Los heroes del silencio – 2

El Paraiso, Honduras. Casa protetta Giovanni Paolo II. Queste storie sono eroiche e nascono dal silenzio, quando il silenzio è così prepotente da tirar fuori la voce

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/08/1167912_10151469485300834_1133935201_n.jpg[/author_image] [author_info]di Gabriella Ballarini, da El Paraiso (Honduras). Laureata in scienze dell’educazione nel 2003, negli anni ha svolto attività di volontariato internazionale in Kosovo, Argentina, Irlanda del Nord e Scozia. Collabora con Educatori senza Frontiere dal 2006 dove si occupa di formazione in Italia, Africa, Asia e America Latina. Ha pubblicato: Educatori Senza Frontiere. Diari di esperienze erranti, Erickson 2013, Il mondo e l’infradito, San Paolo 2011, Camminammo camminando: le strade che portano altrove, Monti, 2009.[/author_info] [/author]

“Ci sono domande che pensi non ti faranno mai, una di queste è: raccontami la tua storia” Antonio.

Queste storie nascono da una domanda fatta per la prima volta, da un silenzio che avvolge e protegge nella casa intitolata a Giovanni Paolo II. Siamo a El Paraiso, cittadina hondureña situata sulla Panamerican,a al confine con il Nicaragua. Strada infinita dagli Stati Uniti all’America del Sud, strada drogata dal commercio mesoamericano, strada che si cammina a piedi ogni mattina.

Queste storie sono eroiche e nascono dal silenzio, quando il silenzio è così prepotente da tirar fuori la voce.

***

2^ puntata

27 dicembre 2013 – “Vuoi sapere il mio nome completo?”

Yuri mi elenca tutti i suoi nomi e cognomi e mi dice che il 17 Settembre ha compiuto 30 anni.

Sorride Yuri mentre si sistema sulla sedia per rispondere alle mie domande, io e lui ci conosciamo da tempo, trovarlo qui è stato come ritrovare un vecchio amico.

“è da quando ho 5 anni che non festeggio un compleanno, mio papà diceva che ormai ero grande, così lui mi stringeva la mano e mi faceva regali, forse i regali mi bastavano, forse”.

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Yuri è arrivato in questa casa tempo fa, dopo un viaggio dalla costa, con la mamma, saluti e arrivederci “quando mia mamma è uscita da qui ho sentito tanta nostalgia, ma poi la vita è arrivata ed io ero pronto ad accoglierla”.

La prima volta 13 mesi, questa volta sono già 7 mesi. Numeri che descrivono l’andare e venire, il fermarsi e la volontà di cambiare.

“Se penso al Natale, penso a chi non c’è più, ma se me lo avessi chiesto qualche tempo fa, ti avrei detto che il Natale è il tempo di uscire, di bere, di perdersi per il gusto di perdersi”.

Si dondola sulla sedia Yuri e parla velocemente, cerca di raccontare ogni dettaglio e ad ogni domanda si ferma un attimo a pensare per trovare le parole.

“Mio papà l’ho visto poco, credo che sia stato in casa un anno intero solo dai 13 ai 14 anni, ricordo poco, ricordo la rigidità, le regole, la fermezza”.

Si immagina una vita di guerra, Yuri, se pensa al padre in casa, l’immaginazione che prende il posto della cronaca. Una famiglia di 3 figli biologici e una adottata.

“Quando litigavamo tra fratelli le dicevamo che lei era adottata, per farla arrabbiare, ma poi no, poi le andavamo vicino, la accarezzavamo e le dicevamo che era solo uno scherzo”.

L’università e iniziare a consumare.

“Ci fu un tempo in cui ferii mia madre, si sentì pugnalata alle spalle, per lei provai a smettere di drogarmi, ma non ero io quello, io volevo solo scappare”.

Ricordo Yuri, il primo anno, capriccioso e incazzato con il mondo, talentuoso attore di teatro e capace di lavorare da mattino a sera, minacciò di andare via la settimana prima dello spettacolo, restò ancora molti mesi.

“Ho avuto due amori nella mia vita” descrive l’amore con parole semplici Yuri “La mia fidanzata, non era solo la mia fidanzata, era un’amica, una compagna, qualcuno da guardare negli occhi e dire qualsiasi cosa”.

La menzogna la portò via.  “Non poterla rivedere…beh…dicono che gli uomini non piangono, ma io sì, io ho pianto, era lei la persona che amavo”.

La magia dell’alcol che porta via il dolore, chiudere la porta e dimenticarsi il proprio nome. L’alcol che apre l’anima e uccide lo sguardo.

“Sarò sempre un ribelle” mi ricorda Yuri.



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