Spagna, vietato manifestare

Ley de seguridad ciudadana. Legge per la sicurezza del cittadino. La stanno discutendo a Madrid, passerà in commissione, quindi venerdì al consiglio dei ministri.

di Angelo Miotto

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20 novembre. Se dovesse passare, e potrebbe passare, sarebbe uno dei casi più sfacciati e provocatori del potere costituito di mettere non un bavaglio finale alle proteste sociali.
La legge precedente si chiamava, come il suo relatore, Corcuera. Questa prenderà il nome dal ministro dell’interno Jorge Fernandez Diaz, che presiede il ministero che ha fatto mettere le reti con filo spinato e lamette sulle reti di Melilla. Adesso il Triubunale Supremo sta studiando se sia consentito in punta di legge, altro fatto che la dice lunga.
Riportiamo nel box in spagnolo, ma è comprensibile il senso, in quali casi si richiano delle multe semplicemente impossibili da pagare.

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Fonte: Publico.es

Vietati gli escraches, cioè lo sbugiardamento rumoroso sotto casa dei politici o autorità, che viene tradizionalmente dai nipoti dei desaparecidos latinamericani. Proibito filmare gli agenti in servizio, insultarli, proibito avere maschere sul viso, con buona pace per Guy Fowkes e il nostro amico V, niente caschi. Proibite manifestazioni vicino al Parlamento. La polizia potrà a piacer suo far scattare delle zone rosse in cui le persone non potranno sostare e la lista è lunga, la lasciamo alla vostra lettura.
In mezzo ci hanno messo clienti e prostitute che non potranno compiere il loro contratto vicino alle scuole o parchi o non dovranno dar fastidio al traffico.

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fonte: Publico.es

Questo coacervo di norme repressive, che hanno in spregio le libertà individuali, quelle di espressione del dissenso, dovrebbero come dicevamo garantire la Seguridad ciudadana. Mi viene alla memoria la muscolare azione della Ertzaintza, la polizia autonoma basca, con tanto di palle di gomma altezza uomo e schiaffoni, manganellate a intaccare la porra, il manganello. Ertzaintza, dal basco, significa ‘coloro che curano, che stanno attenti al popolo’. Ci deve essere un ironico cialtrone o un cinico depresso a capo di chi sceglie i nomi per funzioni e leggi (o per le operazioni militari e di polizia).

Ma torniamo al diritto e alle limitazoni in vista per la vita democratica spagnola e, a tendere, quella europea. Perché non c’è dubbio che la Spagna farebbe scuola e palestra. Non puoi manifestare se non come ti dicono di farlo. Le regole sull’espressione della rabbia, del dissenso, devono essere ordinate e compiacere il potente di turno e i mastini vestiti da robocop che ancora si lamentano se poi le prendono da una massa di persone che non potranno avere un casco o altri strumenti per difendersi dall’apparato repressivo.

Male non fare paura non avere, obietterà qualcuno. Stupidaggini. Per molti della mia generazione dal 2001 le divise sono un punto di domanda: con chi stanno, con me o contro di me?
Niente manifestazioni sotto i palazzi del potere, niente manifestazioni sotto le case dei politici corrotti o contestati, niente maschere, niente di niente e abbassate la voce, come dimostra la multa che vogliono dare al Gay Pride di Madrid perché il volume della manifestazione era troppo alto.

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Quando si reprime una libertà, quella di manifestare è sommamente importante, si deve urlare allo scandalo.
Aspettiamo di capire come verrà cambiata questa proposta di legge, anche se il ceto politico della destra spagnola non brilla nel suo cammino dal franchismo allo smalto di presentabilità che scompare ogni volta che spuntano i grandi temi della derechona e l’ossessione nazionalista spagnola, una, grande, libre.

Ci riguarda da vicino, molto più di quello che possiamo sospettare, o temere.

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