Yennayer

Il 12 gennaio è la festa di inizio dell’anno degli Amazigh, i berberi del Nord Africa

di Karim Metref, da A.L.M.A.

Oggi è il 12 gennaio è il Yennayer, la festa di inizio dell’anno degli Amazigh, i berberi del Nord Africa. La festa di capo d’anno è per loro, come in molte culture, la principale festa dell’anno. Legata all’antichissimo calendario agrario berbero, questa festa fu riportata nel calendario “moderno” adottato durante il dominio romano: il Calendario giuliano.

Soltanto che qualche secolo dopo, il mondo romano si rende conto che il Calendario giuliano aveva un deficit di qualche ora che lo rimandava indietro rispetto al ciclo del sole. Fu adottato quindi il Calendario gregoriano del nome di papa Gregorio XIII, che lo introdusse nel 1582.

Progressivamente il mondo intero cominciò a utilizzare questo nuovo calendario, ma alcune realtà tradizionali rimasero attaccate al buon vecchio calendario di Giulio Cesare, anche se si tennero soltanto i 12 giorni di ritardo che aveva accumulato all’epoca e non ne accumularono più altri. In modo particolare, le chiese ortodosse d’oriente e gli amazigh continuarono a festeggiare le loro ricorrenze con 12 giorni di ritardo rispetto al calendario ormai internazionale.

yennayer

Questo anno si festeggia il yennayer dell’anno 2964. Perché 2964?Gli amazigh non hanno avuto nessun profeta. Non hanno fondato nessuna grande religione. Erano animisti prima di incontrare ebrei e cristiani per primi poi i musulmani. L’animismo è una spiritualità anarchica che non ha padrone. Non ha simboli forti, egemoni. Da noi fino a qualche decennio fa gli anziani anche se musulmani da generazioni, continuavano ad onorare lo spirito di rocce e alberi anonimi.

Non hanno fondato nemmeno un grande impero, uno di quelli che hanno imposto a tutto il Mediterraneo la loro cultura, le loro leggi e i loro dei. Li hanno subiti tutti invece. Ed è un miracolo se ancora oggi, dopo migliaia di anni di invasioni e di colonialismi, si continua a parlare la lingua berbera e che ci sia una buona parte della popolazione nordafricana che si considera ancora berbera.

E quindi da dove proviene la data di inizio del calendario berbero? Ebbene dalla politica. Come per tutti gli altri. Negli anni 70, un gruppo di attivisti per i diritti culturali degli amazigh, decretò l’inizio del conteggio degli anni del calendario a partire dal più vecchio evento storico documentato nella lunga ma poco documentata storia del popolo amazigh: partendo dal 950 a.C., data probabile della vittoria dei guerrieri libici di Shashnaq sull’esercito dei faraoni con successiva invasione dell’Egittodi e accessione al potere della prima dinastia di faraoni di origine amazigh: la dinastia dei Sheshonq.

Come in ogni cultura contadina, Yennayer è legato al solstizio d’inverno. Riposo benefico della terra. Morte e rinascita. La fine che precede l’inizio. Il buio più profondo che precede i primi albori. La cena di Yennayer nelle varie tradizioni berbere è comunque legato all’inizio dell’anno agricolo e quindi ai riti propiziatori di fecondità. Molto spesso la cena è a base di gallina (simbolo di fertilità), si fanno piatti con le uova, oppure, come succede ad esempio da noi in Cabilia si mangia il cuscus con i sette legumi (legumi = semi, semi = fecondità, il numero sette è un numero simbolico probabilmente giunto con la tradizione semitica). In alcune regioni dell’ovest dell’Algeria e est del Marocco si da la caccia all’Ayrad (il leone).

Un personaggio con maschera di leone viene cacciato via in una allegra sassaiola dai bambini. La simbolica sarebbe quella della cacciata del pericolo: fame, freddo, forse anche grandi predatori affamati che attaccavano i villaggi in periodi di magra (i leoni dell’Atlas, le pantere e i leopardi nordafricani furono sterminati dai francesi, gli ultimi caddero verso la metà del secolo scorso), per lasciare posto al benessere e alla sicurezza che saranno portati dal prossimo risveglio della natura.

Quest’anno, in Algeria, qualcuno ha chiamato a una mobilitazione per il riconoscimento di Yennayer come festa ufficiale. Non si sa se ci sarà una grande mobilitazione. Probabilmente no. Il morale della gente è al minimo storico. Non si sa se re Bouteflika (o chi per lui) dal suo letto di moribondo concederà questo ultimo gesto di bontà prima di tirare la sua reverenza. Ma ciò che è sicuro è che questa sera, milioni di famiglie berberofone o non del Nord Africa, da l’Oasi di Siwa fino alle Isole Canarie, prepareranno una cena speciale e si siederanno insieme per mangiare e festeggiare l’avvento dell’anno nuovo. E questo nessun dittatore, nessuna potenza colonizzatrice ha mai potuto impedirglielo.

Buon Yennayer a tutti. Asegwas ameggaz.



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