Polvere dell’India – puntata 3

L’industria della superstizione. Appunti di viaggio attraverso un Paese combattuto tra il razionalismo e il modello stato-tempio-business

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/foto-tessera.jpg[/author_image] [author_info]di Alessandro Ingaria, da Ellora e Mumbai, stato del Maharashtra, India. Vivente. Laureato in giurisprudenza, con un passato di consulente gestionale per imprese profit e non, nel 2008 inizia una rivoluzione esistenziale: da cittadino del mondo, lavora in Afghanistan, in Latino America e in Est Europa, sperimentando soluzioni biopolitiche innovative sulla tematica dei diritti umani. Intensa l’attività creativa, da autore di articoli per riviste e periodici online (tra cui Peacereporter) a ideatore di progetti audiovisivi sull’analisi complessa delle comunità umane odierne. E’ uno dei fondatori del movimento Geronimo Carbonò. www.geronimocarbono.org[/author_info] [/author]

26 novembre 2013 – Sono trascorsi sessantasette anni da quando Jawaharlal Nehru definì tra i principi fondativi dell’India quello secondo cui “l’approccio scientifico e il carattere scientifico sono, o dovrebbero essere, un modo di vivere, un processo di pensieri, un metodo di azione e di unità con i nostri simili; la Scienza affronta il dominio della conoscenza positiva, ma il carattere che la Scienza dovrebbe produrre va oltre questo dominio.”

Principio che venne poi introdotto direttamente nella costituzione indiana, nell’articolo 51-A(h), assumendo natura di legge: “ogni cittadino ha il compito di sviluppare un carattere scientifico, umanistico e con spirito di ricerca e di riforma”. Le paure di Nehru, successore designato di Gandhi, erano che il caos e l’irrazionalismo religioso sopraffacessero la cultura e la società dell’India del futuro.

Nata come stato laico, l’ex colonia britannica, è  l’unico Paese al mondo ad aver incorporato nella propria costituzione la nozione di “carattere scientifico” quale faro per il futuro della popolazione. Sono trascorsi decenni, ma i timori di Nehru sembrano puntualmente avverarsi.  Una realtà, quella di oggi, dove gli interessi economici in ballo sono enormi, al punto di poter parlare di una vera e propria industria della superstizione.

A settembre è stato arrestato Asaram Bapu, un santone settantaduenne con milioni di fedeli e trecentocinquanta ashram in giro per il mondo. Bapu era noto per le sue prediche all’insegna del libero desiderio sessuale. E’ accusato dello stupro di una sedicenne, oltre che di traffico e sfruttamento di minori. La vittima è stata condotta dal santone dai genitori di lei, convinti che fosse posseduta dal demonio.  Secondo la ricostruzione dei fatti, Asaram Bapu aveva chiesto di poter visitare la ragazza da sola, in una stanza in disparte, dove sarebbe avvenuta la violenza.

Di tutt’altro carattere è la fuga dall’India di Sanal Edamaruku, a causa del pericolo di arresto con  l’accusa di blasfemia. Questi, presidente della società razionalista indiana, aveva apertamente denunciato, nel corso di un programma televisivo, la falsità di un presunto miracolo avvenuto nei sobborghi di Mumbai. Una donna residente in un quartiere popolare, attraversando un incrocio, aveva notato che dai piedi di una raffigurazione di Gesù Cristo sembrava sgorgassero gocce d’acqua.

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Edamaruku aveva smontato la tesi della donna, dimostrando che si trattava dello stillicidio di una tubatura rotta nel muro adiacente al crocifisso. Tuttavia, un’associazione di attivisti cattolici (Association of Concerned Catholics), lo ha denunciato in base ad una legge penale in vigore dal 1927, che  sanziona con il carcere chi mette in discussione o oltraggia le credenze religiose di un altro. Il forte rischio di essere incarcerato e le minacce di morte ricevute dai fondamentalisti cattolici, l’hanno spinto a rifugiarsi in Finlandia, dove sta continuando la sua battaglia per la libertà di espressione e l’abolizione del reato di blasfemia nel suo Paese di origine.

Due casi apparentemente distanti tra loro, che nascondono invece una florida attività economica e una solida connessione politica. Nel caso di Asaram Bapu, stanno emergendo infatti i rapporti che egli intratteneva con i politici del partito popolare, il principale movimento di opposizione nel parlamento indiano. La funzione del guru era sia quella di recettore di voti, sia beneficiario di fondi pubblici per la costruzione di templi e scuole. Dietro ogni nuova attrazione religiosa di successo, si muovono politicanti in grado di indirizzare l’azione amministrativa del governo locale (e nazionale), al fine di creare imperi economici cui si sommano interessi nel campo dell’istruzione privata e del turismo “spirituale”.

Il connubio religione-business, spesso agisce con lo scopo di far autorizzare il cambio di destinazione d’uso del suolo “santificato”; da agricolo a commerciale o istituzionale, oppure per fornire la patente di “Università” all’insegnamento dei principi morali ed educativi. Addirittura, nel caso di Bapu, ora si scopre l’avvenuto insabbiamento di indagini su sparizioni di bambini e traffico di minori a scopo sessuale.

Un altro caso documentato dal libro The God Market: How Globalization is Making India more Hindu di Meera Nanda, è quello di Sri Sri Ravi Shankar, che ha costruito i suoi ashram nei terreni ottenuti in concessione novantanovennale dallo stato del Kamataka e ha ottenuto la concessione di altri terreni per la costruzione di un’università nello stato dell’Odisha, dove offrire “insegnamenti moderni con antichi valori”. Il testo di Nanda documenta il connubio tra guru, politici e imprese del settore del software. Il modello di business  si ripete in numerosi altri casi, tra cui Baba Ramdev, in cui il modello stato-tempio-azienda ha addirittura assicurato il pagamento degli stipendi dei sacerdoti a carico delle casse pubbliche e incentivi per la costruzione di edifici per ospitare i turisti.

Il punto di contatto tra il caso Asaram e il caso Edamaruku è nell’aspetto economico del business della superstizione. Quest’ultimo, infatti, ha fatto ampiamente riferimento all’opportunità che un miracolo in un’area urbana di Mumbai potesse aprire la possibilità, e l’interesse, di edificare una chiesa o un luogo di culto nel punto in cui si suppone che Cristo stillasse gocce di acqua dai suoi piedi.

Un’attività pericolosa quella combattuta contro il mercato della religione. Infatti, il 20 agosto 2013 è stato ucciso Narendra Dhabolkar, un’attivista impegnato da anni nella lotta contro la superstizione e sottoscrittore di numerose proposte di legge perché nello stato del Maharashtra venissero promulgate norme contro lo sfruttamento della credulità popolare, tenacemente avversate da alcuni partici politici e da sette induiste.

Ripetutamente minacciato di morte per la sua lotta contro la superstizione, aveva sempre rifiutato la scorta con questa motivazione: “Se devo avere la protezione della polizia nel mio Paese, dai miei connazionali, allora c’è qualcosa di sbagliato in me; sto combattendo nel quadro della Costituzione indiana e non contro nessuno, ma per tutti.“

Fiumi di retorica e di romanticismo si sono spesi sulla celeberrima via della tolleranza religiosa in India. Un sentiero lastricato di morti ammazzati, che parte dal Mahatma Gandhi sino ad arrivare all’anonimo musulmano morto la settimana scorsa nel nord del Paese.

*Le foto sono relative alle grotte di Ellora, luogo in cui convivevano templi buddisti, induisti e gianisti.



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