che per protesta si riuniscono immediatamente in assemblea, e si sfiora l’occupazione dei locali del gruppo, ovviamente sempre in diretta.

Ma Liberation va oltre i pettegolezzi parlamentari, penetrando l’Eliseo, il palazzo presidenziale, a raccontare gli umori dei consiglieri di Hollande dopo la sua disastrosa esibizione televisiva. Non in forma di voci, ma con veri e propri virgolettati, seppure anonimi. Per esempio dice qualcuno:  l’ho visto convincersi d’aver ragione tutto solo, anche contro la maggioranza dei consiglieri. Così uno s’immagina il Presidente che s’aggira parlando da solo, e dandosi ragione proprio come fanno i matti.  Un altro: ha una concezione un po’ artigianale della sua comunicazione, molto solitaria., oppure anche : le cazzate? Non riusciremo a sopprimerle, ma dovremmo poter rallentare il loro ritmo. Da tutto l’articolo ne viene una percezione di dilettantismo e approssimazione nelle decisioni politiche che lascia allibiti. Inoltre a mia memoria è la prima volta che i consiglieri di un Presidente si esprimono in questo modo, quasi senza rispetto, accettando di essere “virgolettati”, e infatti alcuna smentita c’è stata. Ma intanto vibra fuori dall’Eliseo la questione sociale.

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La questione sociale. In tre episodi esemplari. Mercoledì 23 ottobre i CRS intervengono duramente contro gli operai dei macelli Gad in Bretagna, che praticano il blocco dei cancelli, contro i previsti licenziamenti. Licenziamenti che traversano la Francia da nord a sud, da est a ovest. Hollande aveva in lungo e in largo detto che lui Presidente, cariche di polizia ai cancelli delle fabbriche non ce ne sarebbero state, un’altra promessa disattesa, e sono molte, ormai troppe. Quindi venerdì 25 chiude definitivamente la PSA Citroen di Aulnay,  una fabbrica leggendaria simbolo della lotta di classe più autonoma e fantasiosa forse d’Europa, anche qui dopo le prese di posizione dei ministri che avevano solennemente annunciato che i padroni non l’avrebbero avuta vinta: ancora una volta parole al vento che bruciano la credibilità di Hollande, del governo, del PS e della sinsitra tutta. C’era molta tristezza e rabbia tra gli ultimi operai di Aulnay, disillusione e la coscienza che una intera fase della lotta di classe finiva, con una domanda per una politica che non li dimenticasse, una politica per cui i loro bisogni, desideri, intelligenze non fossero del tutto calpestati. Infine siamo a sabato 26 quando, dopo decine di episodi di lotta, una parte del popolo bretone mette in scena contro le tasse una sorta di insurrezione accuratamente progettatata e organizzata, scegliendo un punto di scontro dove non soltanto manifestare la propria forza, ma applicandola con tutta l’energia del caso. Rivolta di popolo, dai contadini ai camionisti, dagli artigiani ai pescatori, dai padroncini agli operai, quegli stessi dei macelli Gad. Vincendo sul campo, il che di questi tempi non è cosa da poco.

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Concludendo. Sarebbe adesso il momento di discutere alcune domande e problemi che emergono da questa cronaca. Come è possibile che il PS, il quale governa maggioritario a ogni livello, dai comuni, se si escludono Marsiglia e Nizza, alle Province, le Regioni, il Senato e l’Assemblea Nazionale, fino alla Presidenza della Repubblica, appaia oggi tremebondo, subalterno all’offensiva di Marine Le Pen, col rischio di una sconfitta brutale alle prossime elezioni europee. Quindi come è possibile che un uomo come Hollande diventato Presidente, sia così inadeguato, fino a sembrare insignificante e vuoto (Le Monde), certo Martine Aubry lo trattò in privato, ma non tanto che qualcuno non sentisse, da “couilles molles”, coglioni molli, senza palle, ma il troppo storpia. Poi ci sono i tre nodi scorsoi che stringono la politica e la società non solo francese, l’immigrazione, l’Europa, la questione sociale e dell’uguaglianza. Con un sottofondo che emerge ovunque, il problema dell’identità: cosa significa oggi essere cittadino francese, europeo, occidentale. Se ancora significa qualcosa. Sarebbe il momento, ma avendo già scritto troppo, rimandiamo a un prossimo testo. Dimenticavo: l’ultimo sondaggio che vedo prima di rientrare in Italia dà la quota del Presidente tra il 24 – 26%, perdendo in una settimana almeno l’8%.



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