Idfa 2013: #ChicagoGirl

Senza farsi investire dalle biciclette, grandi e velocissime, o dai tram biancazzurri che scampanellano senza frenare siamo riusciti ad andare a vedere la world premiere #ChicagoGirl. In sala c’era il regista Joe Piscatella e la giovane protagonista Ala’a. È stato un successo e vediamo perché.

da Amsterdam, Angelo Miotto

fotoidfa

Rivoluzione 2.0. La sinossi di questo film sta a cavallo fra una ragazza siriana che vive nei sobborghi di Chicago, i suoi amici che sono a documentare i bomnbardamenti del regime per le strade di Homs, i social network che la ragazza usa – con una lista di persone e contatti – per diramare notizie, video, aiutare nelle manifestazioni.

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Il documentario, storia vera, gioca con le grafiche di Facebook per far capire da subito quale sia la quotidianità di Ala’a, questo il nome della ragazza. In Siria c’è un suo amico, che ha lasciato Syracuse per andare a inseganre il citizen Journalism applicato alla denuncia dei bombardamenti e dei proiettili contro le manifestazioni, Bassel. Un altro amico passerà dalla denuncia filmata a imbracciare un AK47 in prima linea.

Dopo un inizio un po’ lento le immagini schiacciano sulla poltrona: sono quelle che vengono postate su YouTube, ma in questo caso il racconto delle personalità delle persone che sono in contatto con Ala’a danno volto e voce alle fonti. Si schivano le cannonate, i colpi dei cecchini, mentre da Chicago prosegue senza sosta il lavoro di rete sociale. Bassel farà una brutta fine, la giovane Ala’a con il padre andrà in Siria per portare medicine, ma soprattutto per rinfoltire la sua lista di persone in grado di fornire informazioni, mentre la squadra dei giovani videomaker si infoltisce.

Potrebbe essere una trama perfetta per una fiction, ma è storia vera e questo tiene agganciati allo schermo, mentre la denuncia filo ribelli è chiara e netta, senza propaganda declamata, ma con immagini anche di grande crudezza che mostrano il segno sulle carne dei manifestanti. Il film commuove, indigna, fa riflettere sul ruolo della comunità internazionale.

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Nei dieci minuti del Q&A regista e ragazza sono davanti a un pubblico che chiede della Siria, dei contatti, dei rapporti di forza. Ala’a risponde telegrafica, con una sobrietà e una secchezza che scavalcano i suoi 19 anni. I suoi occhi hanno visto molto.
Un film da vedere e che farà discutere.

Adesso vado a vedere Drill Baby Drill, una storia di difesa di territorio, contro lo shale gas. Al prossimo post.



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