Libano, nuovo governo

A Beirut trovato l’accordo, in un momento molto difficile per il paese destabilizzato dalla guerra in Siria

di Alessandra Fava

16 febbraio 2014 – Dopo 330 giorni di governo provvisorio, finalmente il Libano ne ha uno vero. Nasce sotto l’egida di  il primo ministro Tammam Salam, dopo che le trattative tra le forze politiche si erano intensificate negli ultimi due giorni e già ieri l’ex primo ministro Najib Mikati aveva annunciato la  formazione del governo nel giro di ore. ”E’ nato un governo di interesse nazionale”, ha detto Salam, politico navigato e sunnita, 68 anni, in parlamento con varie cariche dal 1996 al 2000 e poi nel governo di Fouad Siniora dal 2008 al 2009.

Un mese fa si è scovato un patto che metteva tutti o quasi  d’accordo: dare otto ministeri ciascuno alle coalizioni nemiche ”Blocco 14 Marzo” e ”Alleanza 8 Marzo” e lasciare i restanti otto al primo ministro Salam e a Walid Jumblatt, parlamentare e leader del partito socialista del Progresso. Macchinoso ma efficace, il calembour sopranominato in Libano 8/8/8, ha dato buon esiti.

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Il governo dunque ha 24 ministri, che rappresentano i partiti in campo, tranne Forze libanesi, che si rifiuta di avere a che fare con Hezbollah dopo l’aiuto fornito da questi al regime di Bashar al-Assad, in Siria. La coalizione ”14 Marzo” dell’ex premier Saad Hariri anti-Siria, che proprio ieri ha commemorato l’attentato al padre Rafik Hariri (avvenuto nel 2005) ha otto ministeri, di cui quattro vanno direttamente a Movimento Futuro, che conquista gli interni.

Otto vanno all’area sciita di Hezbollah: sei alla coalizione “8 marzo” e due con portaglio (industria e affari del parlamento) direttamente a esponenti di Hezbollah. I partiti vicini al presidente Michel Suleiman hanno preso gli altri otto. Nel governo c’è anche un donna, Alice Shabtini, un giudice, nominato Ministro per gli sfollati.

Terminano così incontri e tavoli inconcludenti che andavano avanti dal 6 aprile 2013, quando le tensioni tra i partiti portarono alla caduta del governo del primo ministro Mikati. Un sito molto seguito Qifa Nabki, di Elias Muhanna, professore alla Browwn University negli Usa,  ai primi di febbraio, aveva fatto un rapido conto: negli ultimi 4 anni e mezzo il Libano è stato senza un governo per due e così dalla morte del presidente Hariri nel 2005 ad oggi, il 37 per cento del tempo è passato senza un governo stabile. Non che come italiani abbiamo molto da commentare…

http://qifanabki.com/2014/02/02/lebanon-spent-nearly-two-of-last-four-and-a-half-years-without-a-government/

Difficile dire se la formazione del nuovo governo che promette di occuparsi in primis della sicurezza, possa porre qualche rimedio alla violenza che scuote il paese dall’assassinio di Rafiq Hariri con l’aggravante del maremoto che arriva dalla Siria: il milione di sfollati siriani arrivati in Libano in 33 mesi di guerra, continua a crescere. Centinaia di famiglie passano ogni giorno la frontiera vicino ad Arsal, in fuga dalla guerra civile.

(Su Arsal interessante un’analisi del geografo francese Fabriche Balanche sul sito di Le Monde )

Nel 2013 sono morti 100 libanesi in vari attentati. Da giugno ce ne sono stati dieci, concentrati sopratutto nelle aree al confine con Siria, le moschee sunnite di Tripoli e i quartieri sciiti a sud di Beirut. Se guardiamo solo gli ultimi mesi: il 3 dicembre è stato assassinato un commando di Hezbollah, il 27 dicembre è stato ucciso l’ambasciatore a Washington Muhammad Shatah e a febbraio sono esplose autobombe a Beirut e Choucifat (a sud di Beirut, zona a prevalenza drusa e cristiana) e il 16 gennaio e il 1 febbraio ci sono stati attentati nella città sciita di Hermel (in questo caso rivendicati da Jabhat al-Nusra affiliati ad Al Quaeda). Ogni volta parte una faticosa ricerca dei mandanti tra accuse reciproche, a seconda delle vittime e delle aree prescelte, tra la forza sciita ‘8 Marzo’ e i sunniti di ’14 Marzo. Nelle ultime due settimane,  un paio di gruppi, uno vicino ad Hezbollah, l’altro vicino a Stato dell’Iraq e della Grande Siria (Isis) hanno garantito nuove azioni. Via internet.

Così il governo nasce sulla bocca del vulcano, s’impegna a occuparsi di sicurezza, rilanciare l’economia e promuovere anche una nuova legge elettorale in vista delle elezioni presidenziali fissate per maggio.

Intanto il processo internazionale sull’attentato a Rafiq Hariri nel 2005 che causò altre 21 vittime e 226 feriti, si è aperto il 16 gennaio all’Aja ma dopo poche udienza è già in una fase di stop. La prossima udienza sarà fissata tra qualche mese perchè si è aggiunto un quinto imputato, di Hezbollah come gli altri quattro. Da notare che il processo è in contumacia perchè gli imputati non sono rintracciabili e le udienze si snoccioleranno per anni dato che sono previsti 500 testimoni.



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