Colonna destra: Samuel Bregolin

La colonna destra dei siti mainstream italiani è il trionfo dei click e la morte del contenuto in rete. Dai castori che ballano alle anatomie dei corpi esibiti in finti servizi rubati.

Q Code Mag affronta la sonnolenza postprandiale che caratterizza alcune date clou di queste feste, o il senso dilatato delle giornate natalizie e di inizio anno, con una carrellata di consigli fra lettura, video, cinema, facezie o spunti per svuotare la scatola cranica. O riempirla di contenuti di quel bellissimo concetto dei nostri avi, che veneravano l’otium come occasione di crescita personale. 

di Samuel Bregolin

31 dicembre 2013 – Abito in Serbia e per me non è ancora Natale: per gli ortodossi infatti si festeggerà il sette gennaio. Cosa che dovrebbe farci pensare sul cammino ipotetico che il papà natale color Coca Cola dovrebbe fare per distribuire le sue merci. Arrivato a Los Angeles torna indietro, prende qualche giorno di vacanza alle Canarie e poi si avvia verso Belgrado, sempre se non trova problemi alle dogane. Nel suo sacco vorrei mettere qualche spunto culturale, sperando che possa essere utile ai bambini balcanici che lo riceveranno.

Per loro sarà una sorpresa, ma mentre aspetto che le renne volanti passino di qua, colgo l’occasione per consigliarli anche a voi. No, non parlano di guerra in Jugoslavia. Per quella ai bambini balcanici non serve certo l’aiuto di un giornalista italiano.

Preferisco mettergli nel sacco “Per chi suona la campana” di Ernest Hemingway, non fa mai male ricordarsi della guerra civile spagnola, delle ferite che lacerarono il popolo spagnolo tra nazionalisti e repubblicani. E sopratutto notare come la Spagna sia riuscita ad a continuare e ad andare oltre, a rimettere insieme un’economia nazionale e ad entrare in comunità europea. Forse le ferite non sono tutte rimarginate e qualche cicatrice qua e là c’è: ma così come sono guarite in Spagna possono guarire anche in ex-Jugoslavia. A voi invece lo consiglio perché se in questo momento in Italia le manifestazioni e le rivolte li fanno i forconi, etichettati di estrema destra, ma in ogni caso che se ne dica quel che si voglia: con poche idee e confuse, forse farà bene ricordare che ci fu un tempo in cui ad interessarsi dei problemi sociali c’era gente come Hemingway, Orwell, Mirò, Picasso, Garcia Lorca (che ci lasciò la vita) e Neruda. Tutta gente che riempie oggi quelle librerie che altri vorrebbero chiudere.

per-chi-suona-la-campana

C’è un film che mi sembra scritto apposta per essere visto nel periodo natalizio, in Italia, in Serbia e un po’ ovunque: è la “Grande Abbuffata” di Marco Ferreri, non è forse il film una critica del sistema capitalistico che usa il cibo come metafora? Bhè se c’è un giorno all’anno che spicca per legame con il consumismo e consumo di cibo è proprio l’anniversario del bambin Gesù. Forse non è molto gentile da parte mia consigliarvi questo film proprio quando avrete appena finito un pasto pantagruelico, ma non posso impedirmi di pensare che nel giorno di Natale in molti parti del mondo si continuerà a morire di fame, a spararsi addosso, a crepare di malattie e assenza di farmaci. Senza dimenticare anche chi muore di mafia, criminalità, droga tagliata male, prostituzione minorile, solitudine, tristezza e alcolismo. Forse per un giorno, a Natale, potremmo permetterci di non pensarci. Ma visto che di solito durante l’anno non ci pensiamo, e dimentichiamo di essere comunque ancora un paese ricco e benestante, dove il necessario e spesso anche il superfluo ancora non mancano: allora Tognazzi, Noiret, Mastroianni e Piccoli che si rimpizzano di cibo ce lo farà ricordare.

01-la-grande-abbuffata2

Vorrei consigliarvi un album musicale, che metterò dopo dentro al sacco di Babbo Natale, ma come avrete forse cominciato a capire non sarà un disco di Goran Bregovic. Vi parlo invece di “Bone Machine” di Tom Waits, sopratutto perché in quest’album c’è la bellissima “I don’t wanna grow up”, perché anche se per il natale non vogliamo lasciarci andare alla vuota, banale, insignificante e inutile volgarità televisiva, il diritto di sognare di restare bambini ce lo abbiamo. Così come c’è l’ha chi è bambino oggi nelle repubbliche ex-Jugoslave, dove spesso il problema più grande non sono le differenze etniche, ma il papà senza lavoro e disoccupato. Bambini che la Jugoslavia di Tito non sanno neppure cos’è, perché tenerli lontani dal passato è la maniera migliore per farli vivere felici. Come faranno tra qualche anno ad affrontare e capire? E ricostruire nuove strade? Per il momento meritano di restare bambini, e io mi unisco a loro.

[sz-youtube url=”http://www.youtube.com/watch?v=6Qw2LGSZ9FY” /]

 



Lascia un commento