La musica della settimana – 10

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Nell’enorme flusso di informazioni che ci investono ogni giorno, le parole sono importanti, e le notizie pure.
Per fare ordine in questo magma continuo, ogni settimana Q Code Mag selezionerà sette storie per fare un po’ di ordine, per riassumere i momenti che meritano più di altri. Per fare il punto.
E visto che la musica è il veicolo migliore, ognuna di queste sarà accompagnata da una canzone che la rappresenta, che ne descrive l’essenza.
Per fare ordine, per essere ricordata. Per mettere un punto e andare a capo.[/note]
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/12/IMG_1659.jpeg[/author_image] [author_info]a cura di Alessandro Tibaldeschi. Ultra trentenne pentito, giornalista musicale, speaker radiofonico in pensione, dopo una carriera iniziata a diciassette anni e finita per sopraggiunta paternità. Padre di una bellissima bambina e compagno innamorato. Amante del gelato e della birra artigianale, tifoso della Pro Vercelli, si sveglia ogni mattina con qualche canzone strampalata nelle orecchie. Non canta sotto la doccia, ma non si tira indietro su quelle di Peppa Pig e dello Zecchino d’Oro per dovere familiare. QCode gli ha dato l’arduo compito di commentare in musica le notizie della settimana. Riusciranno i nostri eroi?[/author_info] [/author]
dal 15 marzo al 6 aprile 2014
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Bruce Springsteen – The River

Gli annali della musica lo catalogano con un secco “pietra miliare”.

E’ sicuramente uno degli album più ispirati del Boss, e se lo ascoltiamo ad occhi chiusi ci troviamo davanti alla sua America.

Il fiume, poi, come metafora. Una delle più affascinanti. Generoso e spietato, che dà senza chiedere in cambio e prende senza chiedere il permesso.

Ma se il fiume diventa cattivo e basta, allora, Houston, abbiamo un problema.

Voci da un disastro ambientale, di Carlo Ruggiero e Matteo Di Giovanni

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The Chieftains – O’Sullivan’s march

Sono tusci, nient’altro. Come gli irlandesi.

Il giro della Tuscia in 80 giorni, di Samuel Bregolin

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Francesco De Gregori – Due zingari

“Ho sempre corso libero, felice come un cane”

Iran, traffico di esseri umani, di Tiziana Ciavardini

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Pulp Fiction – Ezechiele 25-17

“Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che, nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è, in verità, il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te!”

Il romanzo criminale di Darko Sarić, di Lorenzo Bagnoli

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Carlo Buti – Mille lire al mese

Il tempo passa, ma i sogni restano gli stessi. E noi, gente creativa e che si esalta nelle difficoltà, ci accontentiamo sempre di poco.

Lo diceva anche Tricarico: “Io, voglio una vita tranquilla”.

Peso per lo Stato, di Anna Maria Volpe

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Sergio Endrigo – L’arca di Noè

Ok, questa è una canzone d’amore, che parla di tanto altro. E ok pure che questa è la canzone che fa smettere mia figlia di piangere.

Ma il topos dell’arca e del diluvio universale sono una possibilità sempre più concreta in questo mondo impazzito. Chè se dovessimo andare avanti così ce la dovremmo davvero costruire, quest’arca. E non sarebbe così romantico.

Climate change, una sfida alla sicurezza, di Valeria Barbi

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Litfiba – Proibito

Questo pezzo contiene tutto ciò che rimpiangevano gli Elio e le Storie Tese in “Litfiba tornate insieme”, i graffi della chitarra di Ghigo e gli hua di Pieroah.

Il disco “El diablo” è quello che ha traghettato i due dagli anni Ottanta agli anni Novanta, facendogli abbandonare i suoni new wave (il cui picco massimo è stato 17 Re), per entrare in quello del rock.

Nonostante la sua nuova vita da personaggio televisivo, Pelù resta un battitore libero e, se fosse nato in Turchia, ora starebbe suonando Proibito in piazza.

Erdogan contro tutti, di Christian Elia

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Muddy Waters – Country boy

Muddy Waters, così chiamato per la sua passione per le acque fangose, è considerato uno dei padri del blues.

E’ stato scoperto dalla Chess Records, casa discografica che scoprì personaggiucoli come Etta James o Chuck Berry.

Come tutti i bambini neri degli anni 40, anche Muddy Waters passava le giornate a raccogliere cotone nei campi, e se non fosse stato per Leonard Chess, probabilmente ci sarebbe morto.

Lui ce la fece, ma molti altri, ancora oggi, sono lì, a spezzarsi la schiena e a perdere la vita per pochi centesimi. Anche nel campo dietro casa.

Gli schiavi delle arance, di Lorenzo Bagnoli

Rosarno, tendopoli di sopravviventi, di Antonio Marafioti

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