Israele contro Hezbollah

Nella notte di lunedì scorso, 24 febbraio, c’è stato un misterioso attacco israeliano contro un carico di armi in transito vicino al confine tra Siria e Libano. Le notizie sono contrastanti, l’unico fatto certo è che nel mirino di Israele c’è Hezbollah.

di Alessandra Fava, da Beirut

 

28 febbraio 2014 – Non sempre si capisce da dove arrivano le scosse teutoniche. A volte si crepa qualche muro molto lontano dall’epicentro. E però quel muro crepato può servire a calcolare la forza sotterranea. La polveriera mediorientale è un po’ così. Alcuni fatti sono molto rivelatori. Più di quel che si direbbe dall’impatto materiale che producono: prodigi della semiotica orientale.

Ecco perché analisti, esperti e fonti dei servizi libanesi, siriani, iraniani e sauditi, stanno dando tante chiavi di lettura all’attacco aereo di Israele contro Hezbollah avvenuto nella notte di lunedì.

Le notizie certe sono: 1) Israele ha attaccato Hezbollah 2) la zona è tra Libano e Siria, 3) hanno colpito un carico di armi in movimento. Stop.

 

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Il giorno prima dell’attacco, quindi domenica, il generale israeliano Benny Gantz, comandante in capo dell’esercito israeliano, aveva accusato l’Iran di armare Hezbollah: ”Non c’è un posto dove l’Iran non si immischi”. Il partito di Hezbollah – oggi al governo con due ministri di peso per un totale di otto della propria coalizione “8 Marzo” – per tre giorni ha detto che non è successo un bel niente. Per altro non rilasciano interviste ma solo comunicati stampa. Gli attentati degli ultimi mesi nei quartieri sciiti hanno moltiplicato le paure e i giornalisti non sono la razza meglio accolta in queste fasi di tensione. Tuttavia mentre si moltiplicavano le voci in rete e sui siti, Hezbollah mercoledì ha diramato un comunicato in cui dice che ”l’aggressione israeliana non resterà senza una risposta da parte della resistenza e la resistenza sceglierà il tempo appropriato, il luogo e il metodo della risposta”. Non a caso Hezbollah sottolinea la parola ”resistenza” che insieme a ”esercito” e ”popolo” è uno dei concetti chiave che il Movimento ”8 Marzo” vuole inserire nel documento politico del nuovo governo mentre il blocco occidentale di Hariri, ”14 Marzo” (anch’esso nel governo con altri otto ministri), vuole delegare al governo ogni scelta militare e strategica e sopratutto eliminare ogni possibilità di intervento fuori dei confini del paese.

Ma torniano all’attacco israeliano. Secondo alcune fonti è stato colpito un centro nevralgico di smistamento di armi e ci sono stati parecchi morti. Altri dicono che si trattava di un carico in movimento. Hezbollah, però, sottolinea che non ci sono state vittime: “grazie a Dio – scrivono – nessuno è stato ucciso o ferito, l’incursione ha solo comportato alcuni danni materiali”.

Fonti di sicurezza libanesi dicono che l’attacco è avvenuto in territorio siriano e ha colpito due camion che trasportavano missili dalla Siria in Libano e che sarebbero morti quattro membri di Hezbollah.

 

Israeli air strike over Damascus

 

”E’ interessante la concomitanza di eventi – commenta Mario Abu Zeid (nonostante il nome non ha origini italiane), analista del Carnegie Middle East Strategic Studies Center a Beirut, think tank che si avvale di decine di consulenti ed è piazzato in un magnifico palazzo a un passo dalla piazza dei Martiri, dal salotto posh della Beirut restaurata e dal Parlamento – Dopo la distruzione dei depositi di armi chimiche in Siria, è sfumata la possibilità per Hezbollah di armarsi contro Israele. Quindi l’unica soluzione è appropriarsi di missili balistici e sviluppare la tecnologia che i siriani hanno già. Hezbollah sa che se porta questa tecnologia e questi missili dentro il territorio libanese, rischia un conflitto immediato con Israele. Quindi da un lato Hezbollah non vuole aprire un nuovo fronte sulla frontiera meridionale perchè ogni sforzo militare ora è concentrato in Siria. Ma la tempistica e il tipo di attacco ci dà da pensare. Per di più l’attacco non è avvenuto dentro il territorio libanese, come le istituzioni delegate alla sicurezza nazionale hanno detto per giorni, ma in Siria. Insomma c’era un carico su camion che stava trasferendo queste armi dai depositi siriani al confine libanese”.

Così come due fratelli di sangue, Siria e Libano, condividono i loro destini. E l’andamento della guerra siriana è la cartina al tornasole degli equilibri dell’area, infatti riempe le pagine dei giornali libanesi, è tutti i giorni in testa alle notizie delle tv e rimbalza su blog e siti. Secondo l’intelligence libanese, Hezbollah starebbe preparando l’operazione ”Montagne bianche” per sferrare un attacco dal confine orientale e mettere in sicurezza la strada per Damasco, per poi conquistare Yabroud a ottanta chilometri da Damasco. Yabroud è un punto chiave: nei giorni scorsi un attivista del partito islamico sunnita Al-Jamaa Al-Islamiya, che ha ridicolizzato la canzone pro-Assad ”Dichiara vittoria a Yabroud”, facendola diventare ”Scava la tua tomba a Yabroud”, è stato trovato morto nel nord di Beirut.

E vola un po’ di tutto nei cieli, se è vero che i droni di Hezbollah in Siria stanno sorvolando Yabroud, Nabak, Qalamoun e Arsal in Siria e Hamas, il gruppo palestinese, avrebbe fornito degli aerei da ricognizione di fabbricazione iraniana ai gruppi fondamentalisti. ”Questi aerei – scrive il quotidiano libanese Daily Star – sono stati inviati in Libano dalla periferia di Arsal, e ci sono seri timori che potrebbero essere utilizzati per colpire l’esercito libanese o Hezbollah, una volta truccati con gli esplosivi. Uno di questi aerei è stato segretamente trasferito nella zona di Wadi al-Jamous in Akkar per essere truccate da un esperto di esplosivi libico che detiene un passaporto tunisino falso”.

Per altro il governo libanese, preso nella discussione del programma politico, un ginepraio dal quale forse non riusciranno a districarsi, non sta a guardare. Da un lato, grazie a un prestito dell’Arabia Saudita di 3 miliardi di dollari rafforzerà il suo esercito nazionale con nuove armi comprate in Francia come sarà ufficializzato il 3 marzo a Parigi in occasione di un nuovo incontro del Gruppo internazionale di supporto al Libano (ISG, International Support Group Lebanon), nato per aiutare il paese dei cedri nell’emergenza della guerra siriana che ha buttato un milione di profughi in un paese di 4 milioni di abitanti: per immaginare l’emergenza umanitaria, sanitaria, alimentare, basta pensare che un quarto dei profughi, a detta delle Nazioni unite, ha meno di 5 anni.

Intanto il presidente libanese Michel Suleiman e il ministro degli esteri Gebran Bassil (del Movimento libero patriotico all’interno della coalizione “8 Marzo”), chiedono alle Nazioni unite di verificare se il bombardamento viola la risoluzione 1701 del 28 agosto 2006, nata dopo l’occupazione israeliana e relativo ritiro.

Facile immaginare che alla fine verrà comodo a tutti dire che l’attacco aereo è avvenuto in territorio siriano.

 

 

 



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