Porrajmos

[note color=”000000″]In occasione del 27 gennaio, Giorno della Memoria, Q Code inaugura una nuova sezione, “Storia e memoria”. Ogni mese, in questo spazio, racconteremo “storie nella storia”: storie di vita che incrociano, in uno o più momenti, la Storia con la S maiuscola. Parleremo anche di memoria, intesa come memoria storica, collettiva, personale, memoria costruita o decostruita, per indagare le diverse sfumature di un processo che è tutto tranne che neutro.[/note]

L’altra strada per Auschwitz: la persecuzione dei sinti e dei rom

a cura di Francesca Rolandi

“Porrajmos” è una parola che a molti non significa nulla. Significa invece “divoramento” nella lingua romanes e si riferisce all’olocausto e alle persecuzioni di cui furono vittime le popolazioni rom e sinti prima e durante la seconda guerra mondiale.

Una storia ancor oggi difficile da ricostruire, basata sulle fonti prodotte dai persecutori e su quelle orali delle comunità rom e sinti, che però rendono difficile distinguere storia e memoria.

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Durante gli anni della seconda guerra mondiale almeno mezzo milione di “zingari” furono sterminati nella Germania nazista e nei paesi occupati, un eccidio perseguito con particolare rigore anche dai governi rumeno e croato. Considerati come gli ebrei una razza inferiore, rom e sinti furono utilizzate da cavie in esperimenti scientifici, sterilizzati, assassinati.

In Italia, a un atteggiamento che aveva sempre considerato gli zingari un problema di ordine pubblico, si aggiunsero a partire dalla seconda metà degli anni ’30 diversi rastrellamenti che portarono rom e sinti italiani e provenienti dalle zone occupate della Jugoslavia in campi di concentramento. E in altri campi, quest’oggi ribattezzati “campi nomadi”, li ritroviamo oggi.

“Porrajmos, una persecuzione dimenticata”, un documentario prodotto da Opera Nomadi, con il contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e girato nel 2004, rimane ancora oggi uno tra i pochi materiali divulgativi prodotti in Italia su questo argomento.



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