Sochi 2014 – Putin, l’uomo camaleonte

[note color=”000000″]

In occasione dei giochi olimpici invernali, Q Code Magazine ospita gli interventi di alcuni autori dell’ebook La Russia di Sochi 2014. Perché, oltre allo slalom gigante, c’è un paese intero da raccontare. Una Russia che si mostra al mondo, con le sue ricchezze e le sue contraddizioni, i suoi conflitti e la sua storia.

La Russia di Sochi 2014 è una pubblicazione di Cronache Internazionali, Limes Club Bologna e iMerica, scaricabile su computer, iPad, Kindle e tablet al sito www.progettosochi2014.it. Il collettivo di autori dell’eBook ha lanciato una campagna di crowdfunding su Eppela per rendere sostenibile la loro impresa.

[/note]

La riuscita delle “sfida di Sochi” è il coronamento di una visione machista e tradizionalista di un uomo che ha fondato il proprio consenso sul “trio eros – potere – conservatorismo” .

di Benedetta Macripò

.

Un tripudio di effetti speciali per omaggiare i grandi scrittori e pittori russi, che strizza anche l’occhio all’Unione Sovietica. Ecco come il presidente Putin ha presentato la sua Russia alla cerimonia di apertura delle olimpiadi di Sochi . Dal patriota Tolstoj, alla falce e il martello, fino a Get Lucky dei Daft Punk, in cui si è esibito il coro della polizia russa. Spettacolo poco soviet e quasi contraddittorio rispetto all’austerità delle immagini precedenti. C’è però poco per cui essere stupiti. D’altronde il regista dell’intera opera è Putin e questa è la sua Russia.

Colui che ha traghettato un paese che era alla deriva verso la modernità, attento a non recidere le radici con il passato, ha colto la sfida dei giochi olimpici per mostrare al mondo intero e agli stessi suoi connazionali quanto e come, durante gli anni in cui era e continua ad essere al Cremlino, la Russia sia cresciuta, elevandosi al rango di grande potenza. Paternalistico anche quando riabilita la figura di Stalin, ricordandolo come il liberatore dal pericolo nazifascista, rimproverandogli solo la repressione religiosa.

 

putin hunting. the telegraph.uk httpwww.telegraph.co.uknewspicturegalleriesworldnews5972503Hunting-shooting-and-fishing-with-Vladimir-Putin-Russias-man-of-action.htmlimage=17

 

Il legame con la Chiesa Ortodossa è difatti un forte pilastro su cui Putin fonda il proprio consenso. Non è però l’unico. Egli pesca da più bacini elettorali, riscontrando il favore dei nostalgici dell’Impero, dei conservatori tradizionalisti e nazionalisti e soprattutto permettendo a molti di saziare un certo appetito consumistico che durante gli anni della dissoluzione dell’Urss era affare di pochi ricchi. Ha poi legato il tutto non limitandosi ad essere il portavoce di una società già tradizionalmente mascolino-centrica, ma incarnando questa visione nella sua stessa figura. Ha usato il proprio corpo come veicolo di identità.

 

È l’uomo del KGB; è il patriota che difende l’ortodossia russa dall’erosione morale dell’occidente, è lo Zar sportivo, cintura nera di judo e amante degli animali, soprattutto se selvatici. È l’uomo che vuole preservare la sacralità della famiglia, ma che si può permettere di condurre una campagna elettorale fondata prevalentemente sulla disinibizione sessuale e su messaggi erotici ben poco subliminali.

 

 Lo spot elettorale del partito di Putin per le elezioni del 2011

http://youtu.be/dK-nnASP7OY

 

Ma tutto ciò non è forse contraddittorio? No, non lo è. Vladimir Putin incarna visioni del proprio paese all’apparenza opposte, ma che nella pratica riescono ad essere complementari. È il mago della prossemica. L’uomo dai tanti volti che si fondono e diventano uno. Colui che se in casa gioca la partita sull’alterità nei confronti dell’ovest, in trasferta si dissimula con gli stessi che prima aveva condannato.

 

3.putin bioriserva

 

L’uomo camaleonte probabilmente non ha esaurito le cartucce a propria disposizione, ma è ancora più probabile che la sua immagine non uscirà indenne dalla sfida di Sochi, a causa delle vicende di corruzione e della cattiva ospitalità, seppure valore così caro al popolo russo, di cui si sono lamentati giornalisti e atleti. Ma questa, per ora, rimane la nostra visione. Occidentale. Di certo, almeno per ora, non è quella della maggioranza dei russi. Quando lo sarà e se lo sarà, forse solo allora, ci si potrà avventurare in fantomatiche previsioni di crollo del consenso interno. Solo allora si potrà iniziare a dire che Putin avrà perso la prima battaglia, perché, non dimentichiamoci, che la guerra vera intende comunque combatterla sul fronte interno.

 

 



Lascia un commento