Donne – 1^ parte

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Questo blog racconterà la rabbia di un Paese intero. La Romania trova sempre poco spazio sui media italiani, nei quali si parla della cronaca, ma mai dell’anima di una comunità che in patria lotta per i suoi diritti. Le questioni aperte sono tante, le proteste ancora di più. Questo blog diventerà una finestra per quei movimenti che hanno deciso di non arrendersi. [/note]

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/01/VioBN.jpg[/author_image] [author_info]di Violeta Vasian. Romena di origine, italiana per scelta. Laureata in Giurisprudenza in Romania, trascorre 9 anni in due studi legali milanesi, ora traduttrice di testi specialistici in diversi settori. Da sempre un senso spiccato delle cose giuste, per le libertà e i diritti delle persone. Attiva come membro e organizzatore di community, manifestazioni ed eventi che diffondono consapevolezza in Romania e in Italia sui danni dello sfruttamento selvaggio del territorio (fracking, cyanide mining, land grabbing). Una passione per il genio umano e per l’inventiva, per la capacità di trovare soluzioni dove sembri che non si intravedano. Entusiasmo per il verde e per le montagne, per la vita semplice. Spera di tornare un giorno a dipingere. [/author_info] [/author]

8 febbraio 2014 – Straordinarie nella loro normalità, eccezionali per semplicità, bagliori di vita vera.
Queste nonne, sorelle, mamme, figlie collegate tra loro da legami naturali o “imparentate” semplicemente nel difendere la vita tutte intorno al mappamondo portano avanti una lotta molto dura, in prima linea.

Maria la nonna nazionale

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A Pungesti, Maria e i suoi compaesani non immaginavano che a sole 4 ore dalla fine della Festa Nazionale, per loro sarebbe stato un inferno:

“Abbiamo sentito tanta gente, tanta agitazione e siamo usciti tutti da casa per parlare, ci siamo inginocchiati pensando che non sarebbero passati sopra di noi. Invece mi hanno presa da terra e mi hanno malmenata, mi hanno dato un pugno in faccia e mi hanno rotto gli occhiali che son rimasti lì giù. Ho voluto appoggiarmi a lui [ndr, il gendarme], poi mi ha colpito con un calcio in pancia, nelle gambe […] Visto che tenevo la presa, uno di quelli con lo scudo mi ha morso la mano. Altri mi hanno presa per il braccio e quando hanno visto che stavo cedendo mi hanno spinta verso il recinto. Ci hanno spinti tutti quanti insieme, tutti picchiati, camminando spintonati fino a qui, e qui ci hanno chiuso dentro come animali, tutti dentro un recinto e hanno cominciato nuovamente a malmenarci”.

“Sono rimasta senza gli occhiali e mi fanno male gli occhi”. I suoi occhiali costano più di metà della sua pensione.

Mariana Morosanu: “I gendarmi ci hanno malmenati appena arrivati […] ci siamo messi davanti a loro nella speranza di fermare i macchinari della Chevron, abbiamo legato delle funi e catene per fermarli, perché il terreno non è stato ottenuto legalmente, non è il loro terreno, l’hanno ottenuto con  sporchi trucchi […] si deve cercare la verità. Prego le persone interessate [ndr, nella causa civile sulla proprietà] di ristabilire la verità, di fare del loro meglio, di fare giustizia. Il sindaco non ha discusso il passaggio di proprietà nel consiglio comunale […]”.

Hetti Benedek

Grazie a lei e ad altre persone, tanti terreni di proprietà privata dei contadini che praticano agricoltura biologica, calpestati abusivamente da una società di prospezioni sono stati ripuliti da “schifezze” (cavi, sensori, esplosivi). Grazie a lei e ad altre persone che si sono spostate sul territorio è stata realizzata una mappatura delle trivelle piazzate prepotentemente ovunque, la maggior parte delle quali di nascosto, senza informare gli abitanti e in alcuni casi oggetto di contenziosi per i terreni che occupano.

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“Sono Hetti. Ho 26 anni. Sono di Brașov, Romania. Amo il mio paese. Amo i miei genitori e i mei fratelli. Sono libera e niente può limitarmi. Ho un’apertura innata verso cose nuove e palpitanti. Mi piace indirizzare le mie energie verso cose utili, sia per me che per le persone che ho attorno o per l’ambiente nel quale vivo. Amo dal profondo del cuore e quando lo faccio non posso portare rancore a nessuno. Sono vegana. Mi piace il Sole, la Luna, e tutto ciò che vedo sotto questi astri. Mi piace il verde e i gigli. Amo i cavalli e tutti gli esseri sulla terra. Ai miei occhi, tutto ciò che è vita è uguale e merita di essere trattato con rispetto e amore”.
“Protesto da quando mi conosco, in diversi modi… quando sono scontenta, quando subisco abusi o  ingiustizie o mi mentono. Nell’ultimo periodo in particolare mi fa arrabbiare più del solito questo sistema difettoso che mette in pericolo le nostre vite. L’estrazione di gas da scisto e la cianurazione dell’oro sono diventate prioritarie nelle mie azioni. Dedico tutto il mio tempo al lavoro online e agli spostamenti sul territorio, dove provo a fermare ciò che sta accadendo e informo la gente. Sento che non posso cedere e desidero dal profondo del mio cuore di riuscire tutti insieme a fermarli. Mi è molto difficile perché sono oggetto di “monitoraggio” 24 ore su 24 e aggredita dalle forze d’ordine, specialmente nelle proteste, quando sono stata spesso malmenata dai gendarmi, sia io che mia madre, mio padre e persone a me care. Ma questo non fa che aumentare il mio desiderio di vedere ordine intorno a me, di fare del mio meglio per portare cambiamenti. Sono spesso convocata dalla Polizia per rilasciare dichiarazioni inutili [ndr, ad esempio per dichiarare con chi convive e che non è spostata]. Provano a fermarmi, provano a intimidirmi. Ho già due denunce e probabilmente ce ne saranno altre. Non mi spaventano, queste cose mi fanno diventare più forte”.

 “Voglio vedere il sole quando mi sveglio, non lo smog, voglio respirare aria pulita, non con l’odore di petrolio e rifiuti, voglio vedere la natura in tutto il suo splendore non discariche di immondizia, residui e cemento dappertutto. Voglio bere acqua pulita e fresca, non con cianuro, voglio mangiare biologico dal mio giardino, non voglio nutrirmi con prodotti modificati geneticamente o irradiati. Voglio vedere il mio paese prospero e bello, così com’era qualche anno fa quando andavo in campagna e potevo godere di tutto ciò che mi circondava senza preoccuparmi delle malattie che avrei potuto prendere bevendo l’acqua dal mio giardino, mangiando il cibo del mio giardino e  respirando l’aria”.

 

Desidero aiutare il paese che amo in questo percorso di ripresa, per quanto posso. E desidero che sia uno stato libero. Non voglio più rappresentanti indifferenti e opportunisti, bugiardi e senza scrupoli. Non voglio vedere forze oppressive ovunque guardo. Voglio che i cittadini del mio paese si sentano sicuri e sani. E desidero tanto che si sveglino prima che sia troppo tardi.
Sono Hetti e spero con tutto il mio cuore di poter offrire ai miei figli le stesse cose che ho ricevuto io quando stavo dentro una mano! Questo dipende soltanto da noi. Soltanto partecipando attivamente riusciremo a salvarci”. 

 

Maria Olteanu

 

Maria ha egregiamente sopperito al vergognoso silenzio delle agenzie stampa nazionali e internazionali con un flusso continuo di notizie dell’ultima ora, in romeno e in inglese. E quando non trasmette notizie è sempre presente in prima linea nelle proteste. Grazie alla spigliatezza e alla determinazione nell’approcciarsi alle istituzioni nazionali ed europee è sempre seguita da tante persone che aderiscono a ogni sua iniziativa. Un conglomerato di forza dovuta alla sua determinazione innata, a un curriculum vitae che abbonda, tenuto anche conto della sua giovane età, di studi universitari e postuniversitari di una formazione professionale in settori ambiti da tanti giovani (ministeri romeni e tedeschi).

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“Sono ritornata dalla Germania in occasione della rivolta del gennaio del 2012. Ero perennemente attaccata al computer. Mi sono detta: devo assolutamente ritornare! La Romania è cambiata in bene, reagisce. Ma il miracolo dopo appena alcuni mesi si affievoliva. Intendevo farmi una casetta nel paese di mia nonna, da qualche parte in Dobrogea, in uno dei perimetri che purtroppo ora sono della Chevron, per sperimentare il downshifting.

Sono diplomata in Studi Europei, ho lavorato per un Ministero in Romania e in un altro in Germania nel settore della Pianificazione del Territorio, ho seguito uno stage a Bruxelles. Tutte queste esperienze mi hanno convinta che il mio luogo non è nel “Sistema” perché ne ho individuato le pecche e mi sono ritirata.

Mi sono dedicata alla bigiotteria prodotta con materiali naturali, rivalutando un altro aspetto della mia personalità che avevo ignorato.

Conoscevo già l’argomento del gas di scisto da tanto tempo, forse sono stata tra i primi, grazie a una cara amica bulgara, cugina di una delle più attive militanti nella resistenza locale. Poi ho visto Gasland ed è stato il momento in cui qualcosa è scattato dentro di me.

Ho pianto per alcuni giorni, mi sentivo impotente e sopraffatta dalla realtà e poi è germogliata dentro di me una forza che non immaginavo di avere, un desiderio di attivarmi, di fare qualcosa. Non potevo restare impassibile, non riuscivo a dormire di notte. Da allora ho abbandonato tutti i progetti in atto e mi sono dedicata completamente alla causa perché non potevo pensare ad altro.

Sono mesi che per me non esistono più il sabato e la domenica. Qualsiasi giorno è un giorno di lotta.
Ho provato a connettere iniziative a livello europeo, ma è molto difficile. Purtroppo non soltanto i politici ma anche tanti attivisti di paesi che ora non sono minacciati quanto la Romania, hanno un approccio basato esclusivamente sulle comunicazioni scritte alle autorità.
Pungesti ha rappresentato un nuovo punto di lotta antifracking in Romania. Senza Pungesti non saremmo arrivati cosi lontani nel prendere coscienza della gravità della situazione. Siamo sempre più numerosi grazie agli eventi di Pungesti. Da metà ottobre ho cominciato a raccogliere i primi risultati del mio lavoro ed è stato anche il momento in cui la diaspora romena si è unita veramente a noi, il momento in cui si è presa coscienza della situazione drammatica nella quale si trova la Romania.

Oggi sono determinata più che mai a non fermarmi. Sono incoraggiata da persone meravigliose, e sono tantissimi quelli che contribuiscono in base alle proprie forze e alla preparazione di ognuno a questa lotta.

Invito tutte le persone di buon senso a sostenere la causa antifracking, anche con piccoli gesti, perché ogni azione ha il suo peso in questa lotta.

Prego i nostri amici italiani di documentarsi riguardo al pericolo gas da scisto, perché sarà una piaga drammatica che si estenderà a tutta l’Europa e non soltanto perché distruggerà l’ambiente in modo irrimediabile, ma ancora di più, perché sgretolerà le fondamenta della democrazia. Lottate assieme ai romeni e agli inglesi, irlandesi, polacchi, francesi, olandesi, svedesi, tedeschi, bulgari, spagnoli! Sarà una lotta difficile ma deve essere vinta perché si tratta della nostra sopravvivenza come specie, in fin dei conti! Visionate il documentario Gasland, saprete da soli cosa fare!”



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