Peperoni: potere è dovere

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Sono passati almeno 10 anni dall’uscita di ognuno dei film che rivisiteremo in questo spazio, eppure, nel bene o nel male, nulla pare essere cambiato. Pare che le tematiche siano più attuali del previsto. Dunque, si ripropongono, proprio come i peperoni. Speriamo solo di digerirli il prima possibile. [/note]

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/Schermata-2013-07-12-alle-14.20.02.png[/author_image] [author_info]Alice Bellini. Scrittrice, si laurea in cinematografia tra Londra e New York. Non è una critica di nulla, ma le piace dire la sua, sapendo che, comunque, la risposta a tutto è inevitabilmente 42.[/author_info] [/author]

25 dicembre 2013 – L’ultimo Peperone di questo 2013. Che sa un po’ di Natale e un po’ di anno che sta per volgere al termine.

E nel lasciarselo dietro, a questo anno, sembra assurdo sperare in qualcosa di migliore per quello che verrà. A volerla dire tutta, sembra assurdo sperare e basta. Tra guerre umanitarie, guerre per la pace, guerre al terrorismo, guerre civili e guerre intelligenti (come se facesse differenza), confini chiusi, precariato, oppressioni, sorveglianza, armi chimiche, droni che consegnano bombe e regali, disastri ambientali, decadenze, lobby, forconi e forze del dis-ordine, reality show e violenza di ogni genere e classe, sono decenni, ormai, che l’umanità sembra procedere inesorabile verso una distruzione inspiegabile, che tutto presagisce, fuorché la sopravvivenza. Un binario dritto e morto, da cui pare non ci si riesca a distaccare.

Eppure, quell’entità ormai quasi leggendaria alla fine arriva sempre, con ogni nuova nascita, con ogni nuovo giorno e ogni nuovo anno. Con ogni gruppo di persone che si unisce in nome di un bene e un ideale superiore al proprio orticello. Con ogni buona notizia che, per quanto sempre più rara e piena di clausole e benefici del dubbio, giunge alle nostre orecchie.

Speranza. Proprio quella stessa che ora sembra così impossibile.

Il mio regalo di Natale per voi è questo film qua. E questa scena in particolare. Spero rimbombi all’unisono dalle casse dei computer, dei cellulari e dei tablets di tutta Italia questo 25 Dicembre 2013. Che rimbombi tra i torroni del discount e le cartelle della tombola che costano dieci centesimi in meno del solito, o che quest’anno non si pagano affatto. Spero rimbombi nei cuori e nelle coscienze. Spero rimbombi assordante, spargendo la sua eco fino a colpire il 2014.

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La speranza è l’unica speranza che abbiamo. Lei stessa e nient’altro. Questo Natale 2013 e questo capodanno 2014 è l’unica cosa che valga davvero la pena di regalare, l’unica cosa che dobbiamo impegnarci a riconquistare, a testa alta e inarrestabile, anche se pare impossibile, anche se sembra che nulla cambierà mai, anche se questo treno sembra decretato a schiantarsi in fondo ad un burrone. Riappropriarci della speranza è l’unica cosa che ci farà trovare ancora la voglia di lottare per quello che banalmente si chiama “un Mondo migliore” e che altro non è che un Mondo normale.

Perché nel 2013 come nel 1940 la speranza continua ad essere l’unica arma contro un mondo violento, l’unica vera risposta.

Nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, Charlie Chaplin, con il suo Il Grande Dittatore, trovò la forza di prendersi beffa del nazismo e del fascismo che opprimevano l’Europa, ritraendone il lato grottesco, ma anche quello più violento e ingiusto. E il mondo trovò la forza di ridere con lui. Trovò la forza di parlare di speranza, in un periodo che sarebbe volto sempre più al peggio. E il mondo trovò la forza di sperare con lui.

Una delle pellicole più coraggiose del cinema, che a sua volta richiede coraggio per essere vista. Lo chiese all’epoca e lo continua a chiedere anche oggi, nel suo porre lo spettatore davanti a una realtà semplice, quasi banale, ma sconcertante: i grandi dittatori altro non sono che omuncoli piccoli, molesti e isterici, poveri narcisi, o beceri panzoni, ossessionati solo da loro stessi, nel perseguire fini paradossali, assurdi, ingiusti e assolutamente autoreferenziali. I grandi dittatori non sono nulla di più di quanto siamo noi. Anzi, sono anche di meno.

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E con questo, nulla e nessuno vuole o ha mai voluto sminuire le atrocità del nazismo o del fascismo, né delle dittature tutte, ma semplicemente ricordare una volta ancora alle persone che formano l’umanità che sono le persone stesse ad avere il potere. Il potere di innalzare, come di affossare, di vincere, di perdere, di amare, di odiare, di ammazzarsi o di aiutarsi. E in un ultimo, celebre e sempre (purtroppo) attualissimo discorso all’umanità, Chaplin ricorda con parole profondamente poetiche che si può essere privati di tutto, ma non della speranza. Sperare vuol dire resistere. E resistere è un potere nelle mani di tutti. Anzi, un dovere.

Buon Natale ragionevole a tutti. E che venga il 2014, altrettanto ragionevole.

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