Live in Budapest

Cronache di una giornata elettorale in Ungheria

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/12/1482358_10201544698914098_328256574_n.jpg[/author_image] [author_info]di Alessandro Grimaldi, da Budapest. Scrivo e mi appassiono qui, a Budapest, perchè da 150 anni è il posto dove in Europa ci si annoia meno. Tiene il blog Live in Budapest [/author_info] [/author]

7 aprile 2014 – Assoluta assenza di silenzio elettorale. quella che con eleganza tutta italica si chiama giornata di riflessione. Ieri comizi finali a Budapest come a Debrecen (Orban) e nel resto del Paese. Giravano coi megafoni a dire ‘vota Antonio’. Domanda all’inviato all’ingresso dei seggi: “Cosa è permesso?”. Risposta: “Praticamente tutto. Solo a 150 metri dai seggi è vietato fare campagna e distribuire volantini e buoni benzina”.

Può voler dire una sola cosa: stando ai sondaggi interni Fidesz è forse non ancora certa di raggiungere i 2/3 del Parlamento come alle scorse elezioni. E Orban dovrebbe ammettere la sconfitta.

10.30. Causa assenza di silenzio elettorale a Baross tèr (la piazza della stazione est) permane la bella tenda del partito di Seress Maria. Seress Maria Szovetsegesei (i confederati di Seress Maria). Buffo vederli e sentire i megafoni. oggi si vota. Il mio giovane amico 18enne Eduardo l’aveva detto. Sandor Bacsi, io voterò Seress Maria (sorriso). E chi è? Una che fa molta pubblicità su internet. “Lo slogan comunque è grandioso. Il partito in sigla fa SMS e lo slogan è “manda un sms in Parlamento”.

Viktor-Orban

15.30 E’ domenica, c’è il sole e gente per le strade del VII e del VI, anzichè starsene a casa a vedere la D’Urso o in campagna dai nonni. Vestiti bene, è domenica è oggi si vota. I figli al seguito in bicicletta con gli occhiali con le montature colorate che son bimbi.

Lunga pausa.

18.30 Mi incammino verso la piazza dove essere oggi, c’è ancora tanta luce, faccio appena in tempo ad annotare “che pazzia votare solo fino alle 19, c’è ancora tanta luce, non voglio mica far votare tutti, so che più è alta l’affluenza alle urne, più favorisco gli altri e allora. Ed è sempre andata così 
stop, per arrivare al korut quando vedo due cordoni bianchi e rossi e due poliziotti giovani giovani…mi avvicino, una lunga fla, vuoi vedere che…. si, è cosi, la fila per l’ingresso ai seggi… arriva fino all’angolo e continua.
 Inizio a contarli 1, 2, 3..facce giovani, coppie, come sempre gli ultimi a votare, 27…28, giro l’angolo. 34…35…36…pazientemente in fila, come sanno essere bravi, 56…57…67…68… e che cazzo era domenica…89…90, … che carina questa…105…106…107. Non resisto e all’ultima dico: “Ma siete in fila per votare?”. Pazzesco, tu sei la 107esima, ma come…che senso civico e che bella la democrazia…
arrivo giusto alle 19 meno 1 (chiusura dei seggi) al quartier generale di Fidesz. Fidesz vincerà e stravincerà e il posto dove stare è questo, per vedere che dirà Orban e che farà la sua gente.

Il quartier generale è nella balena, il grande e bellissimo e inutile centro polifunzionale inaugurato 3-4 mesi fa in riva al Danubio, giusto alle spalle del grande mercato coperto: dentro è tutto blindato, ma un gentile guardiano mi indirizza al maxischermo allestito alle spalle, dietro la coda della balena, ci arrivo costeggiando i politici e portaborse che si affrettano verso il ventre della balena e si fumano una sigaretta: facce giovani, visi tirati, brutte cravatte, adrenalina e testosterone.

Qui si capisce bene perchè Silvio e Vittorio (Orban) non lasceranno mai la politica nemmeno ai servizi sociali in casa propria. 
Il maxischermo, ovviamente sulla TV di Fidesz, Hir TV, non la vedevo da otto anni forse, da quando me la facevo con quelli con cui non me la faccio più…ma l’attesa è lunga, non ci saranno exit poll, costan troppo, e bisogna aspettare le prime proiezioni e poi c’è ancora tanta gente che deve pagare.

Il primo collegamento è da un seggio dell’XI distretto dove 4 anni fa l’ultimo votò dopo la mezzanotte…grandi discorsi sulla legge elettorale, sono buoni perché non hanno introdotto il sistema all’inglese, niente frazioni decimali da contare, chi vince prende tutto…e allora Fidesz prenderebbe il 90 percento.

19.17… ancora grandi code.. il giornalista? Dice “ringraziamo queste persone che vogliono tenere alta la democrazia”, applauso tenue del pubblico, ma poco dopo tolgono l’audio, torna la musica… e poi 6 percento in meno di affluenza alle urne: Orban dirà che questa è democrazia e ‘l’Ungheria è un paese normale in USA le percentuali sono di gran lunga inferiori e Obama non è certo delgittimato..
.calano le ombre della sera, qui dietro il muso della balena, si iniziano a distinguere le sagome degli uomini di Fidesz, del partito di governo: la gente, gli uffici dentro la balena, il maxischermo e il popolo dietro, sembra Orson Welles in Citizen Kane, lui si che aveva capito tutto…

Nella piazzetta inizia intanto ad arrivare pian piano gente, il voto è bello, il panorama col Danubuo stupendo, le panche e gli immancabili stand per birre e salsiscce ci sono. Eccoli i budapestini, e il popolo di Fidesz: lunghe barbe nere, giovani con cappelli alla moda, sportivi con maglioncino allacciato in vita. Vecchi con lunghi capelli bianchi raccolti in un codino e bicicletta rosa con bandiera dell’Ungheria sul sellino e donne in nero, e questo facce tese in cravatta rosa e azzurrina.

Lunghe code ai seggi ma in un’ora e mezza dovrebbero esaurirsi, arrivano le prime dichiarazioni: Jobbik ha già messo in azione gli avocati, accuse di brogli, soprattutto a Gyongyos, lì sui monti Matra, il seggio del loro giovane leader Vona Gabor, accuse di bus di zingari portati al seggio dagli uomini di Fidesz, e poi la sinistra, che ha il proprio quartier generale oggi al centro del quartiere ebraico,  in una zona di divertimenti che era stata chiusa giusto ieri per i lavori nella piazza antistante e simbolicamente violata stamattina da Bajnai, uno dei leader di questa strana coalizione di sinistra partita già sconfitta.

Ormai sono le 20.30: arriva ancora gente, arrivano le zingare che vendono bandiere, accanto a me si siede una coppia di mezza età che è venuta però per godersi il panorama della città illuminata. Fan bene.

Altre dichiarazioni di quel figo di Bajnai alle 21, visibilmente scosso e deluso, più di quanto non dica a voce, parla della bassa affluenza di voto, l’unico dato certo arrivato, una sconfitta per la democrazia e un segno di disaffezione alle urne. Ma qui dallo studio i commenti pro Fidesz ce li aspettiamo, in Occidente le percentuali sono ancora minori, più la democrazia è matura e meno si va a votare, l’Ungheria sta diventando un grande Paese. Ed è anche una tendenza che si consolida, stiamo arrivando in Occidente.

Ecco poi Lendvai Ildiko, cosi suoi capelli rosso fiamma, esponente della sinistra, l’MSZP, lo storico grande partito della sinistra, che difende a spada tratta il segretario Meszterhazi: “Ha lavorato bene, la sconfitta eventuale non sarà colpa sua”, ha dei capelli rossi tremendi, e un “dobbiamo riconoscere con dignità qualunque risultato delle urne”. Già san tutto e sarà una catastrofe.

Mi alzo un attimo anchilosato e mi fregano il posto sui gradini, allora faccio un giro, trovo i bagni chimici, mentre sono all’interno del cubicolo sento un boato, un altro, “Sarà un altro caro politico dell’opposizione apparso sugli schermi”, penso, e invece verso le 22 sono arrivate le prime proiezioni, e non campioni rappresentativi ma proprio numeri, voti, 16-20 percento delle schede già scrutinate.

Come volevasi prevedere è una valanga arancione: il colore di Fidesz, scelto quando questi partiti arancioni erano il simbolo della lotta agli ex comunisti, in Ucraina come in Georgia. Come in uno studiato schema di allenamento, i due giornalisti si rimpallano i dati ogni 4-5 seggi per tenere viva l’attenzione e fanno bene, dappertutto la freccia verso l’alto più alta è quella arancione, dal Balaton ai Carpazi, dalla grande pianura di Szolnok e Kiskunfelegyhaza al Tibisco, un giro dell’Ungheria virtuale tra gli applausi e qualche bottiglia di vino aperta.

Sono finito proprio sotto il maxischermo. Accanto a me un giovane in sedia rotelle e maglietta arancione con una bella ragazza acqua e sapone. “Quanto sono felice, non puoi immaginare”, fa lei. Vorrei essere in sedia a rotelle.

Appare Rogan, il giovane sindaco di Fidesz (ricordiamoci che Fidesz ha anche tutti i sindaci d’Ungheria eletti) della città interna di Pest, soddisfatto e serafico: “Aiuteremo ancora di piu famiglie e bambini, lavoro, pensioni, è un grande risultato”.

Scorrono i risultati: valanga arancione Szombathely, Veszprem, Szekszard, … un piccolo mugugno quando si arriva a Budapest: il quarto distretto Ujpest è rosso, la gente abituata a vincere non accetta la sconfitta… poi anche Csepel è rossa, l’ex grande quartiere operaioa sud della città. Poi riprende la cavalcata.

Studio felice per Gyongyos, dove il fascista Vona Gabor (quindi il grande avversario a destra), perde il suo feudo. Pècs tutta arancione, Mohàcs, ma poi la gioia sono le prime proiezioni dei voti di lista: 47 percento Fidesz, 23 la sinsitra, 21 l’estrema destra, 4,8 i liberali. Sinsitra ai minimi termini, estrema destra altissima, liberali che non riescono a superare lo sbarramento del 5 percento.

Iniziano ad arrivare le prime proiezioni sui seggi: tra uninominale, voti di lista e scorporo. Con la nuova riforma elettorale voluta da Fidesz (a sua immagine e somiglianza o quasi), 106 seggi nel maggioritario e 93 nel proporzionale, chi c’è c’è.

Prime proiezioni con il 93 voti a Fidesz, 11 alla sinistra 3 all’estrema destra.

I dati si attestano. L’Ungheria è in fondo ancora un Paese fortemente diviso, come lo è sempre stato nei secoli, fazioni contro fazioni, città contro campagna. Budapest vede una lotta alla pari (9 seggi a 9) ma l’Ungheria è ancora una volta una bella mappa tutta arancione, con appena una macchiolina rossa in fondo in un seggio dell’area di Szeged che stona parecchio.

Nessuno in piazza nota però quel numerino in fondo a destra della schermata di HirTv, i seggi totali. Ora son 134 Fidesz, vuol dire 67 percento vuol dire ancora maggioranza qualificata, 2/3 del Parlamento per un solo partito, la gioia di ogni capo e anche di Orban.

Ed ecco he qualcosa si muove e la gente che si ammassa sotto quello che solo ora ci appare un piccolo palco. Sale un giovane. Ammicca al pubblico. Giovanissimo, Orban per consolidare il potere ha riempito il partito di giovanissimi, sono i piu motivati, bravi, forti e li puoi sfruttare.

“Abbiamo vinto le elezioni, tra poco salirà sul palco Orban, ha chiamato anche Barroso per congratularsi col vincitore”.
“Chi è questo Barroso che tanto si interessa alla politica ungherese”, fa sarcastico il biker dietro di me. Orban sale un po’ tardi, con tutto lo stato maggiore di Fidesz alle sue spalle.

Un grande condottiero vincitore, ma un professionista, grande oratore, ma comunque col discorso preparato in un fogliettino che spiega senza dare nell’occhio. Fa già un discorso per il futuro. “Elezioni tenute in un paese libero (che bravo! libero per un europeo vuol dire democratico. qui tra i suoi vuol dire autonomo e indipendente dai condizionamenti di regime comunista e internazionali). Poi ripete i suoi concetti fondamentali: lotta al comunismo e difesa degli ungheresi  fuori confine (che hanno ottenuto la doppia cittadinanza e han partecipato quindi al voto, anche se solo per i voti di lista al proporzionale).

Vittoria schiacciante. Abbiamo stabilito un record europeo (gli ungheresi amano i record). Difesa della famiglia, indipendenza nazionale. Vincere. Vuol dire dover lavorare con maggior impegno. Applausi. Dietro Rogan applaude serafico solo con i palmi a cucchiaio ed è quello che la vede piu lunga di tutti. Inno nazionale. tutti i ragazzini per bene innamorati e con i capelli a posto tra cui mi son ritrovato nella folla cantano e sono felici.

Quando ci voltiamo sul maxischermo ecco quasi in contemporanea le dichiarazioni di Bajnai, e poi di Jobbik. Bajnai attacca la legge elettorale nuova, i nuovi colleggi appena designati. E la non indipendenza dei media. Sono tristi. Quelli di Jobbik invece in simmetria perfetta, tutti uguali.

Ma intanto qualcosa è cambiato: il 134 è diventato 133 e 132, il ragazzino accanto a me fa sullo smartphon 1,99 x 0,66 e trova 133. Non basta, o forse si. No. i voti di lista si stan riassestando. la sinistra sale fino al 25,9 percento, l’Lmp (i verdi liberali) prende un paio di decimali, sfodna il 5 percento ed entra in parlamento: 2 seggi.
Budapest è ancora metà e metà, qualche seggio strappato e difeso con i denti.

Il fascino delle lotte uno contro uno nei seggi uninominali, come nel mio seggio con gli attivisti attivi fino all’ultimo. Una cosa che manca in Italia.

Prendo l’ultimo tram. Accanto a me quattro ragazzi per bene con camicie stirate e gonne al ginocchio timbrano quattro biglietti, anche se ci voglion solo 3 fermate e a quest’ora non passerà mai il controllore. Di fronte a me, invece, la ragazza col viso sveglio e una strana maglia a righe bianche e rosa si guarda intorno biglietto in mano e non lo vidima. L’Ungheria è questa.

Arrivo nella piazzetta della sinistra. Clima depresso. Mi guardo intorno, le facce son diverse, la sinstra è ancora la sinistra, nononstante i capi che si ritrova.

E l’Ungheria è sempre l’Ungheria. Nella dichiarazione congiunta il capo della sinsitra dice che non può e non vuole congratularsi con Orban per la vittoria. Vittoria ottenuta con un sistema elettorale mediatico non democratico. Mi sembrano le parole di Orban di quattro anni fa, nel precedente discorso della vittoria.

“Ho vinto, governerò per la mia parte politica, per quelli che mi hanno votato. Chi non mi ha votato non mi voleva e non mi merita”. Quando sentiamo “ho vinto ma sarò il sindaco di tutti”, tiriamo un sospiro di sollievo.

All’una di notte però la situazione è ancora ingarbugliata. Fisesz ha 133 voti, 2/3 raggiunti, ma in un seggio di Budapest, al 96,38 percento di schede scrutinate, il suo candidato è in vantaggio di soli quattro voti su quello della sinistra. Quattro voti! Quattro!!!

Riconteggio automatico e attesa dei voti di chi nel frattempo ha cambiato indirizzo ma non l’ha comunicato. Suspence. I risutati ci saranno solo tra giorni. Giusto il tempo di sistemarli un po’. C’è poi il caso di Miskolc, i tre maggiori partiti (Fidesz, Sinstra, Jobbik) che oscillano sul 30 percento divisi da pochi decimi, ma dovrebbe aver vinto Fidesz (al 60 percento dello spoglio si era 30-30,1/29.9) o qualcosa del genere.

Stravinci con 20 punti percentuale di margine sul secondo partito nel maggioritario e vinci 92 seggi su 103 all’uninominale e stai ancora lì a fremere per il riconteggio dei voti… poi ditemi se la politica non è eccitante in Ungheria.

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