Occupazioni scolastiche e disabili: usate la logica

Una lotta per l’inclusione e per i diritti che diventa luogo di esclusione e discriminazione: Fabiana Gianni, è mamma di tre figlie di cui una, Diletta, con grave disabilità, iscritta al primo anno di liceo.

di Max Cignarelli

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29 novembre 2013 – A pochi mesi dall’inizio di questa “nuova faticosa avventura”, Fabiana proprio non sopporta che sua figlia, da tre giorni, sia lasciata fuori dalla scuola, occupata da martedì da un gruppo di studenti.
“Accade tutte le volte che c’è un’occupazione, cioè regolarmente una volta l’anno: le famiglie dei ragazzi disabili vengono chiamate perché vadano a riprendersi i figli. Solo le famiglie dei disabili: non è discriminazione, questa?”.
Credo che qualunque persona che abbia logica e cuore sappia dare subito la risposta.

Le barriere culturali, sebbene per fortuna in forma minore di prima, persistono in alcune fette di società e anche il luogo dove per eccellenza dovrebbe concretizzarsi la massima integrazione dei disabili diventa, a volte, anch’esso luogo di esclusione o quanto meno di superficialità.

Sarebbe sbagliato pensare che un disabile voglia per forza aderire a quell’occupazione, come sarebbe sbagliato dare per scontato che non voglia aderirvi.

La cosa più logica e normale sarebbe domandare agli studenti disabili.

 

 

 



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