The second game

La Romania di Ceausescu in una partita.

di Christian Elia

7 marzo 2014 – La neve è fitta, continua a cadere, mentre sul campo da gioco di Bucarest si disegnano linee tracciate dal passaggio del pallone. Le squadre entrano in campo, per l’ennesimo derby. Anzi, le Squadre. Sono Steaua Bucarest e Dinamo Bucarest.

Le eterne rivali, il senso stesso del calcio in Romania. L’arbitro è un signore di mezza età, non proprio in forma. E’ Adrian Porumboiu, padre di Corneliu, il regista di The second game, film documentario che tenta di ricostruire attraverso una chiacchierata padre-figlio le dinamiche della Romania della dittatura di Nicolae Ceausescu. Perché per un arbitro, la partita più importante è un premio. In Romania, in quegli anni, poteva essere un incubo.

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Bucarest, 1985. Il padre parla davanti a un vecchio vhs. Parla del potere, della corruzione, dei giochi interni al partito unico che vedeva nel derby la proiezione del dualismo tra la polizia politica (vicina alla Steaua) e l’esercito (rappresentato dalla Dinamo), per la quale tifava il leader. Parla della paura di sbagliare, di scontentare qualcuno, anche se avrebbero dovuto essere dalla stessa parte.

Ma parla anche delle telecamere che si spingono sulla folla quando in campo scoppiano tafferugli. La trasmissione viene sospesa come la partita, perché la Steaua lascia il campo, convinta che la Dinamo sia stata aiutata. Ma è l’aspetto meno importante.

Ogni singolo momento del match è l’occasione per il padre di raccontare al figlio un mondo che viveva solo l’altro ieri, ma che sembra lontano anni luce, vecchio di un’era geologica, come le magliette di flanella di Hagi e Lupu, Camataru e Mateut, Belodedici e Lacatus. Giocatori mitici, che in quegli anni arrivarono (la Steaua) nel 1986 a battere il grande Barcellona, laureandosi campioni d’Europa.

C’era un inganno però, un velo, come la neve che scende copiosa nel filmato. Quella Romania era in dissolvenza, nel giro di pochi anni tutto sarebbe esploso, con la caduta e l’esecuzione di Ceausescu, travolto dalla caduta del muro di Berlino e di un mondo intero.

Il calcio, ancora una volta, si presta a interpretare passato e presente, uomini e storie. Due generazioni, di fronte a una vecchia partita, si raccontano le vite e i punti di vista di protagonisti, parti di un gioco grande e bello, come la vita.

 

 

 



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