Un tè domenicale alla torre di Pasolini

La torre di Chia dove il regista visse gli ultimi anni della sua vita. Pasolini si batté per il riconoscimento statale della libera Università della Tuscia, per la salvaguardia della regione, miracolosamente scampata alla cementificazione dei decenni del boom economico. Pasolini e il suo poco conosciuto legame con l’Alto Lazio, da dove scrisse alcuni dei suoi scritti più importanti. Il gruppo Roccaltìa Musica Teatro, a cui è stato concesso l’utilizzo della torre di Chia per laboratori e spettacoli teatrali, prova da tempo a recuperare e restituire l’eredità culturale di Pasolini in Tuscia

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/08/IMG_4409.jpg[/author_image] [author_info]di Samuel Bregolin. Diplomato come perito agrario, ha seguito letteratura contemporanea a Bologna. Si occupa di agricoltura biologica, reportage, poesia, giornalismo e viaggio. Ha viaggiato in Francia, Italia, Inghilterra, Spagna, Ex-Jugoslavia, Romania, Bulgaria, Turchia, Tunisia e Marocco. Ama raccogliere e raccontare storie dal basso e dalla strada. Ha collaborato con Il Reporter, Colonnarotta, Lindro e Turisti non a Caso. Collabora con Viaggiare i Balcani, OggiViaggi, Il circolo del Manifesto di Bologna, Articolo3, Il Reportage, Qcode Mag. [/author_info] [/author]

30 marzo 2014 – La prime perlustrazioni di Pier Paolo Pasolini in zona risalgono al 1964, per le riprese di alcune scene de “Il Vangelo Secondo Matteo” ambientate sul Giordano ma girate nei pressi di Chia. Pasolini si innamora della torre medioevale del borgo, ma non riesce ad acquistarla prima dell’autunno del 1970. Anno in cui comincia a vivere tra Roma e la Tuscia «nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri» come lui stesso dichiarò.

L’Alto Lazio è una regione miracolosamente scampata all’industrializzazione di massa e alla cementificazione selvaggia degli anni del boom economico. Con i suoi borghi in peperino giallo, ancora intatti nella loro forma etrusca, costruiti quindi sugli speroni delle forre di tufo, protagonisti del documentario “La forma della città” di Pasolini. Il poeta di Casarsa scriverà da qui molte delle sue Lettere luterane e sopratutto parte del suo ultimo romanzo rimasto incompiuto: “Petrolio”.

Pasolini alla torre di Chia

Pasolini si batté per la conservazione e la salvaguardia della Tuscia. «Quel che va difeso è il territorio nella sua interezza», dichiarò in un’intervista al Messaggero del 1974: «Vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo. Ci sono casali stupendi che dovrebbero essere difesi come una chiesa o come un castello. Ma la gente non vuol saperne: hanno perduto il senso della bellezza e dei valori. Tutto è in balìa della speculazione. Ciò di cui abbiamo bisogno è di una svolta culturale, un lento sviluppo di coscienza. Perciò mi sto dando da fare per l’Università della Tuscia». Che venne riconosciuta statale proprio grazie all’intervento di Pasolini.

La torre medioevale che fu di Pier Paolo oggi spunta solitaria tra i boschi di Chia, appena visibile dalla superstrada che da Orte porta a Viterbo. Una torre che è il simbolo dell’impegno del poeta nella regione, e che per anni rimase chiusa e senza attività, oggi è utilizzata dal gruppo archeologico Roccaltìa Musica Teatro. «Le attività del Tè alla torre e degli spettacoli teatrali sono possibili grazie a Gabriella Chiarcossi, nipote ed erede di Pier Paolo Pasolini», dichiara Paco Milea, attore del gruppo Roccaltìa: «La casetta in legno dove si svolgono oggi gli spettacoli fu la dependance dove Pasolini veniva a ritirarsi per scrivere, leggere o dipingere, forse proprio qui scrisse alcuni capitoli di Petrolio. Durante l’estate, invece, quando il tempo lo permette, gli spettacoli si svolgono nel cortile della torre».

Il Tè alla torre è un’iniziativa che si ripete già da qualche anno, e per partecipare occorre prenotare in anticipo ed avvisare della propria presenza, questo per il limitato numero di posti disponibile. L’ingresso per gli spettacoli teatrali è gratuito, i tè e i dolcetti che anticipano e concludono gli eventi sono a offerta libera. Questo per rispettare la volontà fortemente anticapitalistica di Pasolini.

La torre di Chia nel bosco

«Quando ancora abitavo a Roma venivo spesso qui per leggere», dice Anna Zoppo, vicepresidente del gruppo Roccaltìa: «Prendevo il treno fino ad Orte e poi da Orte l’autobus per Soriano nel Cimino, arrivavo alla torre a piedi. Ovviamente all’epoca era chiusa e io mi sedevo sul muretto esterno per leggere. Poi un giorno ebbi la fortuna di conoscere il guardiano. Fu lui a mettermi in contatto con Gabriella Chiarcossi, attuale proprietaria della torre». Continua Anna: «In quel periodo stavamo organizzando un’esposizione del fotografo Domenico Notarangelo, una serie di scatti fatti sul set durante le riprese de !Il Vangelo secondo Matteo!, che volevamo esporre alla scuola elementare di Chia. Ci venne l’idea di farlo qui e le proposi l’iniziativa, fu il primo evento che organizzammo assieme qui alla torre».

L’appuntamento domenicale del tè alla torre non è l’unica attività che il gruppo Roccaltìa svolge, c’è anche l’estiva passeggiata della luna, un reading teatrale che si svolge tra campagne e siti archeologici della Tuscia, durante una notte di luna piena, su percorsi illuminati da torce e che riscuote sempre un discreto successo di pubblico. Alcune edizioni della passeggiata della luna si svolsero proprio qui, lungo i bastioni della torre di Chia.

Anche il parco letterario Pasolini è uno dei progetti che il gruppo Roccaltìa porta avanti. «Un parco letterario può essere creato ovunque ci siano sufficienti tracce ed opere di un autore legate al territorio», ci spiega Marco Saverio Lo Perfido, uno dei fondatori del gruppo Roccaltìa: «Qui a Chia Pasolini abitò negli ultimi anni della sua vita, c’è quindi la sua dimora privata, scrisse alcune poesie sul borgo, organizzò il concorso Chia nel verde con il sostegno dell’università di agraria di Viterbo per premiare il balcone fiorito più bello, girò alcune scene alle cascate e un documentario a Orte. Ci sono abbastanza elementi per un parco letterario in suo onore, l’obiettivo è il riconoscimento e l’istituzione del parco da parte della Regione Lazio».

Pasolini a Chia

Nonostante Pasolini abbia speso la sua immagine pubblica per sensibilizzare alla salvaguardia di questo territorio, acquistando la torre medioevale, scrivendo alcune sue opere e una poesia su Chia e girando alcune scene dei suoi film, fino a manifestare con gli studenti viterbesi fuori e dentro la sede della regione Lazio per il pubblico riconoscimento della Libera università di Tuscia, la Provincia e la Regione non gli hanno dedicato fino ad oggi nessun grande evento, non una via o una piazza sono intitolati al poeta. Solo un piccolo busto è stato installato nel centro storico di Chia qualche anno fa. Restano le attività che i volontari del gruppo Roccaltìa portano avanti per sensibilizzare la popolazione locale sull’importanza del poeta di Casarsa e del patrimonio naturale, storico e architettonico che questa zona possiede.

Così come il suo ultimo romanzo, l’intera opera di Pier Paolo Pasolini è rimasta come incompleta al momento della sua tragica morte, con passi incompiuti, che spetta a noi compiere oggi.

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